10/10/2005, 00.00
CINA
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Il villaggio di Taishi "prova di democrazia" (Scheda)

Gli abitanti del villaggio protestano da agosto contro la corruzione del loro capo villaggio, che però non viene rimosso. Agiscono nel rispetto della legalità e dei proclami del Partito Comunista, ma subiscono solo violenze ed arresti da parte del governo. Il caso ha raggiunto risonanza internazionale.

Taishi è un villaggio di circa 2 mila abitanti nei pressi della città di Yuwotou,  provincia meridionale del Guangdong. Nella scorsa primavera i dirigenti locali convincono gli abitanti a sottoscrivere un accordo per vendere 65 ettari ad una fabbrica nazionale, su un totale di 200 posseduti dal villaggio.

I dirigenti spiegano che lo scopo è quello di distribuire alle famiglie un dividendo annuale di circa mille yuan (circa 100 euro), ma dopo la firma congiunta alcuni abitanti dichiarano di non essere stati pagati, mentre altri – con l'aiuto di economisti locali – chiedono spiegazioni sulla gestione dei ricavi.

Per gestire la crisi vengono indette nuove elezioni per la poltrona di capo villaggio – carica simile a quella dei sindaci occidentali – dalle quali esce vincitore Chen Jinsheng, alto dirigente del Partito Comunista locale. Gli abitanti denunciano il 28 luglio brogli elettorali e firmano una petizione al governo locale per la rimozione del nuovo leader, pesantemente implicato anche nella vendita dei terreni. Nel documento si sottolinea che è linea-guida di Pechino quella di scacciare la corruzione "male che corrode la gloria del popolo" e che, quindi, è interesse e preciso dovere del governo cacciare Chen.

Nessuno risponde alla petizione e la popolazione scende in piazza per manifestare il malcontento: vengono organizzati blocchi stradali e scioperi della fame mentre alcuni siti internet decidono di concentrarsi esclusivamente sulla protesta. Martedì 16 agosto il governo locale invia 500 poliziotti armati a disperdere la folla che reagisce alla violenza con il silenzio assoluto. Feng Weinan, 22enne leader del villaggio, viene fatto scendere con la forza dalla sua motocicletta  e trascinato via in un furgone. Feng Zhen, una donna di circa 80 anni, riporta la frattura di 3 costole e  7 abitanti – fra cui un membro del Partito Comunista – sono arrestati.

Il caso assume contorni nazionali: Fan Yafeng, noto costituzionalista di Pechino, spiega che quello di Taishi è "un modello di auto-difesa democratica che nasce dallo sviluppo economico della Cina. Potrebbe espandersi". Li Fan, esperto di democrazia dell'istituto Cina ed il Mondo di Pechino, sottolinea che "il villaggio ha una strategia. Hanno interessato i media e gli avvocati, agendo nel rispetto della legge e dei proclami del Partito".

Wen Jiabao, premier cinese, visita il Guangdong mentre gli scontri sono nel pieno del loro vigore. Non parla di Taishi ma invita i leader locali ad accostarsi "con calma e prudenza" alle manifestazioni ed alle richieste popolari. Dopo queste dichiarazioni i leader locali permettono il 17 settembre nuove elezioni nel villaggio per la commissione di 7 membri che deve accostare il capo villaggio. Dalle urne escono eletti, secondo l'attivista Li Jian, "tutti i candidati popolari, di cui solo 1 del Partito Comunista".

All'elezione partecipa come osservatore Lu Banglie - deputato che il 9 ottobre viene picchiato e fatto sparire nel nulla – e Ai Xiaoming, professore dell'università Sun Yat-sen. Ai scrive una lettera aperta a Wen Jiabao chiedendo un chiarimento pubblico sulla questione. "Vogliamo dare a tutti la possibilità di spiegare – dice Ai – ma nessuno vuole parlare. Perché non risolvono la questione come fanno gli abitanti di Taishi? Perché usano solo la violenza?".

Il caso di Taishi non è isolato. Secondo i dati forniti dalla pubblica sicurezza le manifestazioni di protesta in Cina sono salite da 10 mila nel 1994 ad oltre 74 mila nel 2004 ed hanno coinvolto un totale di 3,67 milioni di persone.

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