07/07/2017, 11.49
NEPAL
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I Dalit nepalesi abbandonano in massa la fede indù. Credono in Gesù che li salverà

di Christopher Sharma

Nel distretto di Surkhet decine di migliaia di umiliati per ragioni di casta chiedono di essere battezzati. La decisione è stata assunta nel corso di una riunione segreta con 200 rappresentanti. Le proibizioni indù rendono impossibile la loro vita.  Il fatto è sintomatico di un fenomeno più generale. In Nepal c’è una legge contro le discriminazioni, ma la polizia non interviene e le denunce non sono mai prese in considerazione.

Kathmandu (AsiaNews) – I Dalit hanno deciso di organizzare un incontro segreto per pregare Gesù di salvarli. Le conversioni e le rinunce alla fede indù stanno avvenendo nel distretto Surkhet del Nepal occidentale. I Dalit sono emarginati a causa della loro casta di appartenenza. E sono stanchi di subire gravi discriminazioni e minacce. 

Sanu Nepali, 21 anni, è stato picchiato da alcuni esponenti della casta più elevata mercoledì 5 luglio. Lo hanno accusato di aver fatto il bagno nell’acqua potabile pubblica, inquinandola dal punto di vista fisico e soprattutto "spirituale". Per le ferite riportate è finito in ospedale.

Due mesi fa, un ragazzo Dalit di nove anni, Bhim Bahadur, è stato picchiato con brutalità forse soltanto perché ha osato entrare nella cucina di una famiglia di una casta più elevata della sua, nel villaggio di Barahatal, nello stesso distretto.

Si calcola che circa 50mila i Dalit nel distretto di Surkhet che, vittime di gravi discriminazioni, sono stati spinti a rinunciare alla fede indù e ad abbracciare il messaggio del cristianesimo. La decisione è stata presa nell’incontro cui ha partecipato una folta rappresentanza.

Lal Babu BK, uno dei partecipanti ha dichiarato: "Eravamo più di 200. Ci siamo riuniti per convertirci al cristianesimo per metterci in salvo. Tutti abbiamo praticato la fede indù per generazioni in quanto era obbligatorio. Ma oggi, il Paese è secolarizzato e la fede indù non ci può salvare. Sono degli indù come noi che ci umiliano e ci fanno violenza. In nome della nostra intoccabilità ci giudicano dall’alto in basso. Le persone delle caste più basse non possono nemmeno toccarli, non possono entrare nelle loro case, non possono sfiorare l'acqua potabile pubblica e non possono avere accesso ai luoghi pubblici. Allora, che fede è questa? Siamo certi in questa fede? Noi abbiamo concluso di 'no' e abbiamo deciso di convertirci al cristianesimo". "Siamo in pericolo ovunque”, ha aggiunto, “e siamo discriminati in qualsiasi momento. Quindi, chiediamo la grazia di Gesù perché abbiamo visto che nel cristianesimo non c'è alcuna discriminazione. Crediamo che Gesù ci possa proteggere". “La decisione è presa anche se non abbiamo ancora contattato il sacerdote cristiano che ci possa battezzare", ha concluso Lal Babu BK, "lo faremo e speriamo che il prete potrà accoglierci".

Sudip Pathak, attivista per i diritti umani ha commentato: "Le persone sono libere di adottare ogni misura di protezione necessaria quando sono minacciate e lo Stato non riesce a proteggerle".

Binod Pahadi, un attivista di destra dei Dalit ed ex parlamentare ha detto: "Non è solo il problema del distretto di Surkhet, ma è sintomatico della situazione che c’è in tutto il Paese. C’è una legge contro le discriminazioni e per l’uguaglianza, ma in pratica nei confronti delle persone di bassa casta c’è una forte oppressione".

Jayasara, madre di Bhim Bahadur BK, ha affermato: "Abbiamo preso questa decisione dal momento in cui non abbiamo avuto alternative per salvarci".

Pochi mesi fa, era avvenuto un caso simile nella capitale Kathmandu. Kamala Nepali, una donna Dalit era stata picchiata in modo pesante per aver toccato i rubinetti dell'acqua nel Chandeshwori nel comune di Tokha a Kathmandu. Shanta KC, la donna che l'ha picchiata non è mai stata punita.

Vi sono disposizioni legali contro tali discriminazioni, ma quando le vittime presentano le loro denunce, esse non vengono ascoltate.

L'ufficiale di polizia Bhattarai, coinvolto in questo caso ha detto, "Le vittime non possono produrre prove e non possiamo punire qualcuno in mancanza di prove".

Tuttavia, sono migliaia le persone vittime di tali aberrazioni in Nepal.

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