20/02/2023, 12.33
COREA DEL NORD - COREA DEL SUD
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I nuovi test di Pyongyang e la tensione nucleare nella penisola coreana

di Guido Alberto Casanova

I due lanci di stamattina seguono il missile balistico intercontinentale di due giorni fa. Kim Yo Jong, la sorella del leader nordcoreano: "La frequenza dipenderà dalle esercitazioni militari congiunte di Seoul e Washington". Il 70% della popolazione sudcoreana si dice favorevole a un arsenale atomico proprio.

Seoul (AsiaNews) - Sale la tensione nella penisola coreana. Dopo il lancio di due giorni fa, questa mattina la Corea del Nord ha lanciato due nuovi missili balistici verso il mare orientale. Il deterioramento della situazione era già in corso da qualche tempo, ma quest’ultima settimana ha accelerato gli eventi.

Lo scorso sabato Pyongyang ha testato il primo missile balistico intercontinentale del 2023, il primo dopo la raffica di lanci che hanno segnato l’anno scorso: secondo gli esperti il missile in questione sarebbe stato in grado di colpire l’intero territorio statunitense. Il lancio era stato preceduto venerdì da una nota in cui ministero degli esteri nordcoreano alzava i toni contro Corea del Sud e Stati Uniti, dichiarando il Paese determinato a perseguire contromisure risolute e vigorose per fermare i piani di esercitazione militare congiunta dei due alleati.

Dopo i missili lanciati tra sabato e questa mattina, Pyongyang infatti ha minacciato di non fermarsi. In un comunicato dell’agenzia di stampa nordcoreana KCNA Kim Yo Jong, sorella del leader Kim Jong Un e dirigente di spicco della Corea del Nord, ha dichiarato che “la frequenza con cui l’oceano Pacifico verrà usato come nostro poligono di tiro dipende dalle azioni dell’esercito statunitense”. 

Il lancio di oggi avviene a un giorno di distanza dalle esercitazioni aeree condotte da Stati Uniti e Corea del Sud, che a loro volta erano state condotte in risposta al lancio di sabato. Pyongyang ha sempre criticato molto aspramente queste esercitazioni ritenendo che in realtà si tratti di “prove di invasione” del Nord.

Secondo gli esperti la decisione di Pyongyang di riprendere coi lanci missilistici andrebbe legata sì alla tensione sempre più palpabile tra le due Coree (col governo di Seul che per la prima volta in 5 anni ritorna a descrivere il Nord come un “nemico” nei documenti ufficiali della difesa), ma soprattutto alle esercitazioni congiunte tra le due democrazie alleate. Questa settimana Corea del Sud e Stati Uniti inizieranno a delineare quali siano i passaggi concreti da seguire per rendere operativa la deterrenza nucleare che Washington già oggi estende verso il Sud. Mercoledì i rappresentati militari dei due Paesi si riuniranno al Pentagono per una simulazione, durante la quale inizieranno a studiare quali siano i piani di azione possibili nel caso di un attacco nucleare da parte del Nord.

I lanci di questi ultimi giorni da parte della Corea del Nord andrebbero quindi interpretati come un tentativo di intimidire i due alleati, per metterli in guardia sulle proprie capacità missilistiche e dissuaderli dall’idea che possa essere militarmente fattibile attaccare il Nord senza subirne le conseguenze. Durante la parata tenutasi a Pyongyang due settimane fa, Kim Jong Un aveva messo in mostra un vasto arsenale nucleare che probabilmente anche gli Stati Uniti avrebbero problemi a neutralizzare.

Di fronte a questa complicata situazione, l’opinione pubblica sudcoreana si sta spostando decisamente a favore del possesso di armamenti propri. Secondo alcuni sondaggi, circa il 70% della popolazione oggi sarebbe a favore di un arsenale nucleare sudcoreano. A muovere l’opinione dei cittadini del Sud è soprattutto la consapevolezza che il Nord non è intenzionato a denuclearizzarsi; ma esiste anche una certa dose di scetticismo riguardo il reale impegno militare di Washington a difendere il Sud nel momento in cui l’intero territorio statunitense è ormai entrato nel mirino di Kim Jong Un. Biden però continua a riaffermare la determinazione degli Stati Uniti ad osservare il trattato di alleanza, opponendosi alla nuclearizzazione del Sud e offrendo come alternativa maggiori rassicurazioni sul piano della deterrenza.

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