18/05/2023, 14.08
GIAPPONE
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Il G7 di Hiroshima visto dall'Asia

Taiwan e il "contenimento" di Pechino accanto alle ripercussioni della guerra in Ucraina nell'agenda del vertice dei Paesi più industrializzati. Con lo sguardo agli equilibri regionali, invitati anche India, Corea del Sud, Indonesia e Vietnam, mentre la Cina riunisce a Xi'an le nazioni dell'Asia Centrale. Appello del World Food Programme sulla sicurezza alimentare, mentre Oxfam denuncia: 13.300 miliardi di dollari di aiuti promessi e mai realizzati.

Hiroshima (AsiaNews/Agenzie) - Gli occhi del mondo sono puntati in queste ore su Hiroshima dove sono arrivati i capi di Stato e di governo per il vertice del G7, di cui quest’anno è il Giappone ad avere la presidenza. A dominare l’agenda sarà ancora una volta la questione dell’invasione russa in Ucraina e le sue ripercussioni globali. Ma a Hiroshima si parlerà molto anche delle minacce di Pechino nei confronti di Taiwan, come delle iniziative per ridurre la dipendenza economica e della catena di approvvigionamento delle democrazie occidentali dalla Cina soprattutto in settori strategici come quello dei semiconduttori.

Proprio agli equilibri nell’Asia Pacifico guarderanno in maniera particolare le sessioni allargate che da tempo contraddistinguono gli incontri del G7: tra le delegazioni invitate figurano quelle dei governi di Corea del Sud, India, Indonesia e Vietnam. Ed è interessante notare che - proprio in contemporanea al G7 di Hiroshima - il presidente cinese Xi Jinping sta tenendo a Xi’an un vertice di due giorni con i leader delle ex repubbliche sovietiche dell’Asia Centrale: Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Un appuntamento che si pone come obiettivo il rilancio della Belt and Road Initiative, il grande piano di sviluppo infrastrutturale voluto da Pechino sulle rotte della cosiddetta “nuova via della seta”.

Alla luce di tutto questo un evento molto atteso che avverrà a margine del G7 è l’incontro trilaterale in calendario domenica tra il primo ministro giapponese Kishida, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol. Sul tavolo le ipotesi di un ulteriore rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza, che negli ultimi mesi ha visto tornare a galla in Asia anche l’ipotesi di un rafforzamento della deterrenza nucleare. Un tema che per il Giappone e in un luogo come Hiroshima non può non sollevare domande pesanti. Il premier Kishida ha scelto ha infatti come sede la città dell’atomica, dove lui stesso è nato, proprio per rilanciare il suo messaggio.

Va segnalato, inoltre, che Kishida e Yoon a Hiroshima renderanno omaggio insieme a un monumento commemorativo per le vittime coreane della bomba atomica. Un gesto che si inserisce nel percorso in atto tra i due Paesi nel tentativo di rafforzare la cooperazione voltando pagina sulla delicata questione delle dispute derivanti dal dominio coloniale del Giappone sulla penisola coreana nel periodo tra il 1910 e il 1945.

Altro tema in agenda anche al G7 di Hiroshima, infine, sarà quello della cooperazione con il Sud globale. Il World Food Programme ha lanciato in queste ore un appello sul tema della sicurezza alimentare, ricordando che 828 milioni di persone nel mondo non sanno da dove verrà il loro prossimo pasto. “L'assistenza alimentare è fondamentale per prevenire la fame acuta e la malnutrizione - scrive il World Food Programme -, ma è una soluzione a breve termine e ha un costo elevato", per cui "deve essere combinata con investimenti a lungo termine nello sviluppo e nell'aumento della produzione agricola sostenibile”.

Si parlerà anche di un nuovo programma che - sulla base dell’esperienza maturata nell’emergenza Covid - promuova la produzione e l’acquisto di vaccini, nonché gli investimenti in magazzini a bassa temperatura e la formazione degli operatori sanitari. Va segnalato però anche che sono tante le promesse sullo sviluppo adottate in questi vertici e poi non mantenute: in un report pubblicato in queste ore l’ong internazionale Oxfam le ha quantificate in 13.300 miliardi di dollari per aiuti e azioni di mitigazione del cambiamento climatico mai arrivati ai Paesi a basso reddito.

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