22/08/2023, 13.29
THAILANDIA
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Bangkok, Srettha Thavisin premier nel giorno del ritorno di Thaksin Shinawatra

Il magnate immobiliare, candidato del Pheu Thai, incassa la fiducia dei militari in Parlamento mandando all'opposizione Move Forward, il partito anti-establishment vincitore delle elezioni. L'ex leader delle camicie rosse portato nell'ala medica del carcere per scontare la condanna a 8 anni per corruzione (ma chiederà subito la grazia). Promessa una costituzione "più democratica" ma senza toccare il reato di lesa maestà. Pita Limjaroenrat: "Si sono uniti per fermare il cambiamento, ma questo governo non potrà dare nulla ai thailandesi".

Bangkok (AsiaNews) – Nel giorno del ritorno in Thailandia di Thaksin Shinawatra dopo 15 anni di autoesilio il candidato del suo partito Pheu Thai, Srettha Thavisin, diventa il nuovo primo ministro del Paese, grazie al sostegno dei nemici di ieri, i partiti vicini ai militari che con il colpo di Stato del 2006 lo fecero uscire di scena. Non poteva esserci concomitanza più simbolica tra i due eventi che hanno segnato la giornata di oggi di Bangkok, che si chiude con il 74enne ex leader populista delle camicie rosse a iniziare a scontare in una stanza singola dell’ala medica del carcere di Klong Prem la pena a otto anni di detenzione per corruzione che la Corte Suprema gli ha confermato in un’udienza tenuta subito dopo il suo arrivo questa mattina su un jet privato all’aeroporto internazionale. Ma anche con una più che probabile richiesta di grazia che verrà immediatamente presentata da Thaksin al re Rama X (al cui ritratto l’ex premier ha vistosamente reso omaggio appena giunto a Bangkok) e che potrà godere del sostegno del nuovo governo guidato, che sarà guidato dal magnate immobiliare sessantenne Sretta Thavisin, suo fidato alleato.

L’establishment della Thailandia - dunque - in due mosse ha scelto oggi la fino a ieri impensabile alleanza tra il Pheu Thai e i militari pur di sbarrare la strada al Move Forward, il partito guidato da Pita Limjaroenrat uscito a sorpresa vincitore nelle elezioni del 14 maggio scorso. Pita aveva tentato la strada dell’alleanza con il Pheu Thai, presentandosi per ben due volte in Parlamento per raccogliere la fiducia. Ma pur potendo contare sulla maggioranza dei parlamentari eletti si era dovuto scontrare con alcuni cavilli giudiziari e (soprattutto) con il veto dei senatori nominati dai militari, non disposti a mettere in discussione come chiede Move Forward la famigerata legge sulla lesa maestà, che prevede fino a 15 anni di carcere ed è stata spesso utilizzata in Thailandia per colpire gli oppositori politici.

Lo scontro intorno alla figura di Pita ha riaperto i giochi con il Pheu Thai - secondo partito alle elezioni, piazzatosi subito dietro Move Forward – che ha candidato Sretta Thavisin e (abbandonato Pita) ha costruito in parlamento un’alleanza di 11 partiti che comprende anche il Palang Parachat Party (da sempre vicino all’esercito) e lo United Thai Nation Party, il partito fondato dall’ex generale-premier Prayut Chan-oca. Anche questa volta la coalizione dei parlamentari eletti in teoria poteva contare solo su 314 voti, 61 in meno rispetto alla maggioranza richiesta. Ma questa volta - a differenza di quanto avvenuto con Pita - un’ampia quota di senatori ha votato per il candidato del Pheu Thai che ha potuto così incassare 482 voti a favore e 81 astensioni, con appena 165 voti contrari (praticamente i soli deputati di Move Forward).

La Thailandia esce così dallo stallo politico che durava ormai da settimane, ma con una manovra che va in direzione opposta all’esito del voto di maggio. Ancora poche ore fa un sondaggio di opinione del National Institute of Development Administration aveva registrato la contrarietà del 65% dei thailandesi all’alleanza tra il partito della famiglia Shinawatra e i militari.

Presentando la coalizione di governo alla vigilia del voto i leader del Pheu Thai avevano promesso il rispetto del proprio programma a partire dal salario minimo giornaliero di 600 baht (circa 15 euro) e dall’aumento dei prezzi agricoli. Hanno evocato anche l’istituzione di un’assemblea costituente che avrà il compito di rendere “più democratica” la costituzione, ma senza andare a toccare il reato di lesa maestà. Alle critiche per l’alleanza con i partiti vicini ai militari (che saranno rappresentati anche all’interno del governo) hanno risposto: “Uniremo le forze per lavorare efficacemente”.

Da parte sua Pita Limjaroenrat ha risposto con un lungo post sui social network alla fiducia accordata dal Parlamento a Shretta Thavasin promettendo una dura opposizione: “Negli ultimi 3 mesi - ha scritto - tutte le forze politiche si sono unite per spegnere il cambiamento fino a dare vita a un governo trasversale contro i sentimenti dei fratelli e delle sorelle del popolo thailandese. Non ci sarà giorno in cui questo governo potrà fare la differenza nel dare benessere e dignità alle persone. La nostra non è una politica folle. Vogliamo solo essere sinceri, diretti e mantenere le parole come dovrebbe essere normale”.

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