07/07/2025, 08.46
RUSSIA
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I cinque anni della costituzione putiniana

di Vladimir Rozanskij

Cancellando i principi liberali della democrazia e dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge che il primo presidente Boris Eltsin aveva inteso proclamare, già nel 2020 Vladimir Putin sanciva la trasformazione delle istituzioni in strumenti della “verticale del potere” da non dividere né con le amministrazioni locali, né con altri organismi sociali.

Mosca (AsiaNews) - Il 3 luglio 2020, in piena epoca Covid, il presidente russo Vladimir Putin firmò il decreto “Sulla pubblicazione ufficiale della Costituzione della Federazione Russa, con le modifiche in essa inserite”, dopo la votazione plebiscitaria di due giorni prima che sanciva di fatto il passaggio dalla legge eltsiniana a quella putiniana, pur essendo formalmente soltanto una “modifica” della costituzione del 12 dicembre 1993.

Il primo presidente Boris Eltsin aveva inteso proclamare i principi liberali della democrazia e dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, garantendo la libertà di espressione e i diritti fondamentali della persona e delle categorie sociali. Nell’ultimo quinquennio tutto questo è stato completamente ribaltato, sono state chiuse molte cattedre universitarie e facoltà di diritto, anche l’avvocatura è stata sottomessa al controllo dello Stato e sono cominciate le persecuzioni degli avvocati che difendono i diritti dei loro clienti, le forze dell’ordine e i tribunali sono stati liberati da ogni vincolo legale, agendo con totale arbitrio e instaurando un regime repressivo a tutti i livelli.

Al di là dei principi tuttora rimasti nella legge fondamentale, la Russia ha annullato ogni suo impegno rispetto al diritto internazionale, ha iniziato una guerra di aggressione in Ucraina annettendo illegalmente i territori conquistati, è stata espulsa dal Consiglio d’Europa ed è uscita dalla giurisdizione della Corte europea per i diritti umani. Un numero enorme di avvocati e giuristi ha abbandonato la professione, in quanto lavorare nelle condizioni di arbitrarietà illegale non è solo poco piacevole, ma anche piuttosto pericoloso, e chi non aveva alternative “vive di fatto nello sconforto e nella depressione”, come afferma su Novaja Gazeta la dottoressa in scienze giuridiche Elena Lukyanova.

La svolta del 2020, che intendeva celebrare l’anno sacro dei 75 anni dalla fine della Grande Guerra Patriottica, è stata molto brusca, anche se non certo inattesa. Per anni Putin aveva ribadito l’intangibilità della costituzione, definendola una “vacca sacra” a cui rimanere fedeli, ma la logica delle sue azioni già testimoniava il contrario, fin dall’inizio del suo mandato presidenziale all’alba del nuovo millennio, trasformando le istituzioni democratiche in strumenti della “verticale del potere” da non dividere né con le amministrazioni locali, né con altri organismi sociali. Il parlamento era stato definito “luogo delle decisioni, non delle discussioni”, i tribunali sono diventati sempre meno neutrali, e lo Stato russo è diventato sempre più uno Stato poliziesco, anzi mentovskij come venne definito dal giornalista Leonid Nikitinskij, dal termine ment che indica “lo sbirro” nella sua versione più volgare.

Dal 2010 venne proibito inserire citazioni della costituzione sui cartelloni pubblicitari, e le elezioni produssero i cosiddetti “sultanati elettorali”, territori dove i risultati delle votazioni non avevano nulla in comune con la volontà dei cittadini. Questa situazione provocò dal 2012, anno del ritorno di Putin alla presidenza, le contestazioni di massa ispirate da Aleksej Naval’nyj, che a settembre del 2013 si presentò alle elezioni per il sindaco di Mosca ottenendo il 27% dei voti, a fronte del 3% dei sondaggi ufficiali, di fatto l’ultimo tenue barlume di democrazia visto in Russia nell’era putiniana. Dal 2014, con l’annessione illegale della Crimea, iniziò l’isolamento internazionale della Russia, e la costituzione ormai svuotata di significato andò sempre più rapidamente verso l’inevitabile stravolgimento del 2020.

Oggi è ormai evidente che la Federazione si è trasformata in una dittatura senza leggi e senza alcuna libertà, che distrugge la scienza, l’istruzione e perfino l’economia, imponendo una paurosa censura ai media e all’intero mondo della cultura, trascinando la popolazione alla guerra (probabilmente pensata già dal 2020) con centinaia di migliaia di morti. La cronaca di questi cinque anni è stata talmente tragica e grottesca da annientare ogni speranza nel futuro, ma “è stata soltanto modificata” la costituzione.

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