11/03/2010, 00.00
NEPAL
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Kathmandu: scontri tra polizia e profughi tibetani, arrestate 34 persone

di Kalpit Parajuli
Nonostante il divieto di manifestazioni anti-cinesi gli esuli ricordano i 51 anni dell’invasione del Tibet e insultano il presidente cinese. Oltre 500 i poliziotti dislocati dal governo. Giovane tibetano: Vogliamo che il governo cinese vada via dal nostro Paese, non potrò mai dimenticare le atrocità subite dalla gente innocente.

Kathmandu (AsiaNews) – Al grido di “vogliamo giustizia” e “morte a Hu Jintao” centinaia di rifugiati tibetani hanno ricordato ieri a Kathmandu i 51 anni dell’occupazione cinese del Tibet. Iniziata con 5 minuti di silenzio per le vittime dell’invasione la manifestazione pacifica è però degenerata in alcune zone della città in scontri con la polizia che ha arrestato 34 persone. Nel timore di rivolte il ministero degli interni aveva dislocato nei giorni scorsi oltre 500 poliziotti nelle aree più sensibili della città e davanti all’ambasciata cinese.  

“Vogliamo che il governo cinese vada via dal nostro Paese – afferma Tsultrin Tenzin, uno dei dimostranti – continueremo a combattere finché questo non accadrà”. Tenzin dice che non potrà mai dimenticare l’invasione dei cinesi e le loro atrocità sulla gente innocente.

Secondo i tibetani in esilio l’occupazione cinese è costata oltre 1 milione di morti, tra guerra, persecuzioni e carestie. Dopo l’invasione di Lhasa del 1951 e l’esilio del Dalai Lama in India, il Nepal ha ospitato migliaia di rifugiati in fuga dal Tibet. Con la caduta della monarchia nepalese nel 2006 e la salita al potere dei partiti maoista (Unified Communist Party of Nepal)  e leninista-marxista (Unified Marxist–Leninist) il Paese ha iniziato a stringere accordi economici con Pechino, vietando agli esuli qualsiasi tipo di manifestazione anti-cinese. Già nel 2008 in occasione delle Olimpiadi di Pechino il governo aveva limitato le manifestazioni di dissenso, soffocandole con la forza.

Questa mattina le forze dell’ordine hanno confermato gli arresti. Laxmi Prasad Dhakal, responsabile degli uffici amministrativi di Kathmandu, afferma: “Quattro manifestanti sono già stati condannati a 90 giorni di prigione, mentre gli altri 30 sono stati schedati e attendiamo disposizioni dal governo”. Dhakal sottolinea che la vigilia della manifestazione Thinley Gatso, rappresentante del Dalai lama in Nepal, aveva invitato i rifugiati a protestare in modo pacifico, mostrando rispetto per il Paese ospitante.

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