04/03/2022, 12.45
GIAPPONE
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Con la guerra in Ucraina Abe riapre alle testate nucleari a Tokyo

di Guido Alberto Casanova

L'ex premier giapponese in un dibattito tv ha sostenuto che alla luce della situazione globale occorrerebbe un accordo con gli Stati Uniti sulla condivisione delle armi atomiche. Contrario l'attuale primo ministro Fumio Kishida, ma è scontro all'interno del partito a cui entrambi appartengono. La protesta degli hibakusha, i sopravvissuti alle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki.

Tokyo (AsiaNews) - In Giappone si infiamma il dibattito sul possesso degli armamenti nucleari. Lo scorso fine settimana, l’ex primo ministro Shinzo Abe era stato invitato in un programma televisivo per parlare del panorama internazionale e delle minacce per la sicurezza del Giappone alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina. L’ex primo ministro, osservando che dopo la caduta dell’Unione Sovietica Kiev aveva deciso di rinunciare al proprio arsenale nucleare, ha lasciato intendere che se ciò non fosse avvenuto probabilmente oggi l’Ucraina non avrebbe dovuto fronteggiare l’aggressione di Mosca.

Traendo il parallelo, quindi, Abe ha suggerito che Tokyo dovrebbe interrogarsi sull’opportunità di raggiungere un accordo con gli Stati Uniti per la condivisione dei suoi armamenti nucleari. “Bisogna capire come viene mantenuta la sicurezza globale. Non dovremmo imporre tabù al dibattito sulle circostanze con cui dobbiamo avere a che fare”, ha detto l’ex premier facendo implicito riferimento alle sfide poste dalla crescente assertività cinese e dal programma nucleare della Corea del Nord.

La proposta è stata subito bocciata dall’attuale premier Fumio Kishida, che ha dichiarato inaccettabile l’ipotesi suggerita perché contraddirebbe i tre principi anti-nucleari che fin dagli anni ’60 hanno guidato la politica estera giapponese: no alla produzione, no al possesso e no all’introduzione sul proprio territorio di armi nucleari.

Nonostante la chiusura netta di Kishida, però, il dibattito politico non si è fermato. Abe ha lasciato la carica di premier nel 2020 ma rimane una voce ancora molto ascoltata all’interno del Partito Liberaldemocratico (LDP), dal momento che ne guida la fazione più numerosa. In particolare, Abe guida l’ala destra del partito, quella tendenzialmente più nazionalista dove i falchi della difesa sono di casa.

L’influenza sul dibattito pubblico di cui gode ancora Abe è ben resa dal turbinio politico seguito alle sue dichiarazioni. Matsui Ichiro, a capo del partito di opposizione Nippon Ishin no Kai, ha fatto eco ad Abe sostenendo che Tokyo non può condurre la propria politica secondo i principi di un’era passata e annunciando di voler pubblicare delle proprie proposte. Tamaki Yuichiro, che è a capo del DPP, ha messo in dubbio che una deterrenza nucleare efficace possa funzionare con un’interpretazione troppo rigida dei tre principi non-nucleari. Dell’opposta opinione è invece il Partito Comunista, che ha condannato la posizione dell’ex premier: “i tre principi anti-nucleari non sono solo una politica ma anche una causa nazionale”. Più cauto invece è stato il CDP, il primo partito di opposizione, che ha criticato più che altro la convenienza di aprire un dibattito sul tema di punto in bianco. Komeito, l’unico alleato di governo dell’LDP, ha dichiarato che è essenziale continuare a aderire ai tre principi.

Davanti alla rabbia dei sopravvissuti alle bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki, gli hibakusha, alcuni però hanno compiuto un passo indietro. Le organizzazioni delle vittime hanno convocato il 2 marzo una conferenza per condannare pubblicamente la proposta di portare le armi nucleari in Giappone. “Alle persone che non hanno vissuto la guerra dobbiamo far capire ad ogni costo quale sia la realtà delle armi nucleari”, ha detto un rappresentante degli hibakusha. Il giorno successivo, Nippon Ishin ha infatti rimosso dalle proprie proposte quella di rivedere i tre principi anti-nucleari.

Abe tuttavia continua a non demordere. Ieri, in una riunione della propria fazione, ha reiterato la sua posizione, che rimane condivisa all’interno della destra. Nonostante il governo a guida LDP si sia espresso contrariamente, la battaglia decisiva rimane comunque quella per l’opinione all’interno del partito a cui sia Kishida che Abe appartengono.

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