Dili chiude le porte all'opposizione birmana (per l’ingresso nell’ASEAN)
Con un netto cambio di rotta, il governo timorese ha assicurato al regime militare del Myanmar che non permetterà più attività politiche né uffici dell'opposizione sul proprio territorio. Una mossa che contrasta con le posizioni annunciate in passato del presidente José Ramos-Horta e con l’immagine di Timor Est come Paese difensore dei diritti umani, Ma che appare funzionale all’obiettivo strategico dell’adesione a pieno titolo all'organismo regionale, prevista per ottobre.
Dili (AsiaNews) – Timor Est ha assicurato al regime militare birmano che non permetterà più ai gruppi di opposizione del Myanmar di svolgere attività politiche o di aprire uffici sul proprio territorio. La svolta diplomatica è arrivata durante la visita di due giorni a Naypyitaw del ministro degli Esteri timorese, Bendito dos Santos Freitas.
Secondo un comunicato diffuso dalla giunta, il ministro ha dichiarato all’omologo Than Swe che Dili non consentirà ad “organizzazioni illegali” di operare contro il governo birmano. Nel corso dei colloqui, i due hanno ribadito l’impegno a sostenere i principi dell’Asean, in particolare la non ingerenza negli affari interni degli Stati membri. Timor Est ha anche proposto l’apertura di un’ambasciata birmana a Dili.
La decisione rappresenta un brusco cambio di rotta per un Paese che fino a pochi mesi fa era stato tra i sostenitori più convinti del Governo di unità nazionale (NUG), l’esecutivo parallelo del Myanmar in esilio dal golpe militare del 2021 che ha dato avvio a un brutale conflitto civile. Timor Est aveva ospitato un ufficio di collegamento del NUG e lo aveva invitato ufficialmente al giuramento del nuovo governo timorese nel luglio 2023. Lo stesso presidente José Ramos-Horta aveva denunciato all’Onu la passività della comunità internazionale verso la crisi in Myanmar, chiedendo perché il popolo birmano non ricevesse lo stesso sostegno garantito all’Ucraina.
Secondo alcuni analisti, questo dietrofront è legato alla priorità strategica di Dili: ottenere la piena adesione all’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN). Lo scorso maggio il vertice del blocco aveva dato il via libera all’ingresso di Timor Est, con l’obiettivo di completare il processo entro ottobre. La contrarietà della giunta birmana - che accusa Dili di violare il principio di non ingerenza - aveva però ostacolato la decisione.
Per questo motivo, nonostante Ramos-Horta avesse definito “irrilevante e insignificante” l’obiezione della giunta, il governo sembra ora intenzionato ad evitare attriti e ad adattarsi alle regole non scritte della diplomazia regionale, conosciuta come la “Via dell’Asean”.
Si tratta di una modalità diplomatica che privilegia il dialogo discreto, il compromesso e il principio di “salvare la faccia” rispetto a dichiarazioni più esplicite. È un approccio che nel tempo ha garantito coesione fra Paesi con storie e sistemi politici molto diversi, ma che ha mostrato tutti i suoi limiti di fronte a crisi come quella dei Rohingya o lo stesso golpe avvenuto in Myanmar. Dili, che aveva costruito la sua immagine internazionale sulla difesa dei diritti umani, ora sembra orientata a privilegiare la realpolitik pur di sedere a pieno titolo al tavolo regionale.
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