I templi giapponesi abbandonati fanno gola al mercato immobiliare
Con il calo demografico e la disaffezione nei confronti della religione, sempre più spesso sono presi di mira per le agevolazioni fiscali che garantiscono. Su 180mila siti religiosi registrati ben 4.400 risultano inattivi nell'ultimo anno. Benmou Suzuki, monaco a Sanbagawa: "Luoghi in cui la gente locale si riunisce e crea legami, vanno tutelati". L’Agenzia per gli Affari Culturali ha intensificato i controlli.
Roma (AsiaNews/Agenzie) - Con l’inesorabile calo della popolazione giapponese (pesa il crollo della natalità che non si arresta da tredici anni) e la diminuzione dell'interesse per la religione, ci sono sempre meno persone che contribuiscono alla manutenzione dei numerosi templi e santuari buddhisti e shintoisti del Paese. Anche per questo - come riportato da Reuters - nel Paese va crescendo il fenomeno discusso della compravendita di questi siti, per approfittare dei notevoli vantaggi fiscali che derivano dalla gestione di una proprietà religiosa.
“Ci sono persone che vogliono un tempio, anche un tempio di montagna come questo" racconta Benmou Suzuki, monaco 52enne del tempio di Sanbagawa, un edificio sacro vecchio di 420 anni e sito vicino un piccolo villaggio nelle profondità di una foresta a tre ore di auto da Tokyo. "In effetti, considerando il valore dello status di società religiosa, potrebbe fruttare un bel po' di soldi”, commenta. Due mediatori immobiliari hanno di recente avvicinato il religioso. Suzuki afferma di non avere alcuna intenzione di vendere il tempio; sta tentando di raccogliere fondi per la sua manutenzione. “I templi sono luoghi in cui la gente si riunisce e crea legami. Non possiamo sbarazzarci di loro”, protesta.
L’aumento delle proprietà religiose in vendita fa temere alle autorità giapponesi che gli acquirenti siano interessati ad esse non per scopi spirituali, ma ad evadere le tasse o addirittura riciclare denaro. Fenomeni difficili da combattere perché, come dichiarato dall’Agenzia giapponese per gli Affari Culturali, il governo è cauto nel modificare le direttive in materia di religione, per paura che possano essere considerate violazioni della libertà religiosa.
“Le compravendite rappresentano un sentore di crisi per noi e per la comunità religiosa”, ha dichiarato un funzionario dell’Agenzia, incaricata di supervisionare i siti religiosi, che monitora la situazione. Tra i vantaggi fiscali derivati dal possedere un tempio o un santuario riconosciuti con lo status di società religiose in Giappone c’è la possibilità di svolgere attività legate a servizi religiosi, come i funerali, senza il versamento delle tasse; ma anche altre imprese non religiose all'interno di questi siti godono di un regime fiscale agevolato. Tra le attività consentite rientrano ristoranti, parrucchieri e persino alberghi. Negli ultimi anni, la vendita e la riconversione di templi e santuari in Giappone ha suscitato notevole indignazione pubblica. A Osaka, ad esempio, un tempio venduto nel 2020 è stato demolito e le tombe presenti sono state spostate per fare spazio a un nuovo complesso residenziale. A Kyoto, invece, ha fatto scalpore la trasformazione di un tempio in un parcheggio.
Secondo i dati dell'Agenzia, a fine 2023 il Giappone contava circa 180mila siti religiosi registrati come società. Tuttavia, è in aumento il numero delle cosiddette "società inattive", ovvero quei luoghi in cui non si svolgono eventi religiosi per oltre un anno: hanno superato quota 4.400, con un incremento di un terzo rispetto agli anni precedenti. Quando un monaco o un sacerdote muore senza un successore, il gruppo religioso che gestisce il tempio di solito designa un sostituto o rinuncia allo status di società. Tuttavia, circa 7mila siti religiosi operano in maniera indipendente da tali gruppi e sono considerati più vulnerabili a essere acquisiti da acquirenti con fini speculativi.
L'Agenzia ha intensificato gli sforzi per sciogliere lo status di società dei siti inattivi, al fine di prevenire acquisti da parte di enti sospetti. Inoltre, in occasione di terremoti, che spesso danneggiano templi e santuari, l'Agenzia avverte i gruppi religiosi locali del rischio di cedere a potenziali acquirenti votati alla speculazione. Nel 2023, 17 società religiose sono state sciolte volontariamente, mentre altre sei hanno ricevuto un ordine di scioglimento. L'Agenzia ha dichiarato che tali numeri continueranno a crescere nei prossimi anni, a seguito di controlli più rigorosi. Reuters stessa ha verificato la presenza di numerose proprietà religiose sul mercato immobiliare. Un broker, Takao Yamamoto, ha dichiarato all’agenzia che una licenza per società religiose, da sola, può essere venduta anche a 30 milioni di yen (210mila dollari).
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