23/07/2025, 16.06
CINA-UE
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L'appello: 'L'Ue difenda i diritti umani in Cina quanto il commercio e la sicurezza'

Alla viglia del Vertice Ue-Cina in programma da domani a Pechino un appello di 17 ong alla presidente della Commissione Von der Leyen e al presidente del Consiglio europeo Costa. Preoccupazione per i prigionieri politici, la repressione degli uiguri, la libertà religiosa e la Legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong. "Le gravi e crescenti violazioni dei diritti umani da parte delle autorità cinesi suscitino strategie nuove".

Bruxelles (AsiaNews/Agenzie) – L’Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero “affrontare la crisi dei diritti umani - che colpisce sempre più persone non solo in Cina, ma anche a livello globale - con la stessa determinazione dimostrata nell’affrontare le questioni di sicurezza e commercio”. È l’appello lanciato da 17 ong attive sul fronte della difesa dei diritti umani in Cina in una lettera aperta alla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, alla vigilia del Vertice Ue-Cina in programma a Pechino il 24 e 25 luglio. Si tratta di un appuntamento molto atteso in un momento in cui - sotto la spinta della guerra dei dazi - Cina e Unione europea sembrano alla ricerca di nuove intese.

I firmatari – tra i quali figurano Amensty International, Human Rigths Watch, Christian Solidarity Worldwide, la rete Chinese Human Rights Defenders, International Campaign for Tibet e il World Uighur Congress – chiedono che durante il vertice “vengano annunciate nuove iniziative per rafforzare e superare gli impegni già presi nel documento EU-China Strategic Outlook del marzo 2019”.

“Apprezziamo il continuo sostegno dell’Unione europea alla società civile indipendente e ai difensori dei diritti umani in Cina – si legge nel testo - e ringraziamo per aver condannato la detenzione arbitraria degli attivisti legali per i diritti umani Xu Yan e Yu Wensheng, arrestati nel settembre 2022 mentre si recavano a un incontro con funzionari dell’Ue”. Ma questo non impedisce di constatare che Xi Jinping e i vertici di Pechino “si sentono impuniti per le diffuse detenzioni arbitrarie, l’assimilazione forzata, il lavoro forzato e la tortura in Cina; nonché per la repressione transnazionale, che avviene anche in Europa. Le autorità cinesi non solo rifiutano di rispettare la stragrande maggioranza dei loro obblighi internazionali in materia di diritti umani, ma cercano anche di riscrivere le norme globali sui diritti umani e di indebolire le principali istituzioni internazionali”.

Di qui l’invito delle ong attive sul fronte della difesa dei diritti umani a “usare il vertice per assicurare giustizia alle vittime e ai sopravvissuti delle violazioni e degli abusi di Pechino”. In particolare vengono richieste una serie di azioni specifiche tra cui la richiesta di rilascio immediato e incondizionato dei difensori dei diritti umani detenuti per il loro impegno, nominando esplicitamente i singoli casi, tra cui il saggista di Hong Kong Gui Minhai (che è cittadino Ue) e l’intellettuale uiguro Ilham Tohti, vincitore del Premio Sakharov. Viene chiesto inoltre di ribadire gli impegni presi in sede di G7 per porre fine alla repressione transnazionale perpetrata dal governo cinese, sia negli Stati membri dell’Ue che altrove attraverso intimidazioni, sorveglianza, minacce o atti di violenza fisica, minacce ai familiari e repressione digitale anche con molestie sessuali nei confronti delle donne. Altro punto è la difesa del diritto alla libertà religiosa, riportata al centro dell’attenzione nelle ultime settimane dalla questione della selezione del prossimo Dalai Lama. Infine la richiesta dell’abrogazione urgente di norma come la Legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, che sono incompatibili con gli obblighi del diritto internazionale.

“Dopo 50 anni di relazioni tra Unione europea e Cina – conclude l’appello - l’Ue dovrebbe fare il punto sulla crescente repressione operata dal governo cinese, sia all’interno del Paese sia all’estero, ed esprimere solidarietà verso le persone in Cina che cercano di esercitare, sostenere e difendere i diritti umani. La recente decisione dell’Ue di annullare un dialogo economico e commerciale con il governo cinese per gravi divergenze dimostra una volontà di fare pressione su Pechino in modi nuovi e diversi. Le gravi e crescenti violazioni dei diritti umani da parte delle autorità cinesi dovrebbero portare a strategie nuove. Senza di questo, le persone in Cina - e in Europa - sarebbero sempre più a rischio”.

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