08/06/2023, 10.47
LANTERNE ROSSE
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Ko Wen-je, l’uomo di mezzo per scardinare il bipolarismo di Taiwan

di Dario Salvi

A poco più di sei mesi dal voto resta incerta la corsa alle presidenziali. In testa il leader democratico William Lai. L’ex sindaco di Taipei Ko Wen-je contende la seconda piazza al rappresentante del Kuomintang. In gioco il futuro dell’isola, fra timori di guerra con la Cina e la “sudditanza” verso gli Stati Uniti. Il peso del voto giovanile e le sue rivendicazioni inespresse. 

Milano (AsiaNews) - Le elezioni presidenziali in programma nel gennaio del prossimo anno a Taiwan saranno un crocevia fondamentale per i suoi 23,5 milioni di abitanti e per il futuro stesso dell’isola “ribelle”, tanto nei rapporti con la Cina quanto sullo scacchiere internazionale. Dalle urne uscirà l’indirizzo politico del futuro governo di Taipei e il quadro delle alleanze per il prossimo quadriennio in un’area del mondo strategica a livello economico, commerciale e militare e già terreno di scontro fra il Pechino e gli Stati Uniti, in un quadro di profonda tensione. Da un lato vi è infatti il sostegno di Washington che si contrappone alle ramificazioni della Cina e alla crescente pressione - diplomatica e a colpi di armi - sull’isola. Contrapposizioni che si riflettono anche fra i principali candidati: il rappresentante del Kuomintang (Kmt) e leader dell’opposizione Hou Yu-ih si mostra garante dei rapporti col Dragone e fattore di pace; sul fronte opposto il vice-presidente uscente e candidato del Democratic Progressive Party William Lai, promotore della linea dura e della lotta pro libertà e democrazia di fronte all’imperialismo - e all’autocrazia - cinese. Tuttavia, a rimescolare le carte potrebbe essere il terzo incomodo, l’ex sindaco di Taipei ed esponente del Taiwan People’s Party (Tpp, da lui fondato nel 2019) Ko Wen-je: una candidatura emersa solo nelle scorse settimane e che potrebbe fungere da ago della bilancia nel braccio di ferro fra Cina e Usa.

Un ponte fra Pechino e Taipei

Ultimo ad aver annunciato la propria candidatura, quello che fino al 2022 era il primo cittadino della capitale si è inserito da un mese nella partita elettorale e sembra essersi già ritagliato una fetta consistente di gradimento presso i suoi concittadini. Sebbene il suo partito possa contare solo su un manipolo di parlamentari, Ko Wen-je è in continua ascesa come certificano gli ultimi sondaggi che lo danno vicino al candidato del Kuomintang, ma ancora al di sotto del vice-presidente e favorito alle urne Lai Ching‑te, meglio noto come William Lai. Quando ricopriva l’incarico di sindaco di Taipei, egli ha cercato di intavolare più volte un dialogo con Pechino pur non risparmiando critiche, come successo lo scorso anno quando si è scagliato contro la pressione militare cinese durante un incontro virtuale con funzionari di Shanghai. Una posizione di equilibrio ribadita in questi giorni alla Reuters, durante la quale interpellato su un possibile incontro con Xi Jinping ha risposto che non serve “tanto per il gusto di farlo”, ma andrebbe inserito in un quadro “chiaro” di “obiettivi” alla base dei colloqui stessi. 

Intervistato durante un viaggio di lavoro a Tokyo il candidato dei popolari, con anni di professione chirurgica alle spalle, ha detto di non aver alcun problema per gli scambi culturali con la Cina e che è possibile intavolare una collaborazione fattiva sul piano economico. “Sul piano politico, nella fase attuale - ha aggiunto - vi sono diversi sistemi politici e diversi stili di vita”. Riprendendo il tema dell’incontro con il leader cinese, la risposta è secca: “Quale sarebbe l’obiettivo, quale sarebbe - si chiede Ko Wen-je - il vantaggio per Taiwan?”.

Ma Ying-jeou, del Kuomintang, è l’unico presidente taiwanese ad aver incontrato l’omologo di Pechino: un faccia a faccia che risale a fine 2015, a Singapore. In seguito la Cina ha respinto molteplici richieste di colloqui con l’attuale leader Tsai Ing-wen, definendola una separatista per la sua contrapposizione alla madrepatria. “Non dobbiamo quindi incontrarci [con Xi] tanto per il gusto di farlo” ha aggiunto l’ex sindaco di Taipei, che predilige un approccio “pragmatico: quali sono i temi al centro dei discorsi, e quale lo scopo?”. Egli ha concluso confermando, in una battuta, il tentativo di mantenere un rapporto di equilibrio anche con Washington, evitando l’atteggiamento di sudditanza: dagli Stati Uniti “compriamo le armi che servono” ha concluso, ma non certo “qualsiasi cosa gli americani ci dicono di acquistare”.

Radicalismo, moderazione e rottura

In lizza per la carica presidenziale vi sono dunque tre sindaci (o ex) con un profilo diverso fra loro e il vincitore, che succederà all’attuale leader Tsai ing-wen, sarà chiamato a guidare l’isola in una fase delicata quanto incerta. Il 63enne Lai è stato a lungo vicino all’ala “verde” e più radicale del partito, quella che rivendica con maggiore forza la lotta all’indipendenza e per molti una sua vittoria potrebbe esacerbare le tensioni. Egli in passato si descriveva come un “pragmatico lavoratore per l’indipendenza” di Taiwan, ma oggi sembra aver corretto il tiro sottolineando che l’isola è già nazione sovrana e non ha bisogno di dichiarare alcuna indipendenza, lavorando solo a favore del mantenimento dello status quo. Resta però inviso a Pechino, che lo ha accusato di “giocare col fuoco” operando con parole e gesti per l’indipendenza. Il candidato del Kuomintang viene considerato invece più moderato, segno che il partito vuole mantenere la propria base elettorale e cercare di attirare il voto del ceto medio. Il 65enne Hou You-yi, ex funzionario di polizia, viene però considerato “inesperto” in politica estera e inadatto a gestire le relazioni e i rapporti di forza attraverso lo stretto. Egli ha affermato la propria contrarierà sia alle rivendicazioni indipendentiste di Taiwan, sia alla prospettiva di “una nazione, due sistemi” avanzata da Pechino in caso di riunificazione. Parole che, per molti analisti, sono un implicito riferimento al tentativo di mantenere lo status quo che risulta essere la posizione più diffusa e auspicata fra i cittadini dell’isola.

A rimescolare le carte fra i due fronti potrebbe essere proprio il candidato popolare Ko Wen-je, capace di attirare il voto moderato. Gli ultimi sondaggi assegnano un 35,7% di preferenze per Lai, il 25,9% per l’esponente Kmt e il 24,9% per il terzo incomodo, ma molto potrebbe cambiare in questi mesi che separano dal voto. In particolare per il 63enne ex medico prestato alla politica, fondatore del Tpp nel 2019 oggi soprannominato “forza bianca” per aver rotto la tradizionale visione bipartitica di Taiwan dando vita a un “terzo polo” che, oggi, è una realtà che “non si può ignorare”. Anche perché egli risulterebbe essere il più gradito fra i giovani ed è già allo stato attuale pronto a contendere la seconda piazza al rappresentante del Kuomintang, con una prospettiva di ulteriore scalata nell’indice di gradimento. Analisti ed esperti sottolineano la sua politica di attrazione verso l’elettorato giovanile di cui denuncia “l’impotenza” di fronte ai problemi maggiori: inflazione, stipendi stagnanti, costo delle case e della vita in genere, questioni interne irrisolte. Il suo approccio rappresenta uno “sbocco emotivo” per le lamentele e le insoddisfazioni giovanili, tuttavia resta il problema di tradurre il gradimento (sulla carta) in voti (alle urne) nella partita elettorale. Dei rapporti con la Cina ne ha parlato ad aprile durante una visita di tre settimane negli Stati Uniti, in cui ha detto che Taiwan deve essere preparata alla guerra aumentando le capacità militari per scoraggiarla, cercando al contempo di “ridurre” l’inimicizia con Pechino usando “buona volontà”. In un’intervista a Nikkei Asia Ko ha affermato che lo “status quo” di Taiwan circa una indipendenza di fatto, ma non ufficializzata, è la sola “opzione realistica” al momento. E non ha risparmiato critiche ai democratici per il loro atteggiamento “bellicoso”, al Kuomintang per una (a suo dire) eccessiva “deferenza” verso Pechino. Insomma, l’uomo di mezzo che potrebbe scardinare il bipolarismo di Taiwan e mediare con la Cina mostrando i muscoli.  

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