16/12/2009, 00.00
PAKISTAN
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Faisalabad, liberi due cristiani in carcere per blasfemia

di Fareed Khan
Gulsher Masih e sua figlia Sandal erano incriminati per aver strappato alcune pagine del Corano. La vicenda montata ad arte da un gruppo di estremisti, aizzati dalle moschee del villaggio. Attivista per i diritti umani: bisogna cambiare le leggi discriminatorie e la mentalità delle persone.
Faisalabad (AsiaNews) – Gulsher Masih e sua figlia Sandal, originari di un villaggio vicino Faisalabad, incriminati e arrestati con l’accusa di blasfemia contro l’islam nell’ottobre dello scorso anno, sono stati scarcerati il 14 dicembre. È quanto afferma ad AsiaNews Khalil Tahir, avvocato di Gulsher e Sandal, che riporta la sentenza del tribunale di Faisalabad.
 
I due cristiani erano stati accusati di blasfemia in base all’articolo 295 comma B del Codice penale pakistano il 9 ottobre 2008. Essi avrebbero strappato alcune pagine del Corano nel villaggio di Tehsil Chak Jhumra, situato nel distretto di Faisalabad.
 
Alcuni musulmani che stavano camminando nei pressi della casa dei Gulsher hanno accusato la figlia Sandal e il padre Masih di “aver strappato pagine del Corano e averle gettate per strada”. La vicenda si è sparsa fra le moschee del villaggio, innescando la rivolta di una folla inferocita. All’assalto hanno preso parte anche abitanti dei paesi limitrofi, che hanno marciato con torce per tutto il villaggio urlando: “a morte i blasfemi”.
 
La folla ha iniziato a lanciare pietre contro le pareti della casa dei Gulsher e a colpire porte e finestre con bastoni. Essi hanno anche scagliato sassi contro un'adiacente chiesa protestante. Dopo mesi di sofferenze, i due cristiani sono risultati innocenti: il giudice Raja Mohammad Ghazanfer ha fatto cadere tutte accuse e ne ha disposto l’immediata scarcerazione.
 
Khalil Tahir, parlamentare cristiano e legale degli imputati, sottolinea ad AsiaNews che “sebbene sia molto difficile difendere cristiani accusati di blasfemia in Pakistan, grazie a Dio ho potuto dimostrare con successo la loro estraneità ai fatti. Tutte le accuse a loro carico erano prive di fondamento, perché basate su dissapori personali”.
 
Tahir è direttore di Action Against Discriminatory Laws (Adal), organizazione non governativa che offre assistenza legale gratuita. Egli aggiunge che “il problema non sono solo le leggi discriminatorie”, ma anche “l’uso delle norme per scopi personali: dobbiamo lavorare duramente – conclude – in entrambe le direzioni, per l’eliminazione delle leggi discriminatorie e per cambiare la mente delle persone”.
 
Secondo i dati raccolti dalla Commissione nazionale di Giustizia e Pace (Ncjp) della Chiesa cattolica pakistana, dal 1986 all’agosto 2009, almeno 964 persone sono state incriminate in base alla legge sulla blasfemia: fra queste 479 erano musulmani, 119 cristiani, 340 ahmadi, 14 indù e 10 di religione sconosciuta. Almeno 33 gli omicidi extra-giudiziali, compiuti da singoli o folle inferocite. L’ultimo della lista è Fanish, morto nel settembre scorso, per il quale i cristiani aspettano ancora “giustizia”.  
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