19/04/2023, 10.28
IRAN - AFGHANISTAN
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Fra Teheran e Kabul si riapre la faida per il controllo del fiume Helmand

È il corso d’acqua più lungo dell’Afghanistan, dalla capitale fino alle zone paludose oltre-confine nel sud-est dell’Iran. Un trattato del 1973 regola la condivisione delle risorse, ma la diga di Kamal Khan ha rilanciato la controversia. Nei giorni scorsi un incontro a livello di ministri degli Esteri in Uzbekistan. 

Teheran (AsiaNews) - Fra Teheran e i talebani a Kabul si rinnova lo scontro per il controllo delle risorse idriche legate al fiume Helmand, il più lungo dell’Afghanistan e principale tributario del bacino del Sistan. Un corso strategico in una regione assetata di acqua e fra le più colpite dai cambiamenti climatici, che per buona parte della lunghezza non è salato e può dunque essere sfruttato per l’agricoltura. Il fiume lungo il quale sorgono numerose dighe , sottolineano gli esperti, è di fondamentale importanza non solo per le popolazioni afghane, ma per gli stessi iraniani del Sistan e del Baluchistan, nella zona sud-orientale del Paese. 

Nei giorni scorsi il ministro iraniano degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian ha detto di aver discusso della questione con l’omologo talebano Amir Khan Muttaqi, durante un vertice in Uzbekistan. Il capo della diplomazia di Teheran ha poi aggiunto, in un messaggio sui social, di aver “enfatizzato nel dettaglio” la questione delle rivendicazioni territoriali e per lo sfruttamento. La controparte, ha concluso, si è impegnata a rispettare “i diritti” della Repubblica islamica sulle acque e le parti “hanno deciso di agire immediatamente” al proposto. 

I due alti funzionari si sono incontrati la scorsa settimana a Samarcanda, in Uzbekistan, per discutere della situazione in Afghanistan e della collaborazione fra Teheran e i vertici talebani che controllano il Paese. I due vicini sono impantanati in una annosa disputa sulle risorse idriche condivise, con gli iraniani che hanno accusato Kabul di limitare il flusso d’acqua dal fiume Helmand costruendo più dighe lungo suo corso. 

Il fiume nasce delle montagne dell’Hindu Kush, vicino Kabul, per poi scorrere verso sud lungo un tragitto di 1.127 km e sfociare nelle zone umide e paludose di Hamoun, nelle province iraniane del Sistan e Baluchistan. Secondo un accordo del 1973 sulla condivisione delle acque, l’Afghanistan è tenuto a far defluire una media di almeno 820 milioni di metri cubi di acqua all’anno verso l’Iran.

Nel luglio scorso Amir-Abdollahian ha avvertito la controparte afghana che la disputa irrisolta sullo sfruttamento delle risorse idriche potrebbe influenzare la cooperazione tra i due Paesi, perché costituisce un “indice importante” degli impegni assunti dal governo talebano. Un monito giunto a breve distanza dall’esortazione del presidente Ebrahim Raisi rivolta al ministero degli Esteri e a quello dell’Agricoltura, in cui invitava a “perseguire con rigore” quelli che ha definito “i diritti sull’acqua” fra Iran e Afghanistan. 

Teheran ha condiviso strette relazioni con i talebani prima del loro ritorno al potere in Afghanistan nell’agosto 2021. Da allora, le relazioni sono state minate da frequenti schermaglie di confine e dalla persistente disputa sulle risorse idriche. Secondo gli ultimi dati a disposizione, forniti dal precedente governo a Kabul e pubblicati dal ministero dell’Acqua e dell’energia, l’Afghanistan utilizza solo il 20% delle risorse idriche, mentre la parte restante delle acque di superficie va alle nazioni confinanti, fra le quali Iran e Pakistan.

Nel marzo 2021 l’Afghanistan ha inaugurato la controversa diga di Kamal Khan, uno dei punti di maggiore scontro con Teheran sul controllo e lo sfruttamento del fiume Helmand e, secondo la parte iraniana, in palese violazione del trattato del 1973. Per Kabul, invece, esso rappresenta una soluzione alle molte sfide infrastrutturali e agricole della regione, oltre a fornire agli agricoltori della provincia di Nimruz un flusso costante di acqua ed elettricità. Il fiume è considerato un corso trans-frontaliero e i due vicini sono legalmente vincolati alla condivisione secondo il principio di utilizzo equo e ragionevole.

 

Foto: Flickr/ResoluteSupportMedia

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