19/02/2014, 00.00
IRAN-USA-ISRAELE
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Esperti internazionali: No a nuove sanzioni contro l'Iran

Il gruppo "The Iran Project" spiega che se vi sono nuove sanzioni i dialoghi potrebbero fallire; la comunità internazionale si dividerebbe; a Teheran vincerebbero ancora i coservatori. Negli Usa si vuole tenere aperta la possibilità di un attacco militare insieme ad Israele. Javad Zarif: I negoziati sono l'unica via.

Vienna (AsiaNews) - Un gruppo di esperti in politica estera ha pubblicato uno studio in cui si mette in guardia dall'imporre nuove sanzioni all'Iran perché questo renderebbe più complicati i negoziati sul nucleare iraniano e potrebbero anche farlo fallire del tutto.

Lo studio è a cura del "The Iran Project", che raccoglie professori del Massachusetts Institute of Technology (Mit), diplomatici ed esperti di politica internazionale. Le 20 pagine dal titolo "Looking to a Comprehensive Nuclear Agreement with Iran Assessing Claims and Counter Claims over New Sanctions" (Uno sguardo all'accordo nucleare completo con l'Iran, valutando i pro e i contro per nuove sanzioni) vengono pubblicate proprio mentre a Vienna sono in corso i dialoghi di Teheran con le potenze 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, Germania) per un accordo sul programma nucleare iraniano che rassicuri sul suo fine pacifico, sottomettendolo al totale controllo dell'Onu.

Alla vigilia degli incontri, diversi leader hanno espresso il loro pessimismo. Tale pessimismo è ancora più forte soprattutto in una parte del Congresso americano e in Israele. Due mesi fa, una proposta di legge Menendez/Kirk, suggeriva al senato di votare nuove sanzioni contro l'Iran ("per mettere pressione durante i negoziati") e contro coloro che acquistano il suo petrolio. In più, si vorrebbe garantire ad Israele un sostegno militare, economico e diplomatico in caso esso decida qualche azione militare contro l'Iran.

Fra le varie ragioni che sconsigliano di porre nuove sanzioni al già provato popolo iraniano, gli autori dello studio fanno notare che una maggior pressione in questo senso rischia di dividere la comunità internazionale. Già oggi diversi Paesi dell'Unione europea non sono d'accordo con le sanzioni già attuate e vedono di buon occhio un loro alleggerimento.

Un'altra ragione è che minacciare sanzioni adesso non proverebbe la buona fede dei partner non iraniani ai colloqui, facendoli fallire.

Infine, si fa notare che accrescere le sanzioni e far fallire i colloqui andrebbe a colpire l'autorità del nuovo presidente iraniano Hassan Rouhani, facilitando il rafforzamento dei conservatori e di coloro che nel Paese vogliono uno scontro con l'occidente.

Commentando l'inizio dei negoziati e il diffuso pessimismo, il ministro iraniano degli esteri, Javad Zarif, capo delegazione, ha detto che "le dichiarazioni degli ultimi due mesi - riferendosi alla proposta Menendez/Kirk - hanno creato preoccupazione in Iran [per vedere] se gli Stati Uniti sono seri nel loro desiderio di giungere a un accordo".

"Ad ogni modo - ha aggiunto - è possibile giungere a un accordo per un semplice inoppugnabile fatto: che non abbiamo un'altra opzione... Se vogliamo risolvere questo problema, l'unica via è il negoziato".

 

 

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