18/08/2025, 11.55
MYANMAR
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La giunta birmana annuncia le date del voto per un Paese in ‘condizioni disperate’

Il 28 dicembre si aprirà la contestata tornata elettorale, che proseguirà in più fasi entro il gennaio successivo. Al momento 55 i partiti registrati, nove dei quali intendono competere a livello nazionale. Critiche ong e comunità internazionale, mentre Pechino vuole la stabilizzazione. Cresce l’emergenza umanitaria, in particolare nello Stato Rakhine. Wfp: mancano risorse. 

Yangon (AsiaNews) - La giunta militare birmana, a quattro anni dalla presa del potere dopo aver cacciato il governo civile guidato da Aung San Suu Kyi nel febbraio 2021, ha comunicato oggi la data di inizio delle prime elezioni generali, in programma per il 28 dicembre prossimo. Una tornata elettorale che si terrà in più fasi ed è già stata oggetto di durissime critiche di ong internazionali e governi occidentali, che parlano di voto farsa usato solo per rafforzare il dominio dell’esercito golpista sulla nazione. Da tempo la nazione del Sud-est asiatico è martoriata da una durissima guerra civile, cui si sommano crisi etnico-religiose a partire dall’emergenza Rohingya, che hanno gravissima crisi alimentare equiparabile a quella di Gaza, pur passando sotto silenzio. 

I precedenti piani per tenere un’elezione sono stati ripetutamente ritardati dai militari col pretesto di contenere la rivolta di gruppi etnici armati o movimenti legati all’opposizione in esilio, che controllano parte del Paese. Secondo quanto riferiscono i media di Stato, vi sarebbero almeno 55 partiti già registrati in vista della tornata elettorale, nove di quali intendono competere per i seggi a livello nazionale. Le date per le fasi successive del voto, che le autorità prevedono di tenere a dicembre e gennaio per motivi di sicurezza, saranno annunciate in un secondo momento come precisa la Commissione elettorale dell’Unione del Myanmar.

“La prima fase delle elezioni generali democratiche multipartitiche per ciascun Parlamento inizierà domenica 28 dicembre 2025” ha affermato in una nota la commissione, per poi aggiungere che “le dati per le fasi successive saranno annunciate in seguito”. Analisti ed esperti sottolineano che con gran parte del Myanmar sotto il controllo dell’opposizione e in stato di guerra, indire le elezioni è un formidabile esercizio logistico per i vertici militari. Tuttavia, il leader della giunta Min Aung Hlaing, che ha guidato il catastrofico colpo di Stato, ha affermato che il voto deve andare avanti e ha minacciato una severa punizione per chiunque critichi o ostacoli le elezioni.

La Lega nazionale per la democrazia (Nld), guidata da Aung San Suu Kyi, che ha vinto con ampio margine le due tornate elettorali precedenti il golpe, non potrà partecipare al voto. Le elezioni pianificate sono state ampiamente respinte dalla comunità internazionale, ma hanno il sostegno del vicino più potente, la Cina, che punta alla stabilità del Mynmar come un interesse strategico vitale. Di contro, i critici ritengono che la giunta utilizzerà le elezioni per mantenere il potere attraverso i partiti politici per procura. Tom Andrews, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti in Myanmar, aveva accusato a giugno la giunta di progettare un “miraggio di esercizio elettorale” per darsi una parvenza di legittimità.

Migliaia di persone sono state uccise in tutto il Myanmar dopo il colpo di Stato, che ha distrutto l’economia in gran parte del paese e ha lasciato un vuoto umanitario. A questo si aggiunge il devastante terremoto del marzo scorso e dai tagli ai finanziamenti internazionali, che hanno lasciato il Paese e gran parte dei suoi abitanti in condizioni disperate. La situazione è di particolare gravità nello Stato occidentale di Rakhine, fra i più devastati dalla guerra e teatro dell’emergenza Rohingya, con il Programma alimentare mondiale (Wfp) che lancia un appello urgente per maggiori donazioni per evitare un “disastro”. Fra gli sfollati vi sono anche 140mila membri della minoranza musulmana che vivono nei campi da quando sono fuggiti dai loro villaggi teatro di combattimenti nel 2012. Il blocco e l’isolamento imposto dai militari rendono inoltre il quadro peggiore rispetto a molte altre aree della nazione. Il Wfp riporta un calo del 60% dei finanziamenti a livello globale quest’anno rispetto al 2024 e afferma di poter nutrire solo il 20% di quanti nel Paese affrontano una grave insicurezza alimentare. “Le persone sono intrappolate in un circolo vizioso - tagliate dal conflitto, private dei mezzi di sussistenza e lasciate senza rete di sicurezza umanitari” ha sottolineato Michael Dunford, rappresentante Wfp in Myanmar.

Di recente la giunta ha infine siglato un contratto con la società di lobbying DCI Group con sede a Washington del valore di tre milioni di dollari, che intende anche facilitare la ricostruzione dei rapporti con gli Stati Uniti. E per i militari stessi, di ottenere legittimità internazionale nel mezzo di una guerra civile. Il contratto, firmato il 31 luglio 2025, ha coinciso con la formazione della Commissione per la sicurezza e la pace dello Stato (Nspc) da parte del generale Min Aung Hlaing, trasferendo nominalmente il potere a un governo ad interim guidato dai civili prima del voto. In realtà lo stesso Min Aung Hlaing mantiene il controllo sia come presidente ad interim che come comandante in capo delle forze armate.

L’accordo è stato firmato dagli amministratori di DCI Justin Peterson e Brian McCabe, entrambi ex funzionari dell’amministrazione del presidente Usa Donald Trump. Il gruppo ha una storia controversa col Myanmar, avendo lavorato per la giunta militare nei primi anni 2000 sotto l’ex capo dell'intelligence Khin Nyunt fino alla sua cacciata nel 2004. Il portafoglio clienti comprende governi autoritari l’Azerbaigian e società russe sanzionate in passato. Nell’ambito del deposito del Foreign Agents Registration Act, DCI Group fornirà “servizi di affari pubblici” incentrati sulla “ricostruzione delle relazioni tra la Repubblica dell’Unione del Myanmar e gli Stati Uniti, con particolare attenzione a commercio, risorse naturali e aiuti umanitari”. L’accordo di lobbying segue la controversa decisione dell’amministrazione Trump a luglio di revocare le sanzioni su diversi alleati della giunta del Myanmar, tra cui commercianti di armi e imprese legate all’esercito.

(Ha collaborato Gregory)

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