27/07/2020, 08.51
ARABIA SAUDITA - ISLAM
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L'Hajj ai tempi del Covid-19, in 10mila pronti a partecipare al pellegrinaggio

Arrivati i primi pellegrini, subito sottoposti a controllo della temperatura e quarantena. A ciascun partecipante un kit che comprende pietre “sterilizzate” per la lapidazione, maschere e disinfettanti, oltre a un tappeto personale per il rito della preghiera. Fra i pellegrini selezionati vi sono anche operatori sanitari e militari guariti dal coronavirus.

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - In Arabia Saudita si stanno ultimando gli ultimi preparativi in vista dell’Hajj che, secondo il calendario islamico, inizia il prossimo 29 luglio. Un pellegrinaggio in tono minore e, per la prima volta nella storia moderna, vietato ai musulmani che non vivono nel regno a causa delle misure di chiusura attuate da Riyadh per contenere la pandemia di nuovo coronavirus. 

Ogni anno nel regno wahhabita in pochi giorni l’evento attira fino a 2,5 milioni di persone. Nel marzo scorso, durante le prime fasi dell’emergenza, il governo saudita aveva chiesto di sospendere l’organizzazione dei viaggi nei luoghi sacri, riservandosi di cancellare l’evento o mantenerlo - come avvenuto - in tono minore dando il via libera “a un numero simbolico” di fedeli.

Le autorità hanno concesso circa 10mila autorizzazioni a sauditi e stranieri con permesso di residenza, rispetto ai mille ipotizzati in un primo momento. Tuttavia, si sono registrate polemiche attorno alle procedure di assegnazione dei pochi (e ambiti) posti, attuate tramite una lotteria online definita da più parti “opaca” cui hanno partecipato fedeli da oltre 160 nazioni al mondo. 

Fonti del governo riferiscono che il 70% dei partecipanti al pellegrinaggio maggiore, uno dei cinque pilastri dell’islam, sono di nazionalità straniera. Il divieto di accesso è stato esteso anche alla stampa estera, che non potrà dunque garantire adeguata copertura a un evento dalla portata globale mentre permangono restrizioni all’accesso alla Mecca e sono state rafforzate le disposizioni sanitarie. 

Dall’inizio della pandemia di Covid-19 l’Arabia Saudita ha registrato circa 267mila contagi e oltre 2700 morti. 

Nel fine settimana sono giunti nella città santa i primi pellegrini, subito sottoposti a controllo della temperatura e posti in quarantena. A ciascun partecipante viene affidato un kit che comprende pietre “sterilizzate” per il tradizionale rituale della lapidazione, maschere e disinfettanti, oltre a un tappeto personale per il rito della preghiera.

Ai fedeli viene effettuato un test per tracciare eventuali positività al coronavirus; essi dovranno affrontare un periodo di quarantena anche a conclusione del rito, mentre si moltiplicano sul territorio cliniche mobili, ambulanze e strutture mediche per venire incontro alle eventuali necessità dei pellegrini, per i quali resta valido l’obbligo di distanziamento sociale. 

Secondo quanto riferisce il ministero saudita per l’Hajj, fra i pellegrini selezionati per la partecipazione vi sono anche operatori sanitari e militari che hanno contratto nei mesi scorsi il nuovo coronavirus e sono oggi guariti. 

Il pellegrinaggio maggiore in passato è stato teatro di gravissimi incidenti, come è avvenuto nel 2015 con oltre 700 morti; per questo molti fedeli ritengono che, a dispetto della pandemia, quest’anno sia molto più sicuro partecipare all’evento partendo dal numero limitato fino al rafforzamento delle misure di sicurezza e dei presidi sanitari. Resta infine negativo il saldo per commercianti e attività che, grazie al pellegrinaggio, fatturavano gran parte dei guadagni annuali e garantivano centinaia di migliaia di posti di lavoro.

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