10/03/2023, 12.39
IRAQ - VATICANO
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Da Najaf a Qom, papa Francesco rilancia il dialogo con l’islam sciita

Oggi il pontefice ha ricevuto il rettore della prestigiosa università iraniana per le Religioni. In Iraq si chiude oggi una tre giorni di incontro e confronto promossa dalla Comunità di Sant’Egidio insieme all’Istituto Al-Khoei. Patriarca caldeo: di fronte alle sfide globali “centri di convivenza” per promuovere fraternità, confronto, collaborazione.

Baghdad (AsiaNews) - Un messaggio del papa ad al-Sistani, un forum interreligioso che si snoda fra Najaf a Baghdad e la visita del rettore della prestigiosa università di Qom (Iran), l’ayatollah Seyed Abu al Hassan Navab in Vaticano e l’incontro oggi con il pontefice. Il seme del dialogo fra cattolici e sciiti, a due anni dallo storico viaggio apostolico di Francesco in Iraq, prosegue e si rafforza nel nome di Maria; una figura venerata da cristiani e musulmani per “la forza dell’amore, la libertà di cuore, la pace della coscienza” come ha sottolineato di recente lo stesso patriarca caldeo. 

In questi giorni in Iraq si sta svolgendo il convegno internazionale “Cattolici e sciiti davanti al futuro. A due anni dalla visita di papa Francesco in Iraq”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio insieme all’Istituto Al-Khoei. Una occasione di incontro e confronto, utile per ripercorre il cammino compiuto sinora e lanciare nuove iniziative per il futuro. Perché, come ha sottolineato il card. Miguel Angel Ayuso Guixot, prefetto del dicastero per il Dialogo interreligioso, parlarsi fra religioni “non è segno di debolezza, ma una manifestazione del dialogo di Dio con l’umanità” e la fraternità “una sfida”. 

Il porporato ha consegnato un messaggio personale del papa ad al-Sistani, a due anni dallo storico incontro in occasione del viaggio apostolico in Iraq. Durante la prima giornata del convegno, tenuta proprio a Najaf, una personalità dell’Alto seminario sciita locale ha ricordato che l’obiettivo non è “unire le religioni in una sola”, ma di “lavorare assieme per il bene” comune. Nel suo intervento Shahid al-Baghdadi, esponente di primo piano del Santuario dell’Imam Alì, ha aggiunto che l’incontro è parte di “un progetto più vasto” col quale sapienti e saggi islamo-cristiani “possono costruire un pensiero di fraternità”. Il segretario generale di al-Khoei Jawad al-Khoei ha quindi approfondito il tema degli “aspetti comuni nei valori etici e nel rispetto reciproco” fra le religioni. 

Fra i relatori dell’incontro a Najaf dell’8 marzo il patriarca di Baghdad dei caldei, il card. Louis Raphael Sako, che ha ricordato la “dimensione umana e spirituale” della fraternità che è orientata a “vivere insieme in pace”, lontano da “inimicizia, violenza e paura”. Dio, ha sottolineato il porporato, giudica “sull’amore” e non “secondo le religioni” perché “tutti gli uomini sono suoi figli e fratelli gli uni per gli altri”, una regola “della fraternità universale”. Il card. Sako ha rammentato le parole di benvenuto di al-Sistani al papa: “Noi siamo parte di voi, e voi siete parti di noi”. Una frase, avverte, che è “veramente una fatwa, una sentenza giuridica, che deve essere rispettata”. 

Per il primate caldeo è poi necessario “riconsiderare e riformare alcuni vecchi concetti e leggi” per mettere da parte “interpretazioni estremiste e danne”. Egli cita come esempio “i crimini contro l’umanità di al-Qaeda e dell’Isis” come risultato “dell’accusa ai non musulmani di blasfemia e di politeismo. Questo è un grande peccato per il quale Dio li giudicherà” così come “l’islamizzazione dei minori cristiani quando uno dei due genitori è musulmano”. “Infine - ha concluso il porporato - credo che il ‘sogno di Dio’ sia che tutti gli esseri umani vivano come fratelli e sorelle in grande gioia e felicità, questo dovrebbe essere il sogno delle religioni e il sogno della gente comune” e tutti dovrebbero concorrere a “realizzarlo”. 

L’evento si è chiuso oggi a Baghdad, con una ulteriore sessione di discussione, conclusa dal patriarca Sako che ha elencato le sfide globali: dalla guerra russa in Ucraina alla “irrisolta” questione palestinese, dalle sfide climatiche e ambientali all’estremismo religioso e al terrorismo, passando per il processo progressivo di “secolarizzazione dell’Occidente”. Di fronte a queste sfide, il porporato ha concluso proponendo “la creazione di centri di convivenza che promuovano lo spirito di amore e di cooperazione fra cittadini, sul piano etico e religioso, al fine di preservare l’unità della società stessa”. 

Ieri, infine, l’ayatollah Abulhassan Navab rettore dell’università per le Religioni e le confessioni religiose di Qom (ricevuto oggi in udienza dal papa) ha visitato la Pontificia accademia mariana internationalis (Pami) a Roma. Nel suo intervento, il leader sciita ha parlato dei due “eserciti invisibili” che seminano guerra e violenza, che sono l’ignoranza e la paura. In occasione della visita l’ateneo di Qom e la Pami intendono sottoscrivere un accordo di collaborazione per diffondere la cultura della pace e del dialogo interreligioso attraverso progetti da estendere a scuole e università di diverse nazioni, per eliminare barriere, ostilità e pregiudizi.

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