27/09/2022, 11.33
AFGHANISTAN
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Kandahar, ritrovata fossa comune con 21 corpi: l'Onu chiede un'indagine

Rinvenuti nel distretto di Spin Boldak, al confine con il Pakistan. Human Rights Watch in precedenza aveva documento il ritrovamento di oltre 100 cadaveri in un canale. Il mese scorso sono aumentate le interferenze dei talebani nella distribuzione degli aiuti. Le agenzie umanitarie lanciano un appello per ulteriori fondi: una parte della popolazione rischia di non superare l'inverno.

Kabul (AsiaNews) - Nello stretto di Spin Boldak, provincia di Kandahar, è stata trovata una fossa comune con almeno 21 corpi. Il portavoce talebano della provincia meridionale, Atahullah Zaid, ha detto, senza fornire prove, che le vittime sono state uccise e sepolte lì 9 anni fa, quando il generale Abdul Raqi Achakzai - strenuo oppositore del talebani morto in un attacco armato nel 2018 - era a capo della polizia provinciale. 

La fossa comune è stata trovata in una zona di confine con il Pakistan. Un’ex guardia di frontiera ha spiegato in forma anonima ad Amu.tv che l'area è sotto lo stretto controllo dei talebani e sono con ogni probabilità loro i colpevoli del massacro. Molti ex membri delle Forze di difesa e sicurezza nazionali afgane sono stati uccisi a Spin Boldak quando i talebani hanno ripreso il controllo del distretto a luglio dello scorso anno.

Patricia Grossman, direttrice per l’Asia di Human Rights Watch, ha chiesto un’indagine internazionale: “È fondamentale che tutti i presunti crimini siano indagati come parte di un processo da svolgersi secondo gli standard internazionali”, ed è importante che i talebani “impediscano atti di vendetta”. Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan, Richard Bennett, ha affermato che è essenziale che, in attesa dell'esame forense, i resti non vengano danneggiati.

Non sarebbe la prima volta che i talebani si dedicano a uccisioni arbitrarie e poi fanno sparire i corpi: a luglio di quest’anno Human Rights Watch aveva documentato il ritrovamento di oltre un centinaio di cadaveri nel canale nella provincia orientale di Nangarhar. In base alle ricostruzioni gli ex studenti coranici avevano condotto incursioni notturne per uccidere chiunque fosse sospettato di essere affiliato o di aver dato rifugio ai membri dello Stato islamico (Is-K), il gruppo terroristico che considera tiepida l’agenda islamista dei talebani. Tuttavia è difficile differenziare le uccisioni di civili ed ex membri del governo afghano, combattenti appartenenti alla resistenza anti-talebana  e miliziani dello Stato islamico.

La repressione dei talebani ha fatto salire il numero di sfollati interni: secondo i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) - aggiornati alla settimana scorsa - sono più di 30.200 le persone che nel corso del 2022 hanno lasciato la loro casa a causa delle violenze diffuse o dei disastri ambientali. Un numero elevato - a cui per fare un confronto andranno aggiunti gli spostamenti dell’ultima parte dell’anno - ma comunque nettamente inferiore ai 704mila sfollati del 2021.

Milioni di persone nel frattempo non hanno i mezzi per superare un altro inverno: le agenzie Onu vengono considerate l’ultima “barriera” tra la carestia e la popolazione afghana, ma il mese scorso sono aumentati gli incidenti di accesso all’assistenza umanitaria. In altre parole i talebani hanno impedito la distribuzione di aiuti alla popolazione: i dati dell’Ocha dicono che ad agosto le interferenze sono aumentate del 39% rispetto a luglio, provocando anche la sospensione di alcuni programmi umanitari. 

Le difficoltà economiche affliggono il 60% della popolazione, pari a 24,4 milioni di persone. Il Programma alimentare dell’Onu sta assistendo 18 milioni di afgani in condizioni di grave insicurezza alimentare, sei milioni dei quali sull'orlo della carestia. Le agenzie umanitarie all’inizio dell’anno hanno lanciato un appello per la raccolta di 4,4 miliardi di dollari: 9 mesi dopo sono stati raccolti solo il 43% dei fondi necessari.

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