11/08/2021, 08.00
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Il Dalai Lama nei programmi di scuola russi

di Vladimir Rozanskij

Lanciata l’iniziativa nella repubblica a maggioranza buddista della Calmucchia. La proposta potrebbe riaccendere le animosità interreligiose. Di base quelle del Dalai Lama sono però delle idee laiche, basate sul buon senso.

Mosca (AsiaNews) – Per iniziativa del ministero dell’Istruzione della Calmucchia, repubblica a maggioranza buddista della Federazione russa, i principi etici professati dal 14° Dalai Lama Tenzin Gyatso verranno inseriti nei programmi scolastici repubblicani, e potrebbero essere approvati in tutta la Russia. L’iniziativa proviene dal rappresentante onorario del Dalai Lama in Russia, Mongolia e Paesi ex-sovietici della Comunità degli Stati indipendenti, Telo Tulku Rinpoche (Erdne Ombadikov), che svolge anche le funzioni di Lama supremo della Calmucchia.

Confrontandosi con un’equipe di psicologi e pedagoghi, Telo Tulku ha presentato una proposta al ministro per l’Istruzione e la Scienza della Calmucchia, Erdne Barinov.  Essa mira a inserire nei programmi scolastici “gli insegnamenti sociali, etici ed emozionali elaborati dal Centro per la scienza della contemplazione e dell’etica, basati sull’esperienza della compassione”, già approvati dall’Emory University negli Usa. Barinov ha accolto con favore l’iniziativa, promettendo di inserirla nei grafici di sviluppo del ministero e nei progetti federali.

Telo Tulku ne ha parlato con NG-Religija, raccontando che “abbiamo trovato un’accoglienza molto favorevole da parte degli insegnanti, che ci hanno dato molti consigli e proposte interessanti, e crediamo che inserire il nostro programma è un’idea che si potrà davvero realizzare”. All’obiezione che sarà difficile scalfire la tradizionale rigidità dei programmi metodologici delle scuole russe, ereditati in buona parte dal sistema sovietico, il leader buddista ha risposto che “in tutte le scuole esistono già metodologie alternative meno ufficiali, e il ministero saprà trovare la modalità più adeguata per aiutare studenti e professori”.

Tra le varie reazioni, molti si chiedono quando sia corretto inserire nei programmi scolastici ufficiali degli elementi legati a una religione particolare. Dalla quarta elementare nelle scuole russe è già attivo il corso di “Fondamenta delle culture religiose e dell’etica laica” (Fcrel), e si attende a breve l’inserimento di una nuova materia che dovrebbe approfondire i contenuti del Fcrel: “Fondamenta delle culture morali e spirituali dei popoli della Russia” (Fcmspr), la cui approvazione è stata affidata alle istituzioni regionali. Ora ai due programmi si dovrebbe aggiungere l’Isee (“Insegnamenti sociali, etici ed emozionali”), e il tutto appare ridondante, anche solo per riconoscere tutte queste sigle.

Non è escluso che la proposta riaccenda le animosità interreligiose: per anni le minoranze etniche e religiose, e anche i numerosi esponenti di una cultura anticlericale di eredità sovietica, hanno lottato contro le pressioni della Chiesa ortodossa russa per difendere i propri interessi nel campo dell’istruzione. Ora i buddisti della Calmucchia sembrano ripercorrere le strade degli ortodossi, appoggiando in modo indiretto le loro stesse pretese.

I sostenitori della “pedagogia compassionevole” buddista assicurano che le idee del Dalai Lama sono in realtà laiche, o almeno non direttamente religiose, ma si basano sui principi morali universali validi per l’intera umanità, come la compassione, la tolleranza e il perdono. Le teorie e gli esercizi del programma possono essere applicati basandosi soltanto sul buon senso, sull’esperienza condivisa a livello universale e sulla stessa scienza, adattandoli ai vari contesti sociali e nazionali.

Lo stesso lama Tulku ritiene che “non c’è ragione che le altre associazioni religiose pongano obiezioni contro questo meraviglioso programma, basta che lo analizzino con animo sereno e privo di pregiudizio. Le sue fondamenta non si trovano tanto nel buddismo, quanto sulla comprensione della natura dell’uomo, che non conosce divisioni di razza, di religione e di genere”.

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