26/06/2025, 11.28
INDIA
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L'India tra gli otto peggiori Paesi al mondo sulla tortura

di Nirmala Carvalho

La denuncia nel Global Index presentato a Ginevra dall'Organizzazione Mondiale Contro la Tortura. Ben 2739 le morti in carcere nel 2024, in crescita rispetto all'anno precedente. New Delhi non ha mai ratificato la Convenzione dell'Onu contro queste orribili pratiche. Emblematica dell'impunità la storia di due commercianti cristiani del Tamil Nadu deceduti in cella nel 2020 dopo essere stati arrestati per aver violato il lockdown durante il Covid: la famiglia non ha ancora ottenuto giustizia.

Ginevra (AsiaNews) - Durante la presentazione del Global Index on Torture il 25 giugno a Ginevra, l’attivista per i diritti umani Henri Tiphagne, direttore della ong indiana People’s Watch, ha criticato duramente New Delhi per la mancata ratifica della Convenzione Onu contro la tortura, che permette l’impunità sistemica nelle morti in custodia.

Lo ha fatto citando un caso emblematico: quello di due cristiani - P. Jeyaraj, 58 anni, e suo figlio Benicks, 38 anni – arrestati nel 2020 con l’accusa di aver tenuto aperti i loro negozi oltre l’orario consentito, mentre il Tamil Nadu era ancora in lockdown per contenere la diffusione del Covid, e ritrovati morti il giorno dopo. “Quel padre e quel figlio – ha denunciato Tiphagne - sono stati torturati e sono morti in custodia giudiziaria. Furono fatti comparire davanti a un magistrato dopo aver già cambiato vestiti tre volte a causa delle emorragie. Il processo sul loro caso è in corso da cinque anni, con 262 udienze, e non si è ancora concluso, mentre la famiglia continua a subire ritorsioni”.

L’India è uno degli otto Paesi menzionati (insieme a Libia, Honduras, Bielorussia, Colombia, Turchia, Filippine e Tunisia) nell’Indice Globale sulla Tortura compilato dall’Organizzazione Mondiale Contro la Tortura (OMCT) con partner di 26 Paesi, che evidenzia l’impunità, le lacune legali e il silenzio dello Stato sulla tortura come aspetti centrali della crisi dei diritti umani in questi Paesi. Solo nel 2024, la stessa Commissione Nazionale per i Diritti Umani (NHRC) – organismo dipendente dal governo di New Delhi - ha registrato 2.739 morti in custodia, in aumento rispetto alle circa 2.400 dell’anno precedente.

“L’India non ha ancora ratificato la Convenzione contro la tortura – accusa , ha affermato Tiphagne - nonostante oltre 41 Paesi l’abbiano raccomandato. La Commissione Nazionale per i Diritti Umani, che esiste da 32 anni, non ha mai perseguito un solo ufficiale di polizia responsabile di omicidi extragiudiziali o torture”. Il direttore di People’s Watch ricorda come disposizioni basilari quali l’accesso ai video dell’autopsia per le famiglie, la sorveglianza con telecamere nelle camere mortuarie e la riabilitazione psicologica per le vittime, vengono sistematicamente ignorate in India.

L’Indice Globale sulla Tortura valuta i Paesi in base a cinque dimensioni chiave: prevenzione, responsabilità, riparazione e risarcimento, protezione e supporto per sopravvissuti e testimoni, e garanzie per i difensori dei diritti umani. L’India ha ottenuto punteggi particolarmente bassi in tutte le categorie. Secondo un comunicato stampa dell’OMCT, il governo indiano ha anche ignorato le sentenze della Corte Suprema volte ad alleviare il carico sui detenuti in attesa di processo, molti dei quali rimangono in carcere ben oltre il tempo previsto per il reato di cui sono accusati. I funzionari carcerari violano regolarmente le linee guida sui rilasci e la riabilitazione.

Il rapporto evidenzia anche la persecuzione dei difensori dei diritti umani come una delle principali preoccupazioni in India. “La tortura è usata come arma per metterli a tacere”, ha detto Tiphagne. Ha citato il caso di Khurram Parvez, in prigione da oltre quattro anni, e degli imputati del caso Bhima Koregaon, ancora detenuti senza processo. “Ci sono donne come l’attivista adivasi Soni Sori, torturata dal 2005, che ancora lotta per proteggere la sua terra”, ha aggiunto.

La modifica del 2019 alla legge sulle Attività Illegali (UAPA) ha facilitato la designazione arbitraria di attivisti come terroristi, intensificando la repressione del dissenso, secondo il rapporto. Dal 2018, almeno 61 difensori dei diritti umani sono stati detenuti, molti dei quali torturati o maltrattati. Casi noti includono l’incarcerazione prolungata e la morte del professore disabile GN Saibaba, e i due anni di prigione per il giornalista Siddique Kappan, arrestato mentre cercava di riportare un episodio di violenza di casta.

Durante l’evento di Ginevra, il segretario generale dell’OMCT, Gerald Staberock, ha dichiarato: “La tortura non avviene solo nei sotterranei bui delle dittature. Succede anche nelle democrazie con sistemi legali funzionanti e proprio l’India ne è un esempio emblematico”.

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