04/07/2022, 12.00
CINA
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Crisi economica: Pechino rischia di perdere miliardi di dollari prestati ai Paesi poveri

Entro fine anno le nazioni in via di sviluppo devono ripagare debiti esteri per 35 miliardi di dollari: il 40% è dovuto alla Cina. Difficile il dialogo tra cinesi, Banca mondiale e Fondo monetario su cancellazione o ristrutturazione del debito. Pechino rischia di perdere la faccia (o di mettere in crisi le proprie banche statali).

Pechino (AsiaNews) – Con la crisi economica che si profila a livello mondiale la Cina rischia di perdere miliardi di dollari prestati ai Paesi poveri, alle prese con gli effetti della pandemia da Covid-19 e della guerra russa all’Ucraina. Secondo dati della Banca mondiale, dei 35 miliardi di dollari di debiti che le nazioni in via di sviluppo devono ripagare entro fine anno, il 40% è dovuto alla Cina.

 

Pechino è il primo prestatore mondiale. Gli Usa e i suoi alleati sostengono che i prestiti cinesi sono in realtà “trappole del debito” per i Stati più vulnerabili. È un dato di fatto che molti prestiti stanziati da creditori statali cinesi hanno ricevuto garanzie “collaterali” dai governi clienti.

Diversi studi hanno dimostrato l’opacità degli schemi finanziari cinesi: non si sa quasi nulla sulle reali condizioni per la concessione dei prestiti e sui modi in cui vengono affrontati problemi di rimborso. Ricercatori hanno scoperto che per concedere il prestito, le banche statali cinesi impongono ai Paesi clienti di dare priorità al pagamento dei debiti contratti con esse.

Poi è sconosciuto il reale ammontare delle somme prestate. Nel settembre scorso, AidData ha rivelato che al debito “ufficiale” dei Paesi poveri verso la Cina va poi aggiunta una quota “nascosta”, non dichiarata dai governi interessati – e da Pechino – al sistema di controllo del debito della Banca mondiale: in totale si aggira sui 350 miliardi di dollari. 

Come le altre maggiori economie mondiali, Pechino è sotto pressione per cancellare o ristrutturare il debito dei Paesi indigenti, il 60% dei quali ha problemi debitori, secondo stime del Fondo monetario internazionale. Analisti osservano però che su questo tema ci sono problemi nel dialogo tra il governo cinese, la Banca mondiale e il Fondo monetario.

Il caso più eclatante di default sul proprio debito estero è in questo momento quello dello Sri Lanka. Colombo ha ammassato debiti verso istituti stranieri per 38,6 miliardi dollari, il 47% del Pil nazionale; circa il 10% è in quota cinese. A inizio anno i srilankesi non hanno rimborsato un debito in scadenza di 7 miliardi di dollari. Dopo che in aprile il governo di Gotabaya Rajapaksa non ha trovato un accordo con la Cina sulla cancellazione o ristrutturazione del debito, Colombo ha sospeso i pagamenti ad alcuni dei suoi creditori esteri in attesa di una revisione dei termini.

Minxin Pei, esperto di affari cinesi del Claremont McKenna College negli Usa, fa notare che la Cina si trova ora di fronte a un dilemma: se preme nei confronti di debitori in difficoltà come lo Sri Lanka, non otterrà in dietro quanto prestato e allo stesso tempo distruggerà la propria reputazione internazionale; se cancellerà il debito, invece, metterà in crisi le sue banche statali, costringendo il governo a coprire le perdite.

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