25/11/2006, 00.00
turchia - vaticano
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I tira-e-molla di Erdogan: l'identità bifronte della Turchia

di Mavi Zambak

Marcia indietro del premier che ora si dice disposto a incontrare Benedetto XVI al suo arrivo all'aeroporto di Ankara. L'indecisione di Erdogan scontenta nazionalisti islamici e laici kemalisti. Fervono intanto le misure di sicurezza per la visita del pontefice.

Ankara (AsiaNews) – La popolazione turca è sempre più sbalordita dai tira e molla del premier Tayyip Erdogan. Dopo aver detto per molto tempo che egli non avrebbe incontrato Benedetto XVI in Turchia, a causa di un summit Nato in Estonia, ieri pomeriggio un funzionario governativo ha annunciato: "Stiamo lavorando col Vaticano per far sì che il primo ministro ed il papa si incontrino all'aeroporto della capitale il 28 novembre, prima che il primo ministro parta per il vertice Nato a Riga". Nel frattempo, mentre i musulmani nazionalisti preparano manifestazioni contro il pontefice, i giornali continuano a sottolineare che al pontefice in Turchia sarà garantita la massima sicurezza. "Sarà più sicuro che in Vaticano", assicurano le forze dell'ordine.

Per proteggere Benedetto XVI verrà messo in atto il piano di protezione "A", cioè quello ai massimi livelli. Il capo della sicurezza ha reso noto che per garantire la maggior sicurezza durante la visita del papa, saranno presi gli stessi provvedimenti messi in atto quando Bush e Blair sono venuti in Turchia. Durante gli spostamenti in aereo il volo del papa sarà scortato da due F-16 e quando si sposterà via terra saranno tre le automobili blindate, il papa sarà su una di esse, senza che nessuno sappia quale di preciso. Il papa sarà sempre scortato da 50 agenti speciali e due elicotteri seguiranno ogni suo spostamento. Durante la sua visita ad Efeso saranno assicurati 1500 gendarmi e 275 poliziotti, mentre a Istanbul la polizia stanzierà 4500 uomini.

L'indecisione di Erdogan è un segno della mobilità imprecisa dell'attuale identità turca, un'identità tentennante e bifronte, combattuta fra forze contrastanti.

Più di un mese fa aveva destato scalpore la decisione del premier di voler presenziare al Summit della Nato proprio il 28 e 29 novembre, escludendo la possibilità di dare il benvenuto a Benedetto XVI. Poi si è ventilata una possibilità di incontrare il pontefice il 30 novembre ad Istanbul, ma senza alcuna decisione ufficiale, pronosticando solo un incontro improbabile e nebuloso.

Ieri, su quasi tutti i quotidiani turchi è apparsa la notizia che nessun rappresentante del governo - eccetto ovviamente il presidente della repubblica Ahmet Necdet Sezer - avrebbe incontrato il papa, né ad Ankara né ad Istanbul per impegni vari all'estero.

Il più pesante è stato il quotidiano Aksam che in prima pagina ha mostrato una foto del pontefice con la scritta: "Arriva il Papa, scappa!". E nel box sottostante mostrava come "I tre nomi più importanti del governo sarebbero stati assenti alla venuta del Papa". Per questo sarebbe toccato al vice premier Mehmet Ali Sahin incontrarsi con lui. Il programma figurava così: il presidente della repubblica Sezer accoglierà Benedetto XVI, come da protocollo. Poi si passava all'elenco degli "assenti giustificati": il presidente del parlamento Bulent Arinc sarebbe tornato martedì 28 dagli Emirati arabi, ma non si sarebbe visto con il Papa; Erdogan, partito ieri sera per la Giordania, si sarebbe recato a Riga per il Summit della Nato. Il ministro degli esteri Abdullah Gul sarà con Erdogan alla riunione della Nato. Il vicepresidente della Repubblica Adbullatif Sener sarebbe a Damasco, invitato dalla Siria. Il ministro degli affari religiosi Mehmet Aydin dovrebbe essere in Germania.

I giornali portano anche alcune giustificazioni. Arinc si difende dicendo: " Io non ho nulla da dire a proposito. Sabato andrò all'estero come da programma. Come presidente dell'Assemblea Generale sarei stato disposto a cambiare il mio appuntamento, accogliendolo nel migliore dei modi, se il papa avesse chiesto di incontrare e visitare il parlamento. Le scelte degli altri responsabili del governo non mi riguardano".

Il giornale Zaman, nella prima pagina di ieri, riporta il discorso di Ali Bardakoglu  in cui il presidente degli Affari religiosi invita il Papa a presentare l'Islam religione della Pace. Dopo aver affermato che Benedetto XVI "deve dire che la nostra non è una religione della violenza", conclude dicendo di essere dispiaciuto per quanto avvenuto all'interno del museo di santa Sofia [la preghiera-manifestazione anti-papa di un gruppo di giovani estremisti]. Bardakoglu afferma di essere dispiaciuto anche della "fuga" dei rappresentanti del governo di fronte al papa. "Tutto ciò  - dice - va contro l'impegno a cercare un'alleanza tra le culture ed è come un bastone che ci pungola ed addolora".

Nelle scorse settimane l'ufficio di Erdogan ha sempre ribadito che il premier sarebbe stato impegnato al Summit di Riga nei primi due giorni della visita del pontefice e impegnato in altri appuntamenti in Turchia nei giorni successivi. Ma ieri, a 4 giorni dall'arrivo del papa, è giunta una nuova risposta: il primo ministro intende incontrare Benedetto XVI all'aeroporto di Ankara, al suo arrivo per la visita in Turchia. E così dopo le critiche all'assenza di un incontro ufficiale , un funzionario governativo, ha dichiarato: "Stiamo lavorando col Vaticano per far sì che il primo ministro ed il Papa si incontrino all'aeroporto della capitale il 28 novembre, prima che il primo ministro parta per il vertice Nato a Riga".

La notizia, riportata dai telegiornali serali, ha destato ilarità e sgomento tra la popolazione. Di fatto, con i suoi tentennamenti,  il premier rischia di perdere ancor più credibilità: i fondamentalisti e i nazionalisti leggono questo come un segnale di disfatta e di sottomissione; i democratici lo leggono come un'incapacità a decidere e ad essere determinati, lasciandosi sballottare dall'opinione pubblica. I tentennamenti di Erdogan sono un segnale della sua difficile situazione, posto fra l'incudine e il martello.

Nel novembre 2002, Erdogan, a capo del partito islamico AKP (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) ha avuto una schiacciante vittoria elettorale, offrendosi come cassa di risonanza della rabbia e della delusione del popolo verso i partiti e i rappresentanti della borghesia corrotta e degenerata che avevano a lungo governato il Paese. Attualmente, però, il pragmatico ed efficiente rappresentante della "democrazia islamica" non sembra nuotare in acque tranquille.

Nel 2007 ci saranno le elezioni presidenziale e Tayyip Erdogan ha deciso di presentarsi come candidato a Presidente della Repubblica. Da un recente sondaggio effettuato su tutto il territorio turco risulta che attualmente l'AKP prenderebbe solo il 29% dei voti; nel 2002 ne raccolse 34,5%  (ben il 19% sono gli incerti, il 12% è a favore del CHP, Partito di sinistra ,e il 10,5% non voterebbe affatto). Dalla stessa inchiesta risulta che il 50% degli intervistati non ha la minima idea su chi dovrebbe essere il futuro presidente della Repubblica e solamente il 12% è favorevole ad Erdogan.

In questi quattro anni di governo l'attuale premier non è riuscito ad introdurre nemmeno un provvedimento di taglio "islamista" [niente scuole coraniche, ma neppure l'abolizione del divieto del velo nelle università e negli uffici pubblici]. Nello stesso tempo, egli ha attuato numerose riforme pro-Europa, ma non sufficienti per ricevere un ok pieno dalla Comunità Europea. I turchi, perciò, da una parte cominciano a dubitare sulla sua capacità di governare mantenendo il carattere laico della repubblica; dall'altra si sentono delusi dalle sue promesse, non mantenute, circa una maggiore "islamizzazione" del Paese. E così, ironia della sorte, in queste opposte tensioni interne che paralizzano il governo, rimangono scontenti sia i religiosi islamici, sia i laici kemalisti.

Anche i cristiani rimangono perplessi di fronte alle scelte del primo ministro. Anche la decisione "all'ultimo momento" di incontrare Benedetto XVI, sembra più dettata da opportunismo e dalla volontà di acquietare l'opinione pubblica internazionale, che da una reale convinzione a voler incontrare il papa e a ciò che egli rappresenta.

Monsignor Georges Marovich, portavoce della Conferenza Episcopale di Turchia, si dichiara, però, soddisfatto. Il fatto che ora Erdogan stia facendo di tutto per incontrare Benedetto XVI è visto da lui come "un segnale" nel voler creare un clima di distensione, e una conferma che il premier vuole prendere le distanze dalle polemiche di questi giorni contro il Papa, condannando le manifestazioni contro la sua visita. Marovich è convinto che il primo ministro, anche se di sfuggita in aeroporto, saprà dare al Pontefice un'accoglienza degna della tipica ospitalità turca.

Una domanda rimane sospesa nell'aria: mancano solo tre giorni all'arrivo del papa in Turchia ed Erdogan è partito per la Giordania. Da lì cambierà ancora idea?

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