14/02/2023, 12.25
CINA
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Compagnie cinesi a caccia di minerali strategici in Sudamerica e Africa

Soprattutto litio, cobalto e nickel, essenziali nella produzione di batterie per veicoli elettrici. Nuovi mercati di approvvigionamento necessari dopo le limitazioni imposte dagli Usa e dai suoi alleati. Investimenti ostacolati da instabilità politica nei Paesi sudamericani e africani. Risuona il monito di papa Francesco contro lo sfruttamento dell’Africa.

Pechino (AsiaNews) – Le compagnie cinesi sono a caccia di minerali strategici per sostenere il boom nazionale nella produzione di veicoli elettrici e ibridi. Le batterie che alimentano questi mezzi usano metalli come litio, cobalto e nickel, presenti in grandi quantità in Sudamerica e Africa.

La Cina è dipendente dalle importazioni di minerali preziosi: le autorità di Pechino riconoscono che il loro approvvigionamento è una questione di sicurezza nazionale. Le crescenti tensioni geopolitiche con gli Usa obbligano il gigante asiatico a setacciare nuovi mercati. Negli ultimi tempi Washington e i suoi alleati hanno adottato politiche che limitano gli acquisti dall’estero di propri asset minerari: una misura in realtà diretta ai concorrenti cinesi.

Soprattutto, sono le restrizioni imposte dal Canada a società cinesi ad aver danneggiato gli interessi di Pechino. Come sottolinea Caixin, delle 2.400 aziende minerarie che operano al mondo, 1.400 sono sotto controllo dei canadesi.

Il Sudamerica è di grande interesse per la Cina perché in Argentina, Bolivia e Cile si concentra il 53% delle riserve mondiali di litio (circa 98 milioni di tonnellate). I Paesi sudamericani sono aperti agli investimenti cinesi nel settore perché sperano di ottenere capitali e tecnologia per sviluppare le proprie industrie. Instabilità politica, sindacati strutturati, bassa produttività lavorativa e rigide politiche ambientali rendono però difficile investire nella regione.

In Africa si trovano invece due terzi del cobalto mondiale, il 10% del rame ed è partita l’esplorazione delle riserve di litio. I cinesi vi investono da anni, ma il loro interesse nelle miniere del continente è cresciuto molto dalla seconda metà del 2021. Le dinamiche che rendono attraenti i capitali cinesi agli africani sono simili a quelle del Sudamerica, come anche i problemi, soprattutto riguardo i precari equilibri politici negli Stati interessati e la diffusa corruzione.

Lo sfruttamento delle popolazioni locali nell’industria estrattiva non sembra invece rappresentare un problema per le compagnie cinesi (come per multinazionali di altri Paesi). Sul tema risuona ancora il monito di papa Francesco durante il suo recente viaggio nella Repubblica democratica del Congo, in cui ha ricordato alle potenze mondiali che l’Africa non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare.

Nella Repubblica democratica del Congo si estrae il 70% del cobalto mondiale: l’80% della produzione finisce in Cina. Delle 19 industrie del settore nel Paese, 15 sono possedute in tutto o in parte da società cinesi.

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