11/03/2022, 13.42
INDIAN MANDALA
Invia ad un amico

Dopo Delhi il Punjab: Kejriwal si candida al ruolo di anti-Modi

di Giorgio Bernardelli

Accanto al successo dei nazionalisti indù del premier nel cruciale Uttar Pradesh, le elezioni locali in India hanno visto l'Aam Admi Party del leader delle proteste anticorruzione sbaragliare i partiti tradizionali anche a Chandigarh. E di fronte alla crisi del partito del Congresso gli analisti si chiedono: sarà lui nel 2024 il vero sfidante del Bjp?   

Milano (AsiaNews) - Riconquistando lo Stato chiave dell’Uttar Pradesh il Bjp, il partito nazionalista indù del premier Narendra Modi, ha vinto senza ombra di dubbio in India le elezioni locali di questo inizio 2022. Ma i risultati diffusi ieri di questo voto - che ha portato alle urne nell’arco di un mese ben cinque Stati indiani - hanno offerto anche un altro dato significativo: l’affermazione a valanga in Punjab dell’Aam Aadmi Party, il “partito dell’uomo comune” di Arvind Kejriwal, già leader del movimento anticorruzione una decina di anni fa, dal 2015 alla guida del governo locale di Delhi.

Con i suoi 28 milioni di abitanti il Punjab è il cuore della comunità sikh in India; e con la sua vocazione agricola è stato durante gli ultimi due anni l’epicentro delle massicce proteste dei contadini indiani contro la liberalizzazione dei mercati agricoli. Un provvedimento che il governo Modi aveva decretato ma che è stato poi costretto qualche mese a fa a ritirare sull’onda delle proteste delle carovane di trattori discese a Delhi. Politicamente il Punjab finora era sempre stato conteso tra il partito del Congresso, la storica forza politica che dominava incontrastata in India negli anni di Nehru e Indira Gandhi, e lo Shiromani Akali Dal, il partito di centro-destra che dal 1920 è il più influente partito dei sikh.

I risultati elettorali diffusi ieri hanno letteralmente spazzato via entrambe queste forze politiche dal panorama politico locale: l’Aam Admy Party ha conquistato ben 92 dei 117 seggi dell’Assemblea legislativa di Chandigarh, un’affermazione mai vista finora nella storia del Punjab. Il partito del Congresso, che governava fino a ieri in questo Stato, si è dovuto fermare a 18 seggi (ben 59 in meno rispetto alla tornata precedente). A sua volta il partito dei sikh ne ha presi solo 3, appena uno in più del Bjp che in Punjab è sempre stato una presenza marginale. Non solo: persino il nuovo partito costituito dalle principali forze che avevano dato vita al movimento degli agricoltori, il Sanyukt Samaj Morcha, non ha raccolto nemmeno un seggio. E nel suo distretto elettorale uno dei leader più in vista, Balbir Singh Rajewal, ha preso appena 4,676 voti contro i 57,557 del candidato del partito di Arvind Kejriwal.

Cruciale nell’affermazione dell’Aam Admy Party è stata la scelta di candidare in Punjab a capo del governo Bhagwant Mann, 48 anni, ennesimo caso di comico disceso in politica nel panorama globale della politica di oggi. Bhagwant Mann, che per due legislature era già stato parlamentare di opposizione, si è rivelato il volto ideale per trasmettere la carica anti-sistema di questo voto. Ben il 93% degli elettori dell’Aap a gennaio lo indicavano come la guida ideale del governo, con una popolarità ben più alta rispetto allo stesso Arvind Kejriwal.

Proprio gli esiti del voto nel Punjab stanno oggi rilanciando in India la domanda su chi possa essere davvero l’antagonista di Narendra Modi nelle elezioni generali del 2024. La sconfitta del Samajwadi Party nell’Uttar Pratesh ha mostrato tutta la debolezza dell’idea che i partiti regionali possano davvero fare da argine all’attrattiva del Bjp: lo schema aveva funzionato l’anno scorso nel West Bengal con la vittoria di Mamata Banerjee, che era riuscita a respingere la scalata dei nazionalisti indù; ma lo schema non appare replicabile ovunque. E per di più ha il problema di comporre tra loro personalità e potentati locali in aperta concorrenza.

D’altra parte questo voto ha ulteriormente confermato la crisi profonda del partito del Congresso, con la stessa leadership dei Gandhi ormai apertamente messa in discussione. Su 690 seggi in palio nei cinque Stati al voto solo 55 sono andati alla forza politica che si rappresenta come l’alternativa a Narendra Modi. A livello locale il partito del Congresso ormai governa da solo appena in due Stati indiani: Rajasthan e Chhattisgarh. Nel solo Uttrahakhand in questa tornata ha guadagnato voti, ma non abbastanza per mettere in discussione la maggioranza uscente dei nazionalisti indù. E allora gli osservatori della politica indiana cominciano a chiedersi se l’unica alternativa oggi al populismo di stampo nazionalista del Bjp non possa essere quello di matrice opposta incarnato da Kejriwal. Da ieri non è più un fenomeno solo di Delhi. I prossimi due anni diranno se davvero può assumere la guida di quella parte di India che si oppone a Modi.

 

“INDIAN MANDALA" È LA NEWSLETTER DI ASIANEWS DEDICATA ALL'INDIA
VUOI RICEVERLA OGNI VENERDI’ SULLA TUA MAIL? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER A QUESTO LINK

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Cristiani di Delhi: la vittoria di Arvind Kejriwal, uno ‘scacco’ all’odio di Modi
12/02/2020 10:27
Arrestato Arvind Kejriwal, tra i leader dell'opposizione critici del premier Modi
22/03/2024 12:59
Varanasi sgombera le opere sociali dei gandhiani per un centro commerciale
24/07/2023 11:43
Festa del Kumbh Mela, 40 milioni di indù nel giorno del bagno sacro
04/02/2019 15:28
Assam, “protettori delle vacche” linciano due musulmani. Attivista: odio verso l’islam
02/05/2017 13:34


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”