30/07/2009, 00.00
PAKISTAN
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E’ iniziato il processo che può incriminare l’ex presidente Musharraf

Musharraf è chiamato a spiegare perché nel 2007 ha dichiarato lo stato d’emergenza, ma non è comparso alla prima udienza, presieduta dal suo antagonista giudice Chaudhry. Esperti: c’è grande confusione nelle istituzioni, è alto il rischio di una presa di potere di militari non ostili ai talebani afghani.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – L’ex presidente pakistano Pervez Musharraf non si è presentato ieri alla prima udienza del procedimento nel quale deve spiegare perché nel novembre 2007 impose lo stato di emergenza e destituì vari giudici della Corte suprema che gli si opponevano. Il collegio, composto di 14 persone e presieduto dal Capo giustizia Iftikhar Chaudhry, gli ha intimato di apparire di persona, o di farsi rappresentare da un legale.

La Corte, se non soddisfatta dalle spiegazioni, può accusare Musharraf di avere violato la Costituzione. Chaudhry è proprio uno dei giudici rimossi da Musharraf nel 2007, perché riteneva illegale la sua candidatura come presidente, in quanto anche capo supremo delle Forze militari. Poi egli ha perso le elezioni, vinte dal presidente Asif Ali Zardari, che ha rimesso al loro posto Chaudhry e gli altri giudici destituiti. Analisti osservano che la circostanza che proprio Chaudhry debba decidere sulla legalità della sua destituzione, mostra l’attuale confusione che c’è nelle istituzioni pakistane, che rischiano di diventare centri di potere personali. Il maggior rischio – dicono – consiste nella progressiva presa di potere dei militari, che erodono le competenze delle cariche civili. La ripresa di potere dei militari potrebbe anche favorire Musharraf, che era capo dell'esercito e che ha lasciato la carica proprio per partecipare all'elezione presidenziale.

Il famoso articolista e saggista Ahmed Rashid, in un articolo sulla Bbc nota che Islamabad ha parecchi scenari aperti. E’ certo che nel Paese trovano rifugio alcuni importanti leader di al Qaeda, come Mullah Mohammed Omar. Fonti occidentali ritengono che nel Paese ci siano centri di addestramento per i militanti islamici. Ma i servizi segreti pakistani lo negano e dicono che la crescente presenza dei talebani è conseguenza dell’offensiva scatenata da Stati Uniti e Gran Bretagna nella regione afghana di Helmond.

Gli Stati Uniti vorrebbero che il Pakistan attaccasse i talebani in Afghanistan, per permettere un tranquillo svolgimento delle elezioni a Kabul nel prossimo agosto, come è avvenuto ai tempi di Musharraf. Ma negli ultimi mesi l’esercito pakistano ha preferito spostare truppe lungo il confine con l’India, togliendole dalla guerra contro i talebani. Ha spiegato la scelta con le attuali tensioni tra i due Stati. Ma esperti ritengono che i militari, a differenza del potere civile, stiano scegliendo di combattere solo i talebani che si oppongono a Islamabad, non anche quelli attivi in Afghanistan. In questo modo, dimostrano da una parte la loro autonomia, più o meno estesa, rispetto alle decisioni del potere civile. Dall’altro lato sembrano voler rinegoziare su nuove basi la partecipazione del Paese alla lotta contro il terrorismo islamico.

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