04/11/2025, 08.57
RUSSIA
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La desertificazione fa crollare i raccolti nel Sud della Russia

di Vladimir Rozanskij

Gli effetti dei cambiamenti climatici stanno portando quest'anno a un drastico calo nella produzione di cereali, settore cruciale per l'economia russa. Nella regione di Rostov si è ormai desertificato il 17,5% del territorio. Ma nella repressione di qualsiasi voce di dissenso anche gli ambientalisti che lottano per salvaguardare le aree boschive vengono presi di mira.   

Mosca (AsiaNews) - La Russia è alle prese con un crollo del raccolto di cereali, sceso a 105 milioni di tonnellate a inizio settembre rispetto ai 130 milioni dello scorso anno, come documenta il ministero dell’agricoltura di Mosca. Si tratta di un settore cruciale dell’economia soprattutto per le regioni meridionali come quella di Rostov-sul-Don, dove il danno si calcola in circa 4 miliardi di rubli (40 milioni di euro ndr) a causa principalmente della siccità.

I cambiamenti climatici hanno trasformato l’ecosistema della zona, e la terra non riceve umidità a sufficienza, facendo morire i raccolti. Le autorità hanno riconosciuto che 28 soggetti federali russi sono danneggiati dalla desertificazione per circa 80 milioni di ettari, ma il tentativo di salvare gli spazi verdi in Russia viene considerato un reato piuttosto che un merito da parte dei cittadini. Il 26enne Evgenij Papirov del paese di Novobessergenevki, nella regione di Rostov, ha organizzato insieme ad altri delle proteste contro il disboscamento sconsiderato e pericoloso per l’ambiente, e gli sono stati imposte misure di controllo per cui non gli è permesso uscire di casa dopo le 22, e non ha il diritto di lasciare il proprio villaggio per sentenza del tribunale.

Contro Papirov sono state presentate le accuse di violenza verso un vicino, a cui avrebbe procurato la frattura di un braccio, ma gli abitanti locali affermano che la persona offesa è nella lista della clinica psico-neurologica, e probabilmente è stato proprio lui ad aggredire per primo. Lo stesso Evgenij ritiene che l’accusa nei suoi confronti sia “una provocazione”, organizzata proprio perché aveva osato alzare la voce e inviare proteste a tutti gli organi di potere. Come affermano i suoi sostenitori, egli ha combattuto per preservare una fascia forestale che veniva tagliata illegalmente, su un sito acquistato in violazione della legge da un ex-funzionario, che aveva minacciato il giovane promettendogli di farlo arrestare.

In tempi di guerra contro l’Ucraina e l’Occidente, ogni manifestazione pubblica di malcontento viene considerata un atto criminale, e la salvaguardia delle zone verdi sembrava essere l’unico argomento su cui fosse possibile esprimere un qualche dissenso, anche se spesso viene anch’esso bloccato con azioni autoritarie. Eppure le proteste si moltiplicano in molti luoghi, come a Stavropol da parte dei giardinieri di diverse aziende, o da parte degli abitanti di Orenburg, e a Volgograd per preservare i boschi della pianura alluvionale del Volga-Akhtube, tutte questioni su cui il dibattito è in corso ormai da anni. Nella regione di Rostov si è ormai desertificato il 17,5% del territorio, eppure non cessano le distruzioni boschive di quella che una volta veniva chiamata la “Pianura dell’Amore”.

L'ecologo Vladimir Slivyak, co-presidente di EkoZašita! e vincitore del Right Livelihood Award nel 2021, afferma che “c'è un solo modo per combattere la desertificazione: escogitare vari trucchi per coltivare il verde. Se vivete in una zona calda per gran parte dell'anno, la vostra prima priorità dovrebbe essere la cura del verde, mantenerlo il più possibile per evitare che si secchi e piantarne di nuovo, perché senza ombra il terreno diventerà semplicemente morto, l'ombra è importante quanto l'acqua”. Oltre al peggioramento della qualità del suolo, un’altra minaccia è costituita dalle tempeste di polvere, che cominciano nelle regioni orientali dell’Asia e della parte europea come la Calmucchia, per avventarsi sulle regioni di Stavropol, del Daghestan, di Rostov, Astrakhan e Volgograd rendendo l’aria un turbine che annulla la visibilità e danneggia le linee dell’energia elettrica.

Anche altri attivisti sono stati bloccati da misure repressive, come Sergej Belogvardeets della città di Novočerkassk, costretto ad emigrazione forzata dopo arresti, rapimenti e violenze per aver cercato di difendere i boschetti della zona chiamata la “Primavera Rossa” negli anni scorsi. Egli aveva scoperto un piano di disboscamento illegale per fare spazio a progetti edilizi, avendo hackerato il computer di un membro dell’amministrazione, e ha sollevato grandi proteste che non hanno fermato la distruzione dei boschi. Come Sergej anche diversi altri sono stati ridotti al silenzio, senza poter impedire che la Russia meridionale si trasformi progressivamente in un deserto.

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