13/09/2023, 08.57
RUSSIA
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Il prezzo del pane in Russia

di Vladimir Rozanskij

La "guerra dei cereali" sta avendo ripercussioni pesanti anche all'interno del Paese. Mosca ha bisogno di ottenere valuta forte e per questo privilegia le esportazioni, facendo salire alle stelle i prezzi delle farine di qualità per il mercato interno. Anche gli effetti sulla logistica delle sanzioni internazionali rendono faticoso mantenere i livelli di produzione.

Mosca (AsiaNews) -Tra le tante conseguenze della “guerra del grano”, una delle dimensioni più globali del conflitto della Russia in Ucraina, c’è anche l’aumento del prezzo del pane in Russia, che in autunno potrebbe arrivare a misure mai viste prima. Il problema, dicono gli esperti, è la necessità russa di ottenere valuta per far fronte al crollo del rublo, e il grano è la materia più indicata per uscire dal vicolo cieco: tutti ne hanno bisogno e nessuno lo può sanzionare.

Molti ricordano una frase dell’imperatore Alessandro III a fine Ottocento (uno dei modelli di Vladimir Putin), che di fronte a una situazione in parte simile disse “Ne mangeremo di meno, ma lo esporteremo!”. La Russia è il più grande esportatore mondiale di cereali, che insieme al gas e al petrolio hanno costituito la base per lo sviluppo ed economico del Paese. 150 anni dopo il proclama dell’unico zar che non ha mai fatto la guerra, e ha posto le basi per l’industrializzazione della Russia, il governo di Mosca si rivolge di nuovo al commercio del grano come ultima risorsa, per non finire del tutto ai margini dei mercati mondiali.

Anche ai tempi sovietici, del resto, la politica del grano era simile a quella attuale, portando generosamente la produzione ovunque nel mondo, anche quando questo provocava un’insufficienza interna. Negli ultimi anni dell’Urss questo aveva costretto perfino ad acquistare il grano canadese, ma i manager putiniani di oggi non fanno piani a lunga durata, cercando freneticamente di far fronte a una situazione sempre più priva di sbocchi. L’uscita della Russia dall’accordo del grano, che neanche l’ultima visita di Erdogan a Putin è riuscita a sbloccare, sta provocando un forte aumento dei prezzi di farina e cereali sia a livello mondiale, sia nel mercato interno alla Russia stessa.

Nell’ultimo mese la farina di prima qualità è rincarata in modo esponenziale, come non si vedeva da decenni. Secondo l’Unione nazionale dei produttori di grano (Nsk), quest’anno ha superato i valori del 2022 del 15-18%, e non si vedono prospettive di rallentamento. Le aziende agricole, in questo frangente, stanno “trattenendo” i carichi produttivi, in attesa di ulteriori aumenti, col risultato che le forniture sui mercati dagli ultimi raccolti sono sempre più insoddisfacenti, sia come qualità sia nelle dimensioni complessive. Come afferma il direttore dell’Nsk, Rustam Ajdiev, “se la situazione non cambierà radicalmente, il pane che sarà venduto sarà prodotto con farina generica, non sarà più un vero pane”.

Tra la popolazione russa, e anche sui mezzi di comunicazione e informazione, già si moltiplicano le lamentele per la sempre più scadente qualità del pane, a cominciare dalle zone siberiane come quella di Omsk, Tjumen e Krasnojarsk, dove la gente getta nella spazzatura il pane appena acquistato, dopo averlo assaggiato. Ci sono poi tante altre cause dell’aumento dei prezzi, nel vortice dell’economia russa sempre più disastrata dalle sanzioni internazionali, e la stessa agricoltura fatica a mantenere i livelli di produzione senza materiali d’importazione. Molti problemi sono legati alla logistica, e ai costi dei carburanti per il trasporto delle merci.

La svalutazione del rublo aumenta inoltre i problemi per garantire le merci d’importazione che possono comunque arrivare, con costi anche qui alle stelle. I panificatori preferiscono comunque il malto e gli additivi provenienti da altri Paesi, perché quelli russi non sono di livello sufficiente, e perfino i confezionamenti sono diventati molto più costosi. La guerra ha anche molto ridotto la forza-lavoro qualificata, e i pochi operatori disponibili chiedono stipendi sempre più alti. Il pane, insomma, è diventato la “macchina del tempo” che riporta la Russia sempre più indietro ai tempi dell’Urss, con la frase nostalgica “quanto era buono il pane allora!”. Solo che la memoria di questo “allora” non corrisponde veramente a periodi di benessere, ma ai sogni di una Russia che non c’è più, e forse non è mai esistita.

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