14/11/2005, 00.00
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La Jesuit Refugee Service compie 25 anni

di Danielle Vella

Sono 25 anni che l'organizzazione dei gesuiti è al servizio dei profughi di tutto il mondo. L'anniversario è stato celebrato con la pubblicazione di 2 libri.

Roma (AsiaNews) - Le finalità spirituali ed i valori rappresentati dall'aiuto ai profughi di tutto il mondo sono al centro delle celebrazioni per il 25° anniversario del Jesuit Refugee Service (Jrs), l'organizzazione internazionale della Compagnia di Gesù che accompagna, serve e difende la causa di profughi e di altre persone che sono state forzate a lasciare le loro case. Il Jrs segue una serie di progetti pastorali, di educazione, legali ed altro ancora in più di 55 paesi del mondo.

Per commemorare l'anniversario, il Jrs ha pubblicato un libro dal titolo "Dio in esilio: per una spiritualità condivisa con i profughi". Il gesuita Lluis Magrina, direttore internazionale dell'organizzazione, ha dichiarato ad AsiaNews: "Questa pubblicazione è il frutto di una serie di sforzi per venire incontro ad un bisogno sentito dal Jrs, quello di esprimere la ricca spiritualità che c'è nell'esilio e nella risposta del Jrs".

I primi che hanno cominciato a lavorare con l'organizzazione, e a dividere quindi il proprio cammino con chi è in esilio, hanno prestato servizio in accampamenti per rifugiati provenienti da Vietnam, Cambogia e Laos nei primi anni 80. È stata la sofferenza di profughi provenienti dall'Asia in espatrio clandestino su battelli, e anche di profughi eritrei e somali che si sono rifugiati a Roma, a spingere l'ex superiore generale dei gesuiti Pedro Arrupe a fondare il Jrs, "come risposta materiale, spirituale e pedagogica" ai loro bisogni. "Dio ci chiama attraverso queste persone", ha scritto quando il 14 novembre 1980 ha annunciato la nascita del Jrs.

Gesuiti, altri religiosi e laici hanno risposto alla chiamata, e nel corso degli anni hanno contribuito alla costante crescita dell'organizzazione; molti hanno deciso di condividere testimonianze, riflessioni bibliche e articoli basati sulla spiritualità di Sant'Ignazio (il fondatore dei gesuiti) nel libro "Dio in esilio".

Il Jrs ha pubblicato anche un altro libro in occasione dell'anniversario, "Gli orizzonti dell'apprendere: 25 anni di educazione del Jrs", descritto da padre Magrina come "una testimonianza del servizio della Jrs nel campo dell'educazione, che da sempre è un punto centrale della nostra missione".

Entrambi i libri vogliono dare segni di speranza nella sofferenza dell'esilio, speranza della quale si sente il bisogno in modo particolare, dato che sono sempre di più le persone che hanno dovuto lasciare le loro case a causa di tragedie causate dall'uomo o dalla natura. Quando padre Arrupe ha fondato il Jrs, nel 1980, si parlava di "16 milioni di profughi" nel mondo; ora secondo le stime gli esuli sono 40 milioni, fra che si è dovuto trasferire in altre parti del paese e chi è stato espulso con la forza.

"La Jrs compie 25 anni di vita, e i bisogni dei profughi e di altre persone costrette a lasciare casa sono più urgenti che mai", ha dichiarato padre Magrina. "Il numero di persone che sono state costrette a lasciare le loro case è cresciuto in maniera esponenziale come sono cresciute le problematiche che si trovano ad affrontare".

Questi problemi e queste difficoltà si trovano anche in Asia, dove il Jrs ha una serie di progetti in molti Paesi, come Thailandia, Indonesia, India, Cambogia e Sri Lanka, dove padre Magrina ha preparato il suo ultimo progetto, in relazione alle elezioni presidenziali del 17 novembre. "La nostra principale preoccupazione è che gli odierni segnali di intransigenza e la volontà di guerra manifestata da tutte le parti coinvolte – dal gruppo separatista Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte), al governo e ai partiti politici di lingua sinhalese – non è in grado di muoversi per una risoluzione pacifica del conflitto", ha dichiarato. 

I componenti del Jrs raggiungono la popolazione dello Sri Lanka, che è di fronte a crescenti restrizioni che non permettono di raggiungere le zone interne del paese dal nord e dall'est, a causa di crescenti tensioni politiche o restrizioni fatte per motivi di sicurezza. "La nostra postazione ci segnala che anche se non gli è impedito lavorare sono fermati di continuo da posti di controllo sia dall'esercito che dall'Ltte. Questo complica la vita sia delle Ong che soprattutto della gente del posto", ha detto padre Magrina.

Il direttore internazionale ha anche richiamato l'attenzione su un'altra popolazione che ha lasciato la sua terra e che è spesso dimenticata: circa 100 mila profughi del Buthan sono stati cacciati da anni dalle loro case e vivono in campi nell'est del Nepal.

"Poniamo ancora la nostra attenzione sulla situazione che si protrae da lungo tempo dei profughi nepalesi, alcuni dei quali sono al 15° anno di esilio", ha dichiarato. "Accogliamo con favore la notizia dell'incontro che si è tenuto tra il governatore del Bhutan e quello del Nepal a metà settembre, il primo da quasi 2 anni. Invitiamo entrambe le parti ad impegnarsi in modo serio per risolvere la situazione una volta per tutte, in maniera che vengano rispettati i diritti e le aspirazione dei profughi".

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