19/04/2022, 12.09
HONG KONG-CINA
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Hong Kong, John Lee candidato unico alla guida dell’esecutivo cittadino

Pechino non vuole sorprese per sostituire la discussa Carrie Lam. Il leader della città è scelto da un Comitato elettorale ristretto, fedele al governo centrale. La riapertura dei confini con la Cina continentale, chiusi per il Covid-19, tra le priorità di Lee. Il capo cittadino in pectore invita il campo democratico a formulare suggerimenti “per iscritto”.

Hong Kong (AsiaNews) – Doveva essere il candidato di Pechino alla guida dell’esecutivo cittadino, a quanto pare John Lee sarà l’unico a correre per la carica. Il governo centrale non vuole sorprese per sostituire Carrie Lam, caduta in disgrazia per la gestione della pandemia e delle proteste pro-democrazia, ed elimina  quel minimo di competizione che dava una parvenza di democraticità all’elezione del leader locale.

La nomina del premier cittadino è prevista l’8 maggio, dopo essere stata posticipata per il riemergere dell’emergenza coronavirus. Lontano da ogni standard democratico, il voto è appannaggio di un Comitato elettorale filo-Pechino, che le autorità locali definiscono “rappresentativo” di tutti gli elettori: in realtà è formato da 1.462 membri a stragrande maggioranza allineati con la leadership nazionale, che decideranno per più di 7 milioni di cittadini.

Nel marzo 2021 la leadership cinese ha approvato una legge che permette solo ai “patrioti” di governare Hong Kong: un modo per escludere i candidati democratici dalle competizioni elettorali cittadine.

Oggi la commissione che valuta le candidature alle cariche elettorali a Hong Kong ha dato il via libera (scontato) a Lee, che fino all’annuncio della sua corsa era il numero due di Lam. Da  segretario alla Sicurezza egli ha organizzato la macchina che garantisce l’applicazione della draconiana legge sulla sicurezza nazionale. Imposto da Pechino nell’estate 2020, il provvedimento ha di fatto silenziato l’opposizione democratica.

La commissione di controllo delle candidature, guidata da Lee fino alle sue dimissioni da segretario capo dell’esecutivo, ha ricevuto solo la sua domanda, sebbene altri abbiamo espresso in precedenza l’intenzione di candidarsi. È da ricordare che sotto la direzione di Lee, l’organismo di selezione ha approvato la nomina dei componenti attuali del Comitato elettorale.

Dopo il passaggio dalla sovranità britannica a quella cinese nel 1997, Hong Kong ha avuto solo due casi di elezione del capo dell’esecutivo con un solo candidato: quello di Tung Chee-hwa nel 2002 e di Donald Tsang nel 2005.

Lee non ha presentato finora un manifesto elettorale. In questi giorni ha dichiarato però che tra le sue priorità vi sarà la riapertura dei confini con la Cina continentale, ora chiusi per l’emergenza Covid-19, e l’approvazione di una legge locale sulla sicurezza. Quella ora in vigore è stata introdotta da Pechino, non dall’esecutivo di Hong Kong. Nel 2002-2003 proteste filo-democratiche a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone hanno affondato un tentativo di legiferare sul tema.

La Hong Kong Free Press fa notare che quando oggi la stampa ha chiesto a Lee se incontrerà gli esponenti del campo democratico, egli ha risposto di voler “ascoltare le opinioni di tutti”. Egli ha sottolineato però che il poco tempo a disposizione gli impedisce di organizzare incontri di persona o in videoconferenza, invitando gli interessati a presentargli proposte “scritte”. Dopo l’imposizione della legge sulla sicurezza, i principali leader democratici della città sono finiti in prigione o in esilio, oppure hanno abbandonato la politica attiva.

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