15/12/2006, 00.00
IRAN
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Iran: a giudizio scrittori di blog critici verso il governo

La prova d’accusa sarebbero solo confessioni estorte in carcere. La giustizia iraniana ha accertato abusi mentre erano detenuti. Human Rights Watch: sono processate le vittime anziché i torturatori.
Teheran (AsiaNews/Hrw) – Mentre televisioni e giornali controllati dal governo ripetono anche oggi gli inviti ad andare a votare e la stessa Suprema Guida ha lanciato un appello alla partecipazione elettorale, a Teheran è iniziato il processo a porte chiuse contro quattro persone che su siti web hanno criticato il governo. L’accusa è di attività antistatale, ma gruppi per la tutela dei diritti umani dicono che si tratta di reati di opinione e che agli imputati sono state estorte false confessioni con la tortura in carcere. E che in tribunale finiscono le vittime, invece dei torturatori.
I quattro uomini (Roozbeh Mirebrahimi, Shahram Rafizadeh, Omid Memarian e Javad Gholam Tamimi) sono accusati di “propaganda antistatale”, “concorso alla creazione di gruppi per disturbare la sicurezza nazionale”, “diffusione di disinformazione per turbare l’opinione pubblica con articoli per giornali e siti internet illegali” e di “avere fatto interviste con radio estere”.  
La ong per i diritti umani Human Rights Watch spiega che sono stati arrestati tra settembre e ottobre 2004 in un gruppo di 21 scrittori su siti internet critici verso il governo. A seguito di proteste interne e internazionali sono stati rilasciati, ma i quattro sono stati prima costretti dal procuratore generale di Teheran, Saeed Mortazavi, a firmare una confessione. Gli altri 17 sono stati poi prosciolti.
I legali dei 4 imputati dicono che la prova dei reati sono le confessioni, nelle quali dichiarano che sono parte di “una feroce organizzazione che opera nel Paese e diretta dall’estero” per la quale scrivono articoli diretti “a sabotare l’immagine della Repubblica islamica dell’Iran” attribuendo al governo azioni “contro i diritti umani”.
Dopo il rilascio, hanno tutti denunciato di essere stati torturati e che le confessioni sono state estorte con la forza. Rafizadeh ha detto a Hrw che è stato tenuto in isolamento per 86 giorni in una cella di “circa 5 piedi per 6” (1,5 per 2 metri), e che, durante gli interrogatori, per più di 40 giorni è stato “battuto senza pietà” mentre era legato e bendato.
Anche Mirebrahimi ha detto a Hrw che “dopo 60 giorni di isolamento e maltrattamenti, chi mi interrogava mi ha detto che sarei stato rilasciato se firmavo una lettera di confessione”. Il giorno dopo il rilascio, “Mortazavi mi disse: ‘Il rilascio dei tuoi amici dipende se è pubblicata la tua lettera di confessione. Se non lo fai, non solo loro non sono rilasciati ma anche tu torni in carcere’ ”.
A seguito delle loro denunce è stata svolta un’inchiesta. Hrw riferisce ancora che il 20 aprile 2005 Jamal Karimirad, portavoce del capo del settore giudiziario Mahmoud Shahrudi, ha dato per accertato esserci stati abusi contro i detenuti, che li hanno indotti a scrivere le confessioni. Ma il rapporto non è stato reso noto.
Sarah Leah Whitson, direttore di Hrw per il Medio Oriente, osserva che il sistema giudiziario non può processare una persona “in forza di una confessione scritta che lo stesso [sistema giudiziario] riconosce che è stata estorta”, dovrebbe piuttosto “processare i responsabili per le torture”. Il processo, conclude, colpisce persone che “hanno criticato il governo”. (PB)
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