19/03/2020, 12.01
LIBANO
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Coronavirus, la Chiesa maronita offre due alloggi per la degenza dei malati

di Fady Noun

Si moltiplicano i gesti di solidarietà verso le vittime di Covid-19. Anche i cattolici aderiscono offrendo una residenza a Jbeil e un hotel ad Harissa per persone in quarantena. I degenti potranno assistere alla messa in televisione e ricevere la comunione. Una delle strutture è collegata al santuario di Nostra Signora del Libano. 

Beirut (AsiaNews) - I segnali spontanei di solidarietà con le vittime potenziali dell’epidemia di coronavirus si moltiplicano, in risposta a un appello del ministero della Sanità che ha formato il 17 marzo scorso un comitato allo scopo. A dare l’esempio, stavolta, è stata la Chiesa maronita che ha messo a disposizione del ministero della Sanità due suoi edifici: una residenza a Jbeil e un hotel ad Harissa (Kesrouan), a favore di persone messe in quarantena dopo essere state contaminate e incapaci di poter garantire l’isolamento nella loro casa. E l’accoglienza all’interno sarà cortese. 

La diocesi maronita di Jbeil ha dato il “la” a queste misure. Del resto, il suo vescovo mons. Michel Aoun - come ha precisato egli stesso - ha concesso ai malati di Covid-19 costretti alla misura di quarantena la residenza estiva del vescovado a Lehfed. Un medico, il dr. Assaad Ghanem, è incaricato del progetto. Tuttavia, l’edificio è ancora in fase di allestimento e non sarà pronto prima di alcune settimane. Fra le necessità più urgenti i letti, che risultano tuttora mancanti.

Dal canto suo, p. Fadi Tabet della Congregazione dei missionari libanesi (Oml, i Kreimisti), nominato da poco rettore del santuario di Nostra Signora del Libano, ad Harissa, ha annunciato lo scorso 17 marzo in accordo con la municipalità e i dirigenti della regione, di mettere a disposizione delle autorità sanitarie la casa di accoglienza a Bethania. Si tratta della residenza alberghiera riservata di solito ai pellegrini, anche in questo caso viene riconvertita per ospitare le persone colpite da Covid-19 poste sotto quarantena. 

Slancio e organizzazione

Tuttavia, questo slancio di generosità da solo non basta. Gli edifici devono essere equipaggiati e al loro interno devono operare delle equipe ben formate. P. Khalil Alwan, ex rettore del santuario di Harissa e segretario generale dell’Assemblea dei patriarchi e dei vescovi cattolici del Libano, precisa che “il progetto ha sollevato entusiasmo nei circoli di Kesrouan e che in seguito a una chiamata 29 volontari hanno già offerto i loro servizi per questo progetto”.

I promotori hanno messo a disposizione dei candidati un numero di telefono (09/261331). P. Alwan aggiunge che “due società hanno già offerto la loro assistenza, una per la disinfestazione dei luoghi, l’altra per assicurare i prodotti di pulizia”. “Un agricoltore della regione - aggiunge ridendo - ha anche proposto alcune casse di mele”. Il costo complessivo del progetto sarà oggetto di una stima del ministero della Sanità, ma il finanziamento resta aleatorio. 

“L’Oml - sottolinea p. Alwan - vi metterà personale proprio e, si spera, anche delle figure di primaria importanza ed elementi del ministero della Sanità”. I volontari che saranno scelti per l’incarico saranno formati sotto la supervisione del ministero della Sanità, che ha affidato questo incarico a Nathalie Richa, presidentessa del sindacato degli infermieri e delle infermiere. Al bisogno verrà poi richiesta la collaborazione della Croce rossa libanese (Crl) “che è molto presente sul terreno” e quella del sindacato degli assistenti sociali. Sarà il ministero della Sanità, assicura p. Alwan, a dare il via libera finale al progetto, dopo l’approvazione delle misure di profilassi adottate e l’assicurazione che questo hotel di 50 camere non costituirà una nuova fonte di infezione. 

Al momento è in fase di elaborazione un regolamento per disciplinare i rapporti fra la casa di accoglienza e i suoi futuri ospiti, che dovranno chiarire anche diritti e doveri di ciascuna parte coinvolta. Le persone costrette all’isolamento potranno beneficiare di una messa quotidiana trasmessa in televisione e potranno ricevere individualmente la comunione. Essi mangeranno all’interno delle loro camere, ma non potranno ricevere i parenti. Questi ultimi dovranno, da parte loro, prendersi carico della pulizia della biancheria dei congiunti in quarantena, ai quali verranno proposti abiti adatti alla loro condizione. 

Uno degli aspetti di maggiore pregio della casa di accoglienza di Bethania è che essa si trova collegata al santuario di Nostra Signora del Libano e che dalla fila di finestre poste a occidente è possibile scorgere la gigantesca statua della Vergine. Fondato all’inizio del XXmo secolo in onore al dogma dell’Immacolata Concezione, il santuario - proprietà comune di Bkerké e della nunziatura apostolica - è stato fin dall’inizio affidato alla cura dei Missionari libanesi.

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