03/10/2008, 00.00
VATICANO
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Gesù, la Parola di Dio, ha bisogno di missionari

di Bernardo Cervellera
Il cristianesimo non è una religione "del Libro", ma della persona di Gesù Cristo. L'Asia e soprattutto la gioventù asiatica lo attende. C'è bisogno di persone che si consacrino all'annuncio.

Dal 5 al 26 ottobre, i vescovi del mondo insieme a Benedetto XVI celebrano in Vaticano un Sinodo che quest’anno ha come tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”.

A sentire questo tema, forse in modo immediato, si va subito a pensare che i vescovi parleranno della Bibbia, della conoscenza del Libro sacro fra i fedeli, della sua diffusione nel mondo, delle traduzioni e delle letture nelle messe.

Ciò è vero solo in parte: i Lineamenta l'abbozzo-base di lavoro consegnato ai prelati mesi prima del raduno, parla diffusamente della liturgia, della preghiera, della meditazione e delle lectio divine (letture e spiegazioni della Bibbia) che soprattutto dopo il Concilio Vaticano II si sono diffusi non solo fra i sacerdoti e i religiosi, ma anche fra i laici, i gruppi, i movimenti ecclesiali. Talvolta si ha però l’impressione che questi gesti rimangono finalizzati a se stessi, quasi che il loro compito sia di rendere più istruiti, più dotti i fedeli sugli ultimi risultati dell’esegesi.

La grande affermazione del Sinodo (che è quella della Chiesa) – riportata nei Lineamenta - è che il cristianesimo non è una religione “del Libro”, ma di una Persona, perché la Parola di Dio è Gesù stesso. Lo scopo della liturgia e della lectio divina è perciò di assimilare sempre di più i fedeli alla persona di Gesù Cristo, così da poter dire come san Paolo “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

L’esperienza di familiarità con Gesù Parola di Dio, la gioia per la scoperta del suo amore per me, per il dono che Lui ha fatto della sua vita, trasforma in modo profondo le nostre abitudini quotidiane, la vita delle nostre comunità. Un segno di questa trasformazione è la crescita nel cuore della preoccupazione verso la missione universale. Ogni vocazione nasce da questa condivisione dell’inquietudine di Gesù per diffondere la sua salvezza. “Portami nei loro luoghi bui”, diceva il Crocifisso a Madre Teresa, e le domandava (quasi supplicandola): “Andrai tu per me?”. Per questo la Beata di Calcutta ha fatto della “sete” di Gesù per le anime, del Suo desiderio di comunicare se stesso agli esclusi e agli abbandonati, il punto di partenza del suo ordine. Ogni missionario vive nella propria carne la passione di Gesù per gli uomini, per la loro mancanza di speranza e di amore definitivo. Solo per comunicare questo amore si è disposti a lasciare la famiglia, gli agi, la carriera, gli amici.

Molta parte del mondo non conosce la speranza che è Gesù Cristo e  si contorce nelle paure e nelle indifferenze, nelle crisi economiche ed ecologiche, nelle violenze e nei fondamentalismi. L’Asia, soprattutto, è inghiottita in un vortice di tensioni sociali che sembrano senza soluzione perché mancano uomini capaci di coniugare economia  e solidarietà, giustizia e perdono, identità e convivenza. Più dell’80% dei popoli asiatici non conosce la persona di Gesù Cristo, vera fonte della dignità di ogni persona e forza di un amore che riconcilia.

Alla “sete” di Gesù corrisponde una “sete” del mondo. Quanta gente in Cina cerca dignità e verità in una società che il comunismo e il materialismo (anche quello consumista) hanno avvelenato e inaridito? Quanti giovani in Giappone sfuggono al formalismo e all’impassibilità della cultura tradizionale solo per trovare conforto nel suicidio? Quanti tribali e paria indiani vedono ostacolato il loro cammino verso lo sviluppo da gruppi attenti a cercare e conservare solo i loro privilegi?

Per rispondere a questi bisogni non possiamo soltanto stampare bibbie e inviarle in Asia; non possiamo accontentarci di liturgie emozionanti e perfette, o di qualche direttiva morale aggiunta ad aiuti estemporanei. C’è bisogno di persone che vadano in Asia, che annuncino e rendano visibile con la loro vita la persona di Gesù Cristo; c’è bisogno di missionari.

Con molta giustezza Benedetto XVI, nel suo Messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2008, che si celebra il 19 ottobre,  ha ricordato a vescovi, sacerdoti, religiosi e laici che il compito missionario dei cristiani non si esaurisce nel proprio circolo, parrocchia o diocesi, ma deve giungere “fino agli estremi confini del mondo”.

Nel mese del Rosario, preghiamo la Madonna che susciti “operai per la sua messe” e che molti giovani rispondano: “Eccomi, manda me!”.

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