10/10/2023, 16.16
CINA-ISRAELE-PALESTINA
Invia ad un amico

L'ostaggio sino-israeliano Noa Argamani e la posizione di Pechino su Hamas

di John Ai

È nata a Pechino la ragazza di uno dei video virali sul rapimento compiuto dai miliziani palestinesi al rave party israeliano nel deserto del Negev. Oltre a lei l'Organizzazione per l'assistenza alle imprese cinesi segnala anche altri connazionali di cui non si hanno notizie. Pressioni da Israele perché il governo della Repubblica popolare condanni Hamas. Sui social network cinesi poca solidarietà per per la ragazza mentre gli influencer vicini al Partito sostengono la Palestina.

Pechino (AsiaNews) – La presenza di donna cinese-israeliana tra gli ostaggi portati a Gaza da Hamas, si intreccia in queste ore con le posizioni espresse dalla Repubblica popolare cinese nel conflitto in corso nel Sud di Israele. Noa Argamani, nata nella capitale cinese Pechino, secondo il suo profilo Instagram è una studentessa dell'Università Ben-Gurion del Negev, nel sud di Israele, e tra una settimana compirà 26 anni. Suo padre è israeliano e sua madre cinese. Un video online l’ha mostratat mentre veniva portata via su una moto dal festival musicale Supernova dai miliziani palestinesi. Ha allungato le braccia verso il suo fidanzato, anch'egli rapito, gridando “Non uccidetemi”.

L'Organizzazione per l'assistenza alle imprese cinesi in Israele ha annunciato che almeno tre cittadini cinesi sono stati feriti e quattro cittadini cinesi sono scomparsi durante il conflitto e il caos. La comunità cinese locale in Israele sta cercando di offrire aiuto e di individuare i loro spostamenti. I cinesi locali si aspettano anche che le autorità cinesi facciano pressione su Hamas per liberare la donna cinese-israeliana rapita.

In una conferenza stampa ieri la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning, rispondendo alle domande dei media sul rapimento della donna e sul fatto che sia una cittadina cinese, si è limitata a dire: “Ci siamo sempre opposti alla violenza e agli attacchi contro i civili. I miei colleghi stanno verificando la situazione, quindi al momento non ho informazioni da fornire”.

La precedente dichiarazione del Ministero degli Esteri cinese, domenica, invitava entrambe le parti a un cessate il fuoco senza incolpare Hamas. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha dichiarato: "La Cina è profondamente preoccupata per l'attuale escalation di tensioni e violenza tra Palestina e Israele. Chiediamo alle parti interessate di mantenere la calma, di esercitare la moderazione e di porre immediatamente fine alle ostilità per proteggere i civili ed evitare un ulteriore deterioramento della situazione". 

Il mero richiamo alla “soluzione dei due Stati” è stato accolto con delusione da Israele. L'ambasciata israeliana a Pechino ha scritto su X, un tempo noto come Twitter: "Speriamo che la Cina possa offrire sostegno a Israele in questo momento difficile". Anche una delegazione di senatori statunitensi in visita in Cina ha espresso il proprio disappunto. Chuck Schumer, leader della maggioranza del Partito Democratico al Senato degli Stati Uniti, durante l'incontro con il presidente cinese Xi Jinping, ha esortato la Cina a schierarsi con Israele per condannare gli attacchi mortali di Hamas. A Pechino la delegazione Usa sta discutendo sulla creazione di condizioni di parità per le aziende statunitensi in Cina anche in vista del vertice dell'APEC in programma a San Francisco a novembre, indicato come una possibile occasione per un incontro tra Xi e Biden.

A giugno il presidente dell’autorità palestinese Abu Mazen aveva incontrato Xi Jinping a Pechino. Dopo l'incontro, Cina e Palestina avevano annunciato un "partenariato strategico". Xi aveva promesso che la Cina "sosterrà fermamente la giusta causa del popolo palestinese per ripristinare i suoi legittimi diritti nazionali". Xi ha proposto una conferenza di pace internazionale e si è detto disposto a "svolgere un ruolo attivo" nel facilitare i colloqui di pace.

La maggior parte dei commenti sui social network cinesi sostiene la Palestina. L'account Weibo dell'ambasciata israeliana a Pechino, che è l'equivalente di X in Cina, ha disabilitato i commenti. La maggior parte degli utenti web della cyber-sfera cinese non è solidale con la donna cinese-israeliana in ostaggio. Anche gli account sui social media con un background mediatico ufficiale sostengono la Palestina. Hu Xijin, caporedattore in pensione del quotidiano ufficiale Global Times e tuttora influencer, ha affermato che gli Stati Uniti stanno promuovendo la normalizzazione delle relazioni tra Arabia Saudita e Israele e che la Palestina non è in grado di sconfiggere Israele, per cui ha bisogno di "creare una grande agitazione" per rompere il paesaggio del Medio Oriente. Un altro account con sfondo ufficiale Xinhua News Agency ha affermato che gli attacchi hanno dimostrato "la forte vitalità e l'efficacia di combattimento di Hamas".

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Israeliano accoltellato a Pechino, uiguri condannano la violenza di Hamas
14/10/2023 15:01
Pechino si offre come mediatrice per il dialogo Israele-Palestina
17/05/2021 08:49
Dopo tre anni, Israele autorizza l’ingresso di veicoli privati nella striscia di Gaza
20/09/2010
Uri Avnery: Gaza, da 'seconda Singapore' a prigione a cielo aperto
09/06/2018 09:00
Israele riduce la fornitura elettrica a Gaza. Le autorità palestinesi si accusano l’un l’altra
13/06/2017 09:10


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”