11/07/2023, 08.51
RUSSIA-CINA
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La Cina si prende il Tatarstan

di Vladimir Rozanskij

Nella provincia di Tukaev iniziati i lavori di costruzione di un enorme complesso logistico-commerciale intitolato a Den Xiaoping. Il primo passo per una "zona economica speciale" che guarda alla chimica petrolifera della regione, dove è già molto attiva la Hikvision, compagnia cinese sulla lista nera per il lavoro forzato nello Xinjiang.

Mosca (AsiaNews) - Le autorità della repubblica russa del Tatarstan hanno presentato un rapporto sull’inizio della costruzione di un enorme complesso logistico-commerciale intitolato a Den Xiaoping, nella provincia di Tukaev, ai confini tra Europa e Asia. La prima tappa prevede un investimento di oltre 20 miliardi di rubli, circa 250 milioni di euro, per formare una “zona economica speciale”, un centro chiamato “Alabuga”, che dovrà essere inaugurato nella prima metà del 2024.

L’insieme delle strutture in cantiere, come una serie di scatole cinesi, comporranno il parco industriale “Etilen 600”, che offrirà tutti i servizi necessari per la sosta a breve e lungo termine dei carichi commerciali, per i lavori di carico e scarico, la gestione delle ordinazioni, la composizione dei trasporti e altro. Alla fine si prevede un movimento di 100 mila container all’anno. Sarà installata una produzione di materiali chimici a piccola e media capacità, che abbia accesso alle materie prime di estrazione di gas e petrolio. L’accordo tra la cinese “Alabuga” e la russa “Sibur” risale ad agosto del 2022, per un investimento globale di 1300 miliardi di rubli.

Già l’anno prossimo il complesso logistico sarà attivo, assicurano gli amministratori di Kazan, cominciando da un movimento di otto treni al giorno. La chimica petrolifera è destinata al trasporto verso la Cina, cercando di non calpestare troppo i decreti sanzionatori occidentali, che limitano lo scambio di molti materiali chimici, mentre da Pechino arriveranno articoli di largo consumo, e materiali necessari all’industria russa.

Come conferma il collaboratore del Fondo Carnegie Aleksandr Gabuev, “la Cina ha un grande interesse per la chimica petrolifera del Tatarstan, anche se è difficile dire quanto potrà compensare il blocco delle esportazioni in Europa”. La Russia e le sue regioni “energetiche” non hanno però altre vere alternative, e la Cina è l’unico partner in grado di avvicinarsi agli standard di prima della grande rottura con l’Occidente.

L’economia del Tatarstan si regge sulle “relazioni con i giganti”, come fa notare la direttrice dell’Istituto indipendente di politica sociale Natalia Zubarevič, “soprattutto in campo petrolifero”. Secondo il ministero dell’economia della repubblica dei tatari, fino al 2021 oltre il 25% del bilancio di Kazan si reggeva sull’estrazione di materiali energetici, e il 37,9% proveniva dalla lavorazione e raffinazione di petrolio, materiali chimici e derivati.

La Cina esporta oggi in Russia una quota molto rilevante di semiconduttori, chip e altri materiali a destinazione varia, che già di per sé si trovano nelle liste delle sanzioni Usa, e quindi non preoccupa tanto l’eventuale compromissione delle “sanzioni secondarie”. Una delle compagnie cinesi più attive in questo campo è la Hikvision, già inserita nella lista nera per la partecipazione alle persecuzioni nello Xinjiang, sfruttando il lavoro forzato dei “campi di rieducazione” per uiguri, kazachi e anche tatari di quello che al di fuori della Cina viene chiamato il “Turkestan orientale”.

La Hikvision del resto è già molto attiva in Tatarstan, dove vengono applicate le tecnologie cinesi per il sistema delle “città sicure”, grazie al sistema di videocamere per il monitoraggio e il riconoscimento identitario, soprattutto in prossimità delle scuole, asili, parchi e luoghi pubblici di ritrovo. Le sanzioni vengono aggirate con schemi anch’essi già molto sperimentati, di rotazione della titolarità delle tante strutture interessate.

Nonostante questi grandiosi progetti, molti esperti ritengono comunque che la Cina non intenda allargare troppo la collaborazione con la Russia, rivolgendosi piuttosto ai Paesi dell’Asia centrale, ma tiene sotto controllo ormai una vasta rete logistico-commerciale in tutta la parte asiatica della Federazione russa, “mettendo le uova in panieri diversi”, come spiega Gabuev. Una delle zone più strategiche per gli interessi cinesi è quella del Volga e degli Urali, nelle repubbliche del Tatarstan, del Baškortostan e della Ciuvascia.

 

Foto: Flick / Alexey

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