12/08/2014, 00.00
COREA - VATICANO
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Daejeon e Seoul si preparano ad accogliere il papa e i giovani dell'Asia

di Vincenzo Faccioli Pintozzi
Più di 6mila ragazzi da tutto il continente sono riuniti a Daejeon per l'evento, che inizia domani con una messa solenne presieduta dal vescovo mons. Lazzaro You Heung-sik. Fra loro anche un giovane rifugiato dalla Corea del Nord, che ad AsiaNews dice: "Non sono cristiano, ma mia nonna una volta mi ha parlato della figura del Papa e da quando sono fuggito al Sud ho potuto capire meglio il suo ruolo. So del bene che fa al mondo e voglio essere fra coloro che lo saluteranno nella sua visita".

Daejeon (AsiaNews) - Prima di essere coreani, cinesi o asiatici "i giovani che vengono a Daejeon sono fratelli fra di loro e figli di Dio. Non importano la nazionalità, il grado di studio o le differenze politiche: tutti insieme dobbiamo seminare sempre e dovunque l'amore, affinché ci sia amore fra noi. Se c'è amore fra di noi, allora possiamo fare tutto. Senza, non possiamo fare nulla". Con queste parole il vescovo della metropoli sudcoreana, mons. Lazzaro You Heung-sik, commenta ad AsiaNews la Giornata asiatica della Gioventù, che si apre domani con una messa solenne da lui presieduta in attesa della visita di papa Francesco. I giovani presenti all'evento saranno circa 6mila, di cui 2mila provenienti da altri Paesi asiatici.

Tra questi anche un ragazzo nordcoreano, rifugiato al Sud da qualche anno, che studia inglese e computer all'interno dei programmi gestiti dalla Chiesa a favore dell'integrazione degli esuli nella società: "Io non sono cristiano, almeno non ancora - dice ad AsiaNews - ma una volta ho sentito parlare del Papa da mia nonna, morta in Corea del Nord. E da quando sono qui ho avuto modo di capire meglio il ruolo di questo personaggio e il bene che fa al mondo intero. Sono giovane e sono asiatico, voglio andare a salutarlo quando verrò in Corea e voglio vivere la Giornata con altri ragazzi come me".

Il tema di domani è "Venite e vedete": la messa si terrà nel santuario di Solmoe, luogo di nascita del primo sacerdote coreano Andrea Kim Taegon, canonizzato da Giovanni Paolo II insieme ad altri 102 martiri nel 1984. Nei giorni successivi, la diocesi ha preparato una serie di argomenti che verranno commentati dai giovani e dai sacerdoti presenti attraverso testimonianze, rappresentazioni teatrali, spettacoli di danza e di musica (molto attesa la "performance" degli indonesiani). Il martirio e il "risveglio" attraverso il messaggio di Cristo sono il cuore dell'evento, che si chiuderà domenica 17 agosto con l'invito ad andare per il mondo e annunciare il Vangelo.

I giovani, dice un sacerdote locale, sono "ovviamente elettrizzati dalla messa dell'Assunzione del 15, che sarà celebrata dal Papa. Ma aspettano anche con tanta gioia l'incontro con i loro coetanei da tutta l'Asia e la possibilità di condividere con loro la gioia e la difficoltà di essere cristiani nel mondo di oggi".

Anche la capitale si prepara per l'arrivo del Papa: le strade della zona centrale sono piene di manifesti con il volto di Francesco e la scritta "Seoul dà il benvenuto al Papa". Accanto, immancabile, la bandiera nazionale. E la cura con cui il governo sta preparando l'arrivo di questo ospite speciale conferma la volontà che tutto vada per il meglio: la sicurezza nell'area dove sorge la Conferenza episcopale coreana - edificio dove il Papa incontrerà i vescovi nel pomeriggio del 14 agosto - si è moltiplicata, e il rombo degli elicotteri che la sorvolano fa da colonna sonora al normale svolgimento della vita.

Allo stesso modo, la polizia che controlla la piazza Gwanghwamun sembra essere una scenografia stabile. Nel "cuore" di Seoul verranno beatificati da Francesco i 123 martiri coreani, ma nella stessa area un nutrito gruppo di persone chiede al governo "verità e giustizia" dopo l'affondamento del traghetto Sewol, che lo scorso 16 aprile ha ucciso più di 300 persone e sul quale ancora non si conoscono i particolari.

Fra le persone ferme in un perenne sit-in vi sono sacerdoti e suore, impegnati in una "catena del rosario"; monaci buddisti che recitano i sutra; parenti e genitori delle vittime, che a volte prendono in mano un microfono e parlano del loro dramma. Il governo ha chiesto al gruppo di sposarsi entro domani sera, per preparare la piazza; loro hanno chiesto, con una lettera al Papa, di poter rimanere dove sono.

Nel frattempo, ieri la televisione nazionale coreana ha trasmesso un videomessaggio di Francesco al popolo coreano: "Cari fratelli e sorelle! Tra pochi giorni, con l'aiuto di Dio, sarò in mezzo a voi, in Corea. Vi ringrazio fin da ora per la vostra accoglienza e vi invito a pregare insieme con me, affinché questo viaggio apostolico porti buoni frutti per la Chiesa e per la società coreana".

Parlando rivolto alle telecamere, in un video che ha continuato a essere trasmesso sugli schermi pubblici di Seoul, Francesco ha detto: "«Alzati, risplendi!» (Is 60,1): con queste parole, che il profeta rivolse a Gerusalemme, io mi rivolgo a voi. È il Signore che vi invita ad accogliere la sua luce, accoglierla nel cuore per rifletterla in una vita piena di fede, di speranza e di amore, piena della gioia del Vangelo. Come sapete, vengo in occasione della Sesta Giornata Asiatica della Gioventù. Ai giovani in particolare porterò l'appello del Signore: «Gioventù dell'Asia, alzati! La gloria dei martiri brilla sopra di te». La luce di Cristo risorto brilla come in uno specchio nella testimonianza di Paul Yun Ji-chung e di 123 compagni, tutti martiri della fede, che proclamerò beati il prossimo 16 agosto a Seoul".

I giovani, aggiunge il pontefice, "sono portatori di speranza e di energie per il futuro; ma sono anche vittime della crisi morale e spirituale del nostro tempo. Per questo vorrei annunciare a loro e a tutti l'unico nome nel quale possiamo essere salvati: Gesù, il Signore. Cari fratelli e sorelle coreani, la fede in Cristo ha messo radici profonde nella vostra terra e ha portato frutti abbondanti. Gli anziani sono i custodi di questa eredità: senza di loro i giovani sarebbero privi di memoria. L'incontro tra gli anziani e i giovani è garanzia del cammino del popolo. E la Chiesa è la grande famiglia in cui tutti siamo fratelli in Cristo. Nel suo nome vengo a voi, nella gioia di condividere con voi il Vangelo dell'amore e della speranza. Il Signore vi benedica e la Vergine Madre vi protegga".

Il vescovo You è in sintonia con il Papa e con la sua visione della gioventù: "La sfida più grande per la nostra Chiesa è rappresentata dall'ateismo pratico di una società basata sulla competizione e sul successo,  che insegna a pensare solo ai soldi e al lavoro. Al punto che molti giovani sembrano non avere più tempo per la fede. Dobbiamo dare nuovo impulso alla pastorale giovanile e alla testimonianza della carità, la strada giusta per avvicinare le giovani generazioni".

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