28/10/2011, 00.00
INDONESIA
Invia ad un amico

Indonesia: la legge sulla tolleranza religiosa suscita nuovi problemi

di Mathias Hariyadi
Parlamento e governo stanno elaborando una proposta per risolvere i conflitti interreligiosi degli ultimi anni. Ma il testo provoca un forte dibattito fra studiosi e nella società civile. I vescovi: la cosa urgente “è la creazione di una legge che garantisca la libertà di praticare la propria fede”.
Jakarta (AsiaNews) – La nuova legge sulla tolleranza invece di risolvere i problemi suscita nuove controversie sui temi fondamentali. E’ stata studiata da tre enti governativi, e in particolare dal ministero per gli Affari religiosi, dal ministero degli interni e dal ministero per il Benessere. La legge è stata chiamata “Rencana Undang-undang (Ruu) Kerukunan Baragamaa” ed è stata presentata al parlamento indonesiano nel febbraio del 2011. Dopo una serie di discussioni fra i membri della "Commissione 8" ed esponenti del governo la legge ora è criticata dalla società civile indonesiana, e non si sa quando sarà portata a termine.

Ma quello che è più urgente non è dare forma finale e concreta a una legge sulla tolleranza religiosa. Padre Benny Susetyo, portavoce della Commissione interreligiosa della Conferenza episcopale indonesiana ha dichiarato che la cosa veramente urgente “è la creazione di una legge che garantisca la libertà di praticare la propria fede”. Il sacerdote ha aggiunto che la Costituzione del 1945 non ha chiarito alcuni punti fondamentali e temi tecnici sul come garantire la libertà di praticare la fede. “Così, nella mia opinione personale, la cosa più urgente è rendere concrete le norme sulla libertà di pratica religiosa”.

Una discussione aperta è stata di recente svolta dal Partito del risveglio nazionale (Pkb), un partito islamico moderato fondato dal presidente Abdurrahman Wahid in cooperazione con l’ Asian Muslim Action Network, per criticare la legge. E nel frattempo sono emerse parecchie preoccupazioni di grande rilievo relative alla legge, nel momento in cui studiosi di diverse università hanno espresso le loro forti obiezioni perché ci sono aspetti trattati in maniera non adeguata dalla Ruu Keruklunam Beragama. Alcuni sostengono che invece di promuovere la tolleranza fra le fedi in un Paese che di recente ha visto scontri fra cristiani e musulmani, la legge va in direzione opposta, creando nuovi seri problemi fra le denominazioni religiose e nelle relazioni fra i cittadini e lo Stato in tema di libertà religiosa.

Il seminario si è svolto in Parlamento a metà ottobre, e lì tre noti studiosi musulmani e cattolici hanno fatto le loro critiche da prospettive diverse. I tre erano il gesuita e professore di filosofia e politica Franz Magnis-Suseno dell’Istituto della scuola di filosofia, la prof. Siti Musdah Mulia dell’Università statale islamica, che è anche presidente della Conferenza indonesiana su pace e religione (Icrp) e il dott. Ali Munhanif, della stessa università.

I tre erano d’accordo sul fatto che la legge ha creato qualche serio problema, piuttosto che promuovere la tolleranza religiosa. Secondo la prof. Siti Musdah Mulia la legge è di per sé un’idea falsificante. “Non ho idea su quale tipo di tolleranza religiosa la legge comprende. La legge non ha nulla da dire su questo tema fondamentale”.

Vari problemi di tolleranza religiosa, che includono azioni violente contro altre denominazioni religiose, o contro gli ahmadi, biasimati da alcuni fondamentalisti islamici come “falsificatori” dell’islam non sono nati perché ci sono idee diverse su parecchi temi, ma come conseguenza alle regole del governo. La prof. Mulia ha detto che il governo indonesiano riconosce cinque religioni ufficiali nel Paese: cristiani, islamici, indù, buddisti e confucianesimo (Kong Hu Cu). Ma ci sono milioni di indonesiani che praticano credenze religiose particolari senza reclamare ufficialmente un’identità religiosa, ha affermato la studiosa, e lo Stato non è chiamato a intervenire.

La professoressa ha dichiarato che il governo indonesiano ha fornito un’immagine della situazione della tolleranza religiosa nel Paese diversa da quella reale. Il prof. Franz Magnis-Suseno ha invece affermato che la legge si presta a interventi inattesi da parte dello Stato e da parte di chi ha degli interessi precisi. Il professore gesuita si riferiva in particolare al capitolo 17, paragrafo 2, in cui si dice che la proclamazione della propria fede da una qualsiasi religione verso l’esterno può essere diretta solo a chi non ha già adottato nessuna religione, o verso gli atei. Questa è una regola problematica, perché lo Stato, ufficialmente, ha raccomandato che ogni cittadino indonesiano adotti legalmente una religione specifica.
Un altro problema politico e legale nascerà facilmente quando chi è senza religione diventerà il probabile capro espiatorio di azioni organizzate politicamente, in particolare i comunisti, come è accaduto in precedenza sotto il regime di Suharto (1967-1998). Essere ateo è politicamente pericoloso in Indonesia.

Il sacerdote, riferendosi ad altri temi fondamentali sulla proclamazione della fede ha dichiarato che il termine di “seminare la fede” è problematico, dal momento che ogni religione ha la sua particolare definizione di proclamazione della fede. Cristiani e cattolici hanno la propria definizione, mentre l’islam esercita lo stesso spirito in un’atmosfera diversa. C’è poi il problema dei luoghi di culto. Sembra ridicolo che ogni piano per la costruzione un qualsiasi luogo di culto richieda l’approvazione della maggioranza degli abitanti del posto. “E’ dichiarato dallo Stato che ogni luogo di culto può essere creato, se provvede a un parcheggio adeguato e non disturba gli altri”.
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Leader religiosi di Hong Kong: Nell'Anno della Tigre, combattiamo il disagio giovanile e la droga
11/02/2010
Xi Jinping chiede aiuto alle religioni per la lotta alla corruzione
01/10/2013
Il rapporto religione-Stato: eredità del passato confuciano, dubbio del presente anti-religioso
12/06/2017 10:03
“In viaggio con i vescovi coreani, per promuovere il dialogo interreligioso”
01/07/2008
La croce, l’imperatore cinese e la Curia romana
06/03/2018 10:21


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”