03/06/2015, 00.00
IRAQ
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La coalizione contro lo SI dichiara “determinazione” a vincere, ma il premier iracheno parla di “fallimento”

Sottosegretario di Stato Usa, la coalizione ha realizzato “reali guadagni”, dal momento che lo Stato islamico dall’inizio dei raid aerei ha perso il 25 per cento del territorio. Al-Abadi, spiegatemi perché ormai gli “stranieri” presenti nelle file dello SI sono più degli iracheni. Presidente iraniano, alcuni Paesi hanno dato sostegno ai gruppi contro Assad, ma il terrorismo si è rivoltato contro di loro.

Parigi (AsiaNews/Agenzie) – La coalizione a guida americana che combatte lo Stato islamico approva la strategia indicata dall’Iraq per la riconquista di Ramadi, riafferma la sua volontà e il suo impegno per vincere la guerra contro gli estremisti, chiede a Baghdad uno sforzo anche politico per coinvolgere le tribù sunnite, e non solo i gruppi sciiti, nel conflitto.

Sono le conclusioni ufficiali dell’incontro svoltosi ieri a Parigi tra i rappresentanti della ventina di Stati e organizzazioni internazionali in lotta contro lo SI. Ad esse va aggiunta una dichiarazione resa oggi dal sottosegretario di Stato Usa, Anthony Blinken, per il quale la coalizione ha realizzato “reali guadagni”, dal momento che lo Stato islamico dall’inizio dei raid aerei ha perso il 25 per cento del territorio che controllava e 10mila combattenti, uccisi dai bombardamenti.

Al di là di tali affermazioni, e della “determinazione totale”  dichiarata da Blinken per vincere una guerra che egli stesso prevede “di lunga durata”, resta centrale quanto affermato dal premier iracheno Haider al-Abadi che ha parlato della perdita di Ramadi come di un “fallimento” della comunità internazionale.

Abadi, in particolare, ha puntato il dito contro la massiccia presenza tra le fila jihadiste di combattenti venuti da Paesi arabi e Occidente e sulla necessità dell’esercito iracheno di avere armi in maggior quantità e più moderne. “Noi – ha detto in proposito – non chiediamo armi, ma la possibilità di procurarcele”. La difficoltà, ha spiegato, è che i principali fornitori dell’Iraq sono Russia e Iran, entrambe colpiti da sanzioni occidentali che impediscono gli acquisti.

La comunità internazionale, inoltre, deve spiegare “perché così tanti terroristi vengono da Arabia Saudita, dal Golfo, dall’Egitto, dalla Siria, dalla Turchia e dai Paesi europei”. Al punto che, ha sostenuto, ormai gli “stranieri” presenti nelle file dello SI sono più degli iracheni.

Un’accusa contro l’Occidente e i Paesi arabi è venuta anche dal presidente iraniano Hassan Rouhani. Secondo Teheran, che non fa parte della coalizione contro lo Stato islamico, “alcuni Paesi” che hanno dato sostegno ai movimenti ribelli contra il governo di Damasco “purtroppo  hanno sbagliato i calcoli e i gruppi terroristici che avrebbero dovuto essere un mezzo per raggiungere i loro obiettivi, prima o poi stanno divenendo una piaga che colpisce loro stessi”.

 

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