29/04/2022, 08.57
MOLDAVIA-UCRAINA-RUSSIA
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La Transnistria, freccia russa nel cuore dell’Europa

di Vladimir Rozanskij

Il territorio separatista non ha interesse a unirsi alla Russia. Le principali decisioni politiche, economiche e militari sono prese però a Mosca. La Transnistria non ha strutture per sostenere un attacco a Odessa, in Ucraina. I moldavi non si intromettono e puntano alla neutralità.

Mosca (AsiaNews) – Nella Transnistria, striscia separatista moldava al confine con l’Ucraina, si trovano due tipi di forze armate russe: i cosiddetti “pacificatori”, circa 500 persone dispiegate al fianco dei soldati moldavi e degli osservatori di vari Paesi, e il “gruppo limitato di truppe” che protegge i depositi militari russi nel villaggio di Kolbasna. È quanto spiega a Currentime.tv l’ex-ministro della difesa della Moldavia Anatol Šalar, secondo il quale nel secondo gruppo vi sono oltre 2.200 soldati.

Il sito ha intervistato anche l’ex vice premier della Transnistria per l’Integrazione nella Moldavia, Aleksandr Flenka, che ha spiegato in che cosa il territorio conteso si differenzia dalle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk nel Donbass, e perché la Russia non ha convenienza a riunire a sé questo territorio. Ciò anzitutto per la mancanza di un confine comune con la Russia, e poi perché la dirigenza di Tiraspol ha già da tempo raggiunto i propri scopi, ben prima della guerra in Ucraina: “Hanno già le forniture gratuite di gas dalla Russia, e un fiorente commercio di contrabbando in tutte le direzioni”.

Il gas russo viene usato per produrre energia da vendere “in nero” alla Moldavia, che frutta ottimi guadagni in dollari già da 30 anni, e non c’è alcun interesse né all’integrazione con la Russia, né al riconoscimento internazionale della repubblica, che implicherebbe obblighi e controlli di ogni genere. Nessuna intenzione neanche di scatenare un conflitto armato con l’Ucraina.

Alla domanda sull’effettiva indipendenza della dirigenza della Transnistria da Mosca, Flenka spiega che “nelle decisioni quotidiane e di ordinaria amministrazione c’è abbastanza libertà; ovviamente la dipendenza si sente a livello politico, economico e militare”. Per il resto, aggiunge Flenka, il cosiddetto presidente Vadim Krasnoselskij e il cosiddetto ministro degli Esteri Vitalij Ignatev, insieme a un’ampia casta di funzionari, “vivono tranquilli, essendo in possesso sia del passaporto russo sia di quello ucraino, e molti hanno anche quello moldavo”.

L’unico dato in comune con il Donbass è la creazione della repubblica separatista, avvenuta con l’appoggio della Russia secondo uno schema classico, visto anche in Abkhazia e Ossezia del sud rispetto alla Georgia, ma ognuno di questi territori ha una sua storia particolare.

La leva di controllo di Mosca rimane la fornitura di gas, che in questi giorni si sta chiudendo per diversi Paesi, e potrebbe interessare anche la Transnistria se venisse sospeso l’invio in Moldavia, da cui il territorio separatista sottrae illegalmente la quota di suo interesse. Del resto, se rimanessero senza gas, gli abitanti della Transnistria sarebbero ancor meno invogliati a combattere per i russi.

In realtà i russi pagano anche le pensioni dei cittadini della Transnistria, che vengono erogate dal comune di Mosca insieme ad altri sussidi sociali. In ogni caso un attacco russo a Odessa da occidente sarebbe economicamente insostenibile per le strutture di Tiraspol, che dispone di tecnologie militari risalenti al periodo sovietico, e la Russia non può trasportare nulla senza passare dall’Ucraina o dalla Moldavia. “Nei depositi russi ci sono comunque 20mila tonnellate di riserve militari, e anche se ne funzionasse la metà, sarebbe sempre una minaccia significativa”, osserva Flenka, “ma non sarebbe semplice rimettere in sesto questo arsenale”.

In Transnistria esiste anche un aeroporto militare, mantenuto per 30 anni a un livello minimo di efficienza, dove perfino atterrare di notte è impossibile, eppure negli scorsi giorni lì si sono sentite delle esplosioni notturne.

La presidente moldava Maia Sandu ha indicato l’aeroporto di Tiraspol come obiettivo ad alto rischio militare, ma Chişinău non ha la forza per imporre alcunché, e continuerà a mantenere la sua neutralità lavorando per vie diplomatiche in tutti sensi: con la Romania, l’Unione Europea, l’Ucraina e la stessa Russia.

La Transnistria, forse l’angolo più oscuro di tutto il continente, rimane una freccia puntata nel cuore dell’Europa.

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