24/03/2022, 08.44
RUSSIA-ASIA CENTRALE
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Il ‘Nawruz’, la primavera persiana nella notte della guerra

di Vladimir Rozanskij

Dal 2009 la ricorrenza religiosa è patrimonio immateriale Unesco dell’umanità. Celebrata da tanti popoli della Russia e dell’Asia centrale. Promuove i valori della pace e della solidarietà. Pone la questione dell’accettazione dell’altro, e della ricerca di una lingua comune, problema esploso nella guerra tra Russia e Ucraina.

Mosca (AsiaNews) – Il 20 marzo è iniziata la festa del “Nawruz”, una ricorrenza di origine persiana, che nella cultura turca e iranica simboleggia l’inizio della primavera e viene ricordata con molto entusiasmo da tanti popoli della Russia e dell’Asia centrale. Nel 2009 la ricorrenza è stata inserita nella lista dell’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. Quest’anno la celebrazione si sovrappone alle tragedie della guerra in Ucraina, e molti cercano di approfittarne per cercare una pausa dalle tensioni e dalle minacce per il futuro.

Il presidente dell’Istituto russo per la religione e la politica Anton Ignatenko ha radunato i rappresentanti di varie comunità e confessioni, per invocare la pace in occasione del Nawruz. Egli ha sottolineato che questa festa “ci aiuta a unire le culture e le religioni senza pretendere di elevarne una rispetto alle altre, dando la preferenza all’Oriente piuttosto che all’Occidente a danno dell’unità del genere umano”.

Secondo i membri dell’Istituto, come affermano nella dichiarazione comune, “questa festa aiuta a diffondere i valori della pace e della solidarietà, attraverso le generazioni e all’interno delle famiglie, e anche della riconciliazione e della pacifica vicinanza, nella custodia della diversità culturale e nel rafforzamento del senso di amicizia tra i popoli e le comunità”.

Ignatenko ha sottolineato che alla presentazione all’Onu del Nawruz hanno partecipato molti Paesi, come Azerbaigian, Albania, Afghanistan, Macedonia, India, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Turchia.

Nonostante le drammatiche tensioni belliche, anche il presidente russo Vladimir Putin non ha rinunciato a congratularsi con i popoli vicini alla Russia che celebrano il Nawruz. Il suo messaggio è stato riportato sul sito presidenziale dell’Uzbekistan, che ha riferito di un colloquio telefonico tra Putin e il presidente Šavkat Mirziyoyev, iniziato proprio con gli auguri per la festa della Primavera.

Il vice presidente dell’amministrazione religiosa dei musulmani della Russia, Rušan Abbasov, è intervenuto per assicurare che “la festa del Nawruz non contraddice i canoni dell’islam”. Egli ha aggiunto che la festività “ha saputo integrarsi con la vita e le tradizioni di molte società diverse… quando queste tradizioni non ledono i principi della Sharjah, esse sono sempre state conservate, come si può vedere nella diversa architettura delle moschee di vari Paesi”.

Le celebrazioni del “Nooriz”, come viene chiamato in Kirghizistan, sono state particolarmente solenni, con il presidente Sadyr Žaparov che si è recato insieme alla moglie nella provincia di Batken, la più “persiana” del Paese, promettendo per l’occasione di trovare soluzioni per i gravi problemi economici della zona e dell’intero Paese. A Batken è stata da poco formata una nuova unità amministrativa “all’inizio dei confini della nostra patria, e bisogna insistere con lo sviluppo di queste strutture”, ha ribadito il presidente, anche per evitare il riaccendersi dei conflitti di frontiera con il Tagikistan. Žaparov ha chiesto di “non lasciare alle future generazioni un’eredità di conflitti e inimicizie”.

Il filosofo e scrittore russo-uzbeko Akbar Tursunov, docente a San Pietroburgo, ritiene che “questa festa sia un evento culturale comune a tutti i popoli, studiato dal punto di vista mitologico, antropologico, teologico e artistico… L’anno nuovo dei popoli dell’Iran e del mondo turanico è peraltro una tradizione ancora da studiare fino in fondo, che presenta diversi aspetti storici, folcloristici e etnografici”. Secondo Tursunov, “qui si pone la questione dell’accettazione dell’altro, e della ricerca di una lingua comune”: un problema particolarmente acuto, esploso nella guerra tra Russia e Ucraina.

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