05/01/2024, 11.57
THAILANDIA
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Il Pheu Thai vuole cambiare la legge sulla censura

di Steve Suwannarat

Il partito di Shinawatra - al governo con i militari a Bangkok - chiede modifiche a uno degli strumenti più utilizzati dall'esercito per il controllo sulla società thailandese. Ma non verrebbe comunque toccato il divieto su contenuti potenzialmente negativi per la monachia.

Bangkok (AsiaNews) - La legislazione sulla censura reprime la creatività e non riflette più l’evoluzione della società thailandese. Da qui la necessità del cambiamento evidenziata dal Comitato nazionale per la Strategia del soft power che ha individuato le modifiche necessarie. A renderle note è stata la sua presidente Paetongtarn Shinawatra, leader del partito di governo Pheu Thai e figlia dell'ex premier Thaksin. Tra i cambiamenti sollecitati una più forte presenza del settore privato nel comitato di revisione dei video e in generale una maggiore sensibilità verso modalità nuove di espressione.

Maggiore tolleranza sarà concessa a lavori di contenuto religioso ma anche a riferimenti esplicitamente sessuali (finora proibiti) all’interno di una nuova classificazione che, è stato specificato, “sarà solo un indicatore di adeguatezza e non uno strumento per controllare la produzione cinematografica”. Tra quelle imposte dalla censura sulla cinematografia finora, resterà solo la proibizione di proiettare nel Paese lavori che abbiano contenuti potenzialmente negativi per la monarchia, tutelata alla draconiana legge 112, il cui uso per contrastare le manifestazioni di dissenso è noto e da molti condannato, oltre che subito con pesanti pene detentive da decine di oppositori.

Il progetto di modifica dovrebbe realizzarsi entro pochi mesi, esplicitamente inserito nel piano di rilancio d’immagine del Paese e di riattivazione delle sue potenzialità culturali in grado - si sottolinea - di fornire anche ampi benefici economici.

La censura è tra gli strumenti più severi e dibattuti del controllo militare sulla Thailandia che si è imposto, anche se con modalità meno cruente che in passato, dal colpo di Stato del maggio 2014 alle elezioni della scorsa primavera. Il risultato del voto ha mostrato con chiarezza la volontà degli elettori da favorire una svolta democratica e di restituire le forze armate al loro ruolo originario, escludendole dalla politica. Le successive vicende parlamentari che hanno escluso dal governo il partito vincitore Move Forward e portato a una inedita alleanza fra Pheu Thai e il maggiore partito filo-militare hanno riportato il Paese nell’incertezza e nelle sue contraddizioni.

Anche se il ruolo del Pheu Thai è di gran lunga più forte, le inevitabili concessioni all’establishment militare-nazionalista solleva forti dubbi sulla portata del cambiamento. Oltre agli interessi del partito e del suo referente storico, l’ex premier Thaksin Shinawatra, padre di Paetongtarn, rientrato dall’esilio volontario ad agosto e da tempo agli arresti in ospedale in attesa della scadenza della pena inflitta durante la sua permanenza all’estero, ridotta a un anno.

 

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