25/07/2025, 11.25
FILIPPINE - USA
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Dopo l'incontro con Trump dazi ancora al 19% per Manila e alleanza rafforzata contro la Cina

di Stefano Vecchia

Durante la visita di Marcos alla Casa Bianca, il presidente Usa ha confermato tariffe sulle esportazioni filippine solo leggermente ridotte rispetto alle previsioni. Manila spera di negoziare un abbassamento al 15%, mentre sullo sfondo resta la sicurezza nel Mar Cinese meridionale e il contenimento delle rivendicazioni di Pechino

Manila (AsiaNews) - Dazi commerciali e sicurezza nel Mar Cinese meridionale sono stati i temi centrali dell’incontro di martedì scorso alla Casa Bianca tra il presidente statunitense Donald Trump e il capo di Stato filippino, il secondo leader del Sud-Est asiatico ricevuto dal tycoon.

Sul fronte commerciale, l’esito del vertice ha lasciato a Manila un retrogusto amaro: Washington ha confermato l’imposizione di tariffe del 19% sulle esportazioni filippine verso gli Stati Uniti, solo un punto in meno rispetto alle previsioni iniziali. La delusione è trapelata, seppur in toni diplomatici, dalle parole dell’ambasciatore filippino negli Usa, Jose Manuel Romualdez. “È chiaro che possiamo ancora negoziare”, ha dichiarato a Channel News Asia. “Il nostro capo delegazione per il commercio tornerà probabilmente a Washington per cercare di abbassare i dazi: il presidente Trump ha indicato come obiettivo minimo per ciascun Paese il 15%, e noi speriamo di avvicinarci a quella soglia”.

Nell’area Asean le tariffe più alte colpiscono Cambogia (36%), Laos (40%) e Myanmar (36%), mentre quelle per le Filippine – in linea con l’Indonesia e vicine al 20% imposto al Vietnam – restano ben superiori al 10% riservato a Singapore. La scadenza del primo agosto per l’avvio del nuovo sistema tariffario potrebbe però portare nuovi sviluppi.

Manila ha messo sul tavolo anche la possibilità di azzerare alcune tariffe per le merci importate dagli Usa, al momento sembrano certe quelle sugli autoveicoli. A differenza di altri Paesi della regione, che sono anche concorrenti tra di loro, le Filippine importano dagli Stati Uniti solo il 16% dei loro prodotti complessivi, ma il deficit commerciale, di circa 5 miliardi di dollari su un interscambio totale di 23,5, è considerato a Washington un problema, soprattutto in rapporto alla loro storica alleanza bilaterale.

Nelle trattative rientrano quindi anche i rapporti strategici e militari  che molto sono orientati in funzione di contenimento delle pretese territoriali cinesi, in particolare sulle “acque di casa” filippine nel Mar Cinese meridionale.

Il 2026 segnerà gli 80 anni delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Filippine, siglate dopo la liberazione dall’occupazione giapponese e precedute da mezzo secolo di dominio coloniale americano. Oggi il trattato di reciproca difesa, le basi congiunte, le esercitazioni militari e la protezione garantita da Washington alle rotte commerciali nell’area rafforzano un’alleanza resa ancora più solida dal ritorno a una cooperazione stretta sotto la presidenza di Ferdinand Marcos Jr., dopo le ambiguità della stagione Duterte.

Il messaggio lanciato da Washington e Manila appare chiaro: consolidare i legami economici e militari e, al tempo stesso, inviare a Pechino un segnale di unità di fronte alle sue pressioni territoriali nella regione.

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