04/07/2018, 12.29
INDIA
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Contro i linciaggi sommari, l’India chiede a WhatsApp di bloccare le fake news

Il Ministero dell’informatica lamenta un atteggiamento lassista da parte di chi controlla i messaggi scambiati sulla piattaforma. Nelle ultime settimane sono state uccise 25 persone accusate di rapimento di bambini. Giornalista investigativo: “Gli omicidi sono legati all’impennata del sentimento nazionalista”.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Dopo diversi linciaggi pubblici di persone innocenti scatenati dalla diffusione di fake news, il Ministero indiano dell’informatica ha chiesto a WhatsApp di porre sotto stretto controllo la diffusione delle notizie false. La dichiarazione arriva dopo numerosi incidenti avvenuti in tutto il Paese che hanno provocato la morte di 25 persone accusate senza alcuna prova di rapimento di minori, furto e abusi sessuali.

Intanto ieri sono finite in manette 23 persone implicate nel più recente caso di linciaggio: quello di cinque uomini appartenenti a una comunità nomade nello Stato occidentale del Maharashtra. In precedenza altre 65 persone erano state arrestate con accuse a vario titolo per aver ucciso due turisti in Assam.

In una nota diffusa il 2 luglio, il dipartimento esprime la “profonda disapprovazione” da parte del governo di Delhi per il modo in cui gli amministratori della famosa piattaforma di messaggistica online hanno gestito la diffusione di “messaggi irresponsabili e pericolosi”. Pertanto “senza mezzi termini il governo comunica che WhatsApp deve adottare azioni immediate per porre fine a tale minaccia”.

In India l’applicazione per smartphone conta almeno 200 milioni di utenti. Di recente è finita sotto l’occhio del ciclone per la circolazione di falsi video e messaggi di presunti rapitori di bambini che agiscono in pieno giorno. In realtà in alcuni episodi è stato rivelato che i filmati risalivano al almeno un anno fa e facevano parte di una campagna di sensibilizzazione organizzata da un’associazione di Karachi (Pakistan) che combatte proprio il traffico di minori.

Dopo la dichiarazione delle autorità indiane, a stretto giro è arrivata anche la risposta dei gestori di WhatsApp, di proprietà di Facebook. In essa si chiarisce: “Non vogliamo che la piattaforma venga usata per diffondere disinformazione. La circolazione di messaggi falsi è una delle sfide che devono affrontare sia la società che le aziende”. Al contrario, i vertici di Facebook non hanno voluto commentare la nota governativa.

Gli inquirenti lamentano che dopo che una notizia falsa viene fatta circolare sui social, è difficile frenarne la propagazione. Secondo Mohammad Ali, giornalista investigativo che sta seguendo i casi di linciaggio in India, il problema non sarebbe solo la mancanza di educazione digitale da parte degli utenti. Nel Paese le violenze hanno colpito soprattutto persone straniere, sconosciute alla popolazione locale, o che non parlano il dialetto regionale. Per questo – è la sua opinione – gli omicidi sarebbero legati all’impennata del sentimento nazionalista. “L’idea – afferma – è quella di colpire tutti coloro che sembrano diversi. Questo fa parte di un discorso di nazionalismo e polarizzazione estrema che distrugge chiunque venga visto come ‘l’altro’”.

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