19/08/2010, 00.00
SRI LANKA
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Cristiani, buddisti, società civile contro le condanne al gen. Fonseka

di Melani Manel Perera
La corte marziale lo riconosce colpevole di ammutinamento, di impegno politico mentre era ancora militare e chiede che Fonseka sia privato dei gradi, degli onori e della pensione. Il presidente Rajapaksa, invece di mostrare clemenza, ha accettato le loro raccomandazioni. Una decisione contraria alla tradizione buddista. Varie personalità mettono in luce la mancanza di obbiettività nei giudici; l’aspetto di “vendetta personale” del caso; il soffocamento della democrazia. Rajapaksa non potrebbe essere “re” adesso senza la vittoria di Fonseka sul campo di battaglia.
Colombo (AsiaNews) – “Vergogna! Vergogna!” e “Perdonate l’eroe di guerra!”: così membri dell’opposizione hanno gridato alla sessione speciale del parlamento ieri, criticando il processo della corte marziale contro il gen. Sarath Fonseka e le accuse rese pubbliche dalla corte. Ma il grido e la vergogna è comune a molti leader religiosi e a personalità della società civile.
 
Lo scorso 13 agosto, un tribunale militare ha ritenuto colpevoli Fonseka e il suo assistente, il cap. Senaka Haripriya di ammutinamento e di protezione di disertori, essendosi ingaggiati nel fare politica mentre erano sotto le armi.
 
L’accusa della corte marziale non sorprende nessuno perché l’opinione della maggioranza è che questo processo è un processo “politico” voluto dal presidente Mahinda Rajapaksa per eliminare un pericoloso concorrente alla massima carica dello Stato. Fonseka è stato l’eroe che ha combattuto e vinto le Tigri Tamil e si era candidato alle scorse elezioni presidenziali, ma proprio a risultati ottenuti, promettendo di dare battaglia alle manipolazioni del voto, è stato arrestato con una valanga di accuse.
 
La Commissione per i diritti umani in Asia (Asian Human Rights Commission) ha dichiarato che il processo non è stato onesto. Il tribunale non ha dato tempo ai difensori di prepararsi ed essere presenti a tutte le sessioni; i giudici, inoltre, erano militari che un tempo erano sottomessi a Fonseka, e che da lui erano stati puniti, lasciando spazio a dubbi sulla loro obbiettività.
 
Il dott. Jehan Perera, cristiano, attivista per i diritti umani ha messo in luce “l’ironia” presente in questo processo: proprio mentre il governo lancia la “Commissione sulle lezioni imparate e la riconciliazione”, per unire il Paese dopo quasi 30 anni di guerra, porta alla ribalta un processo che non riconcilia e non unisce. Anzi: la corte marziale ha raccomandato che Fonseka sia privato dei gradi, degli onori e della pensione e il presidente Rajapaksa, invece di mostrare clemenza, ha accettato tutte le raccomandazioni.
 
“Il tribunale militare – ha detto Perera – ha lasciato l’ultima parola al presidente, dando a lui un’opportunità di essere magnanimo. Il governante pieno di benevolenza è un ideale della storiografia buddista ed è cara alla mentalità srilankese. Ma questa opportunità non è stata afferrata”.  “Questo caso – ha aggiunto – è stato politico dall’inizio alla fine e senza dubbio continua ad essere dominato dalla politica”.
 
Anche due dignitari buddisti di Malwathu e Asgiri, Thibbatuwawe Srisumangala e Udugama Sribuddhirakkitha Mahanayakes, hanno espresso la loro insoddisfazione sull’atteggiamento poco compassionevole del presidente verso il gen. Fonseka. “Qualunque sia l’accusa contro di lui – hanno detto – come apprezzamento per il suo grande impegno, il presidente avrebbe dovuto offrirgli il perdono… Approvando il giudizio della corte, il presidente ha compiuto un atto ingiusto”.
 
P. Terence Fernando, coordinatore della commissione per i diritti umani nel’arcidiocesi di Colombo, ha dichiarato ad AsiaNews: “Noi condanniamo questo giudizio ridicolo… Questo è un giudizio preso per una vendetta personale. È molto ingiusto”.
 
Anche Brito Fernando, della Platform for Freedom, ritiene che questo processo è una “vendetta personale” anche se, aggiunge, “il governo può avere qualche ragione per giustificare il verdetto sul gen. Fonseka”.
 
Per Brito, è importante che alzino la voce tutti coloro che hanno a cuore il rispetto per la democrazia e condannino il verdetto.
Persone comuni, parlando con AsiaNews, hanno anch’esse rifiutato la condotta del presidente. “Egli non avrebbe mai potuto diventare ‘re’ senza l’impegno del gen. Fonseka sul campo di battaglia…. Solo quest’ultimo ha portato la battaglia fino alla vittoria. Non possiamo essere d’accordo sul modo in cui il presidente sta trattando il gen. Fonseka ora”.
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