15/04/2022, 11.19
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L'India ricorda Ambedkar, ma poco è cambiato per i dalit

di Alessandra De Poli

Il giurista indiano nato 131 anni fa si era battuto per l'equità sociale, per i fuori casta e per le donne. Ai politici indiani piace nominarlo, ma in concreto non viene fatto nulla per migliorare la situazione dei più poveri, ai margini nei settori economico, sanitario e giuridico, secondo i dati più recenti. Un premio in suo onore non viene più consegnato da anni.

New Delhi (AsiaNews) - Ieri in tutta l’India si è festeggiato l’anniversario dei 131 anni dalla nascita di Babasaheb Ambedkar, padre della Costituzione indiana, attivista per i diritti dei dalit e delle donne vissuto nella prima metà del secolo scorso. 

Politici e figure di spicco gli hanno reso omaggio: il primo ministro Narendra Modi ha affermato che quella di ieri è stata una giornata per “ribadire il nostro impegno a realizzare i suoi sogni” di giustizia sociale, il presidente Ram Nath Kovind ha definito Ambedkar “artefice della Costituzione” che “ha gettato le basi per l’India moderna”.

Eppure è dal 2014 che l’amministrazione Modi non consegna i premi intitolati ad Ambedkar e “i sogni” del giurista e avvocato indiano convertitosi al buddhismo sono rimasti tali: i dalit, gli “intoccabili”, sono rimasti indietro in termini di partecipazione economica, di rappresentanza giuridica e di accesso all’acqua e ai servizi sanitari.

Nato in una famiglia mahar, appartenente ai dalit, Bhimrao Ramji Ambavadekar, poi divenuto Ambedkar, tra il 1913 e il 1917 studiò legge alla Columbia University di New York e alla London School ef Economics and Political Science di Londra. 

Subito dopo l’ottenimento dell’indipendenza nell’agosto del 1947, venne nominato ministro della Giustizia e cominciò a lavorare alla Costituzione indiana, garantendo un ampio spettro di libertà civili e individuali e abolendo il concetto di “intoccabilità”. L’assemblea parlamentare approvò inoltre il sistema di “discriminazione positiva” secondo cui alcuni posti delle cariche pubbliche sono riservati alle caste e alle tribù svantaggiate.

Eppure, negli ultimi 70 anni, poco è cambiato per i dalit. Secondo un recente rapporto del governo le caste superiori possiedono oltre il 60% delle piccole e medie imprese, mentre le “scheduled castes” ne possiedono il 6,8% e le “scheduled tribes” solo il 2,1%, dove “scheduled castes and tribes” è la definizione ufficiale utilizzata dal governo indiano per riferirsi a gruppi etnici e sociali storicamente svantaggiati.

Anche a livello giuridico, è evidente la discriminazione nei loro confronti: secondo un magistrato dell'Alta Corte dell'Orissa, S. Muralidhar, le leggi indiane sono strutturate per penalizzare i poveri. Più della metà delle persone che sono in attesa di processo sono dalit, ha spiegato durante una coferenza tenutasi ieri. Il 21% dei detenuti appartiene a una “scheduled caste”, mentre il 37,1% fa parte della categoria “Other Backward Class”, altro termine utilizzato dal governo indiano per cercare di edulcorare la situazione degli emarginati. Più del 17% delle persone sotto processo e il 19,5% dei detenuti sono musulmani.

A fine marzo gli indiani hanno ricordato la satyagraha (resistenza non violenta) di Ambedkar del 1927, quando ai non bramini era vietato accedere alle risorse idriche utilizzate dagli appartenenti alle caste indù. Il giurista bevve davanti a tutti l’acqua della cisterna della città di Mahad, vicino a Mumbai, e invitò le donne dalit a indossare il sari come le appartenenti alle caste più alte. Ma ancora oggi i membri delle “scheduled castes”, delle “scheduled tribes” e i musulmani hanno una vita più breve a causa delle discriminazioni nei loro confronti, dicono i dati di governo ufficiali. Per esempio, i bambini che soffrono di malnutrizione sono il 26% nelle caste più alte, un dato che schizza al 40% per i dalit. Nell’Africa subsahariana la percentuale si aggira intorno al 30%. Negli ospedali le donne subiscono discriminazioni quando rivelano il proprio status sociale o la loro fede religiosa. Eppure sono proprio le fasce più povere della popolazione ad avere bisogno dei servizi pubblici, argomenta Preshit Ambade, ricercatore sulle politiche sanitarie. Sarebbe nell’interesse di tutto il Paese - che in termini di indicatori socio-economici ancora arranca rispetto alla media globale - promuovere un sistema di welfare efficiente basato sul concetto di equità sociale espresso da Ambedkar. 

Ma è un lato, quello dei poveri e degli emarginati, che il governo di Narendra Modi non vuole mostrare troppo. Nel 1992 era stato istituito il premio Dr. Ambedkar, poi accompagnato da una versione internazionale a partire dal 1995. Il riconoscimento viene assegnato ogni anno il 14 aprile a persone e organizzazioni che lottano contro le disuguaglianze in accordo con le idee di Babasaheb. Eppure da 8 anni per “motivi amministrativi”, il premio non è stato consegnato a nessuno, svela The Wire, nonostante nei mesi precedenti sia stata data ampia pubblicità e venga aperta come di consueto la nomina alle candidature. Tutti i partiti, fa inoltre notare il sito indiano, hanno utilizzato il nome di Ambedkar a scopi elettorali, ma nessuno finora ha sollevato la questione sulla ripetuta cancellazione del premio.

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