24/07/2022, 09.31
ECCLESIA IN ASIA
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La Chiesa indiana alla prova del sinodo

di Nirmala Carvalho

Dal 26 al 28 luglio a Bengaluru l'incontro conclusivo nazionale da cui uscirà la sintesi che sarà inviata a Roma dopo il lavoro nelle diocesi. Conversione, nuove sfide sociali e la fatica di ascoltare davvero i laici e i giovani: alcune voci dal cammino. 

Mumbai (AsiaNews) - La Chiesa cattolica di rito latino dell’India si riunisce dal 26 al 28 luglio a Bengaluru, per esaminare la Sintesi sinodale nazionale che verrà inviata a Roma nell’ambito del percorso indetto in tutto il mondo da papa Francesco e che vedrà il suo momento conclusivo nell’ottobre 2023. All’incontro di Bengaluru prenderanno parte 64 delegati provenienti da tutto il Paese: 15 vescovi, 12 sacerdoti, 10 religiosi e 27 fedeli laici. Il Sinodo nazionale sarà presieduto dal cardinale designato Filipe Neri Ferrão, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici dell'India (CCBI), alla presenza del cardinale arcivescovo di Mumbai Oswald Gracias, del cardinale designato di Hyderabad Anthony Poola e dell’arcivescovo di Madras e Mylapore mons. George Antonysamy.

La sintesi nazionale è il frutto di 132 sintesi diocesane, 14 sintesi regionali e dei documenti stesi da 16 commissioni, 7 dipartimenti e 4 apostolati della Conferenza episcopale, nonché delle riflessioni offerte dai 674 Superiori maggiori delle Congregazioni religiose indiane di rito latino.

Che cosa ho offerto questo cammino alle Chiese dell’India? “Come vescovo emerito della diocesi di Port Blair, nelle Isole Andamane e Nicobare, ora residente nella mia diocesi d'origine, Goa, ho avuto il privilegio di partecipare alla riunione presinodale di due giorni di questa arcidiocesi - racconta mons. Alex Dias -. Data la nostra debolezza umana, che ci porta spesso a prendere scorciatoie in tutto ciò che facciamo, temevo che l'intero esercizio potesse essere dimenticato e spazzato sotto il tappeto dell'oblio. Non è forse quanto accaduto al Concilio Vaticano II e ai suoi 16 preziosi documenti?”.

“Ma il nostro amato papa Francesco - aggiunge ancora mons. Dias - ha posto davanti a noi un obiettivo, che dobbiamo sempre sforzarci di raggiungere e conseguire: essere una Chiesa santa, consapevole, come vuole Gesù. Egli ci ha dato il suo Spirito nel quale formiamo una sola Chiesa. Fin dall'inizio, papa Francesco ha chiesto una Chiesa che si riconosca ferita e bisognosa di conversione. Ognuno di noi, senza alcuna eccezione, deve avere questa convinzione. In passato abbiamo spesso sbagliato con le nostre scorciatoie. Che il Signore ci riporti sulla strada giusta, anche se lenta. Insieme cammineremo mano nella mano e saremo la Chiesa che il Maestro vuole”.

L’esperienza del Sinodo è stata anche l’occasione per confrontarsi su sfide che interpellano in maniera molto concreta la società indiana. Per esempio durante l’assemblea sinodale dell’arcidiocesi di Mumbai - che ha visto riunito 168 tra sacerdoti, religiosi a e laici - p. Magi Murzello, rettore e amministratore della St. Andrew's Educational Foundation, ha presentato un’iniziativa che, in linea con l’insegnamento dell’enciclica Laudato Sì, mira a coinvolgere anche la Chiesa nell’obiettivo di ridurre a zero il saldo delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

“Nel suo discorso di apertura del Sinodo - spiega p. Magi ad AsiaNews - papa Francesco ha invocato ‘una Chiesa che non si distacca dalla vita, ma si immerge nei problemi e nei bisogni di oggi, fasciando le ferite e curando i cuori spezzati con il balsamo di Dio’. Il cambiamento climatico sta già avendo un impatto sulla salute, sui mezzi di sussistenza e sulle infrastrutture delle aree urbane indiane, ma il suo impatto sarà maggiormente avvertito dalle popolazioni economicamente e socialmente emarginate, che vivono in insediamenti informali”.

"Il Sinodo è un momento cruciale nella vita della Chiesa - aggiunge il sacerdote indiano - un'opportunità di conversione e di rinnovamento, e la cura del creato è fondamentale per questo cammino. Ognuno di noi è chiamato a fare questo viaggio, come popolo di Dio, per compiere scelte migliori, pensando al futuro, acquisendo consapevolezza su alcune intuizioni cruciali. Semplici principi di condivisione, riciclo e riutilizzo potrebbero estendere i cicli di vita di tanti prodotti dannosi”.

Resta, però, soprattutto la sfida di una partecipazione reale dell’intera comunità cattolica indiana, con la disponibilità ad accogliere davvero il contributo dei laici. A esprimere perplessità su questo punto è sr. Dorothy Fernandes, suora della Presentazione da oltre 25 anni impegnata a Patna nelle comunità più emarginate e segretaria nazionale del Forum dei religiosi per la giustizia. “Sono alquanto delusa, qui a Patna ho notato uno scarso coinvolgimento dei laici – commenta ad AsiaNews -. Papa Francesco è stato molto coraggioso, ma temo che la nostra Chiesa non sia ancora pronta a questo. Purtroppo troppi sacerdoti si sentono ancora minacciati se le religiose e i laici pongono domande. La loro formazione ha insegnato solo a dominare le comunità, abbiamo idolatrato la gerarchia e le strutture”.

"Penso che per far decollare il sinodo in India ci vorranno molti anni - conclude -. Per esempio il linguaggio e tutto l'armamentario delle nostre funzioni liturgiche devono cambiare drasticamente, dobbiamo essere più attenti a non lasciare indietro nessuno, i laici vanno formati. Stiamo perdendo i nostri giovani: presto avremo solo anziani e bambini in chiesa. E credo che davvero il primo passo come Chiesa sia uscire tutti dalla presunzione di sapere tutto, con sacerdoti che siano capaci di mettersi in ascolto”.

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