18/11/2021, 19.19
LIBANO
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La campagna di AsiaNews a sostegno delle scuole cattoliche libanesi

di Dario Salvi

La crisi economica rischia di affossare il sistema educativo del Paese dei cedri e la rete secolare degli oltre 300 istituti legati alla Chiesa. Servono fondi per gli stipendi dei professori e per sostenere i costi, dall’elettricità al riscaldamento. P. Youssef: emerge il fenomeno nuovo dell’abbandono scolastico, proteggere le scuole per sostenere la missione. 

Beirut (AsiaNews) - La crisi economica in Libano - di cui parleremo questa sera alle 17,30 nel webinar Blackout Libano promosso da AsiaNews insieme alla Fondazione Oasis che è possibile seguire o rivedere nei prossimi giorni a questo link - sta mettendo a rischio il sistema educativo e la rete centenaria delle scuole cattoliche, che oltre a fornire un eccellente livello di istruzione sono un luogo privilegiato di incontro fra giovani cristiani e musulmani. La drammaticità della situazione è confermata dal segretario generale delle scuole cattoliche p. Youssef Nasr, che ricopre anche l’incarico di coordinatore di tutti gli istituti privati del Paese. Dai costi di gestione agli stipendi degli insegnanti, l’innalzamento dei prezzi legato all’inflazione e alla perdita di potere della moneta stanno prosciugando le casse delle scuole, impossibilitate a sostenere i costi. Per la prima volta emerge con forza il problema “dell’abbandono scolastico”, alimentato dai due anni di chiusure e didattica a distanza legati alla pandemia di Covid-19. In risposta all’emergenza educativa, AsiaNews lancia una campagna per sostenere le scuole cattoliche e l’istruzione dei giovani libanesi, cristiani e musulmani.
Ecco, di seguito, l’intervista a p. Youssef con, a seguire, i riferimenti per le donazioni:

Qual è la situazione delle scuole cattoliche in Libano?
Siamo di fronte a una crisi molto dura, a partire dal lato economico, iniziata nell’ottobre 2019, le cui conseguenze sulla scuola si ripercuotono oggi in tutta la loro portata, a partire da due fattori: il valore della moneta libanese, la lira, che è crollato rispetto al dollaro [oggi un dollaro vale 23mila lire, prima della crisi 1500]. Inoltre i salari sono rimasti invariati, ma con il deprezzamento della moneta il potere di acquisto è crollato. Questi fattori comportano pesanti conseguenze sulla scuola, perché da un lato lo stipendio di un insegnante non vale niente e da più parti giungono richieste di aumento per poter vivere in modo dignitoso. Dall’altro ci sono i costi di gestione: dal riscaldamento all’elettricità, cui dobbiamo provvedere noi stessi con i generatori. Prima 20 litri di carburante costavano 20mila lire, oggi 320mila e questo ha un impatto enorme sui bilanci. 

Che valore ha l’educazione cattolica in una nazione complessa sul piano etnico e confessionale?
In Libano abbiamo oltre un milione di studenti. Quest’anno sono 250mila quelli che frequentano le scuole statali, meno del 30%. Gli altri 800mila circa vanno nelle strutture private (il 70%) e noi, come realtà cattoliche, accogliamo attorno ai 200mila studenti in 330 istituti di vari ordini e grado sparse sul territorio. Di queste, 90 sono semi-gratuite: lo Stato versa un milione di lire all’anno per contribuire alle spese, il restante milione viene versato come retta dai genitori. Tuttavia, oggi due milioni non sono sufficienti… servono 10 milioni e i fondi non bastano. Il problema non è la qualità educativa, ma il poter continuare. Ciononostante, il primo settembre siamo riusciti ad iniziare l’anno scolastico dopo le chiusure imposte dalla pandemia di Covid-19. La sfida è continuare. 

La Chiesa libanese insiste sulla salvaguardia degli istituti. Perché sono così importanti?
La missione della Chiesa nell’istruzione è iniziata nel 1736, col grande concilio libanese tenuto nel convento di Louaizé. Da quel momento diversi ordini, occidentali e orientali, dai gesuiti ai francescani si sono impegnati in questa missione educativa. Uno sforzo che precede la nascita dello Stato libanese [l’indipendenza è del 1943, ndr] e continua ancora oggi, grazie all’opera di circa 60 congregazioni cattoliche attive nel settore, fra cui i marianiti, i maroniti, gli antoniani. 

Nel tempo gli istituti hanno favorito anche il dialogo e l’integrazione islamo-cristiana?
Certo, la scuola cattolica è uno spazio comune per tutti i libanesi! Il 27% dei nostri studenti sono musulmani, quindi la nostra è anche una missione sociale, non solo educativa, al servizio di tutto il Paese. Per fare un esempio: in una scuola nel sud, gestita dalle suore antoniane maronite a Nabatiye, il 95% degli oltre duemila studenti è musulmano. Essa offre una missione a livello dello Stato, perché al suo interno favorisce lo scambio fra cristiani e musulmani. In un’altra nella Bekaa, delle suore di don Bosco, più del 70% sono musulmani perché è una zona a maggioranza islamica. Abbiamo il compito di salvaguardare queste strutture, soprattutto quelle di frontiera, perché assicurano la presenza cristiana e sono essenziali nel contrastare il fenomeno della migrazione. 

Come vivono famiglie e studenti questa situazione?
Sta emergendo con forza il fenomeno dell’abbandono scolastico, perché molti giovani hanno perso la speranza. Vanno alla ricerca di un lavoro per aiutare le famiglie in difficoltà, ritengono che studiare non serva… un sentimento nuovo e strano! Qui si gioca il futuro del Libano: a causa del coronavirus ci siamo fermati per quasi due anni, ma ora il ritorno in presenza ha dato nuova linfa. Bisogna affrontare la crisi economica, vero ostacolo e sfida più grande per le generazioni a venire. 

AsiaNews intende promuovere una campagna di aiuti per le scuole cattoliche libanesi: vuole lanciare un appello all’adesione?
Noi libanesi siamo molto legati all’educazione, al valore che hanno acquisito nel tempo i nostri istituti. Chiediamo a chiunque sia in grado, di aiutarci a superare questo momento che non durerà per sempre. Proteggere le nostre scuole, vuol dire anche sostenere la nostra missione. Servono fondi per gli stipendi degli insegnanti, per permettere loro di vivere in dignità, e risorse per coprire i costi, dal carburante al materiale scolastico. 

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