04/08/2025, 13.04
MYANMAR
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La giunta militare birmana cambia nome, ma la repressione continua

di Gregory

Il generale Min Aung Hlaing ha lanciato la “Commissione nazionale per la sicurezza e la pace” e allo stesso tempo ha imposto la legge marziale in decine di municipalità, che si aggiunge alle minacce di pena di morte per chi boicotterà le prossime elezioni. I cittadini hanno ricevuto messaggi in chi si chiede la resa armata e la partecipazione alle votazioni.

Yangon (AsiaNews) - La giunta militare del Myanmar ha annunciato che opererà sotto un nuovo nome: la "Commissione nazionale per la sicurezza e la pace" (NSPC), una mossa criticata come un tentativo di mascherare l’autoritarismo. Il cambiamento arriva dopo la revoca dello stato di emergenza il 31 luglio, a cui però è seguita l’immediata imposizione della legge marziale in 63 municipalità. 

Il capo della giunta golpista, il generale Min Aung Hlaing, mantiene il pieno controllo sul governo tramite la presidenza della NSPC ma ha nominato un suo fedelissimo, U Nyo Saw, come nuovo primo ministro. Gli osservatori sottolineano che la NSPC è composta dalle stesse figure militari responsabili del colpo di stato del 2021 e delle successive violente repressioni. Metà dei 10 membri della nuova Commissione provengono infatti dal Consiglio di amministrazione statale (SAC), il nome che si erano dati i militari dopo il golpe nel tentativo di ottenere credibilità.

Si tratta di un rimescolamento di nomi che è stato condannato come una "finta riforma" per guadagnare tempo in vista delle elezioni previste per dicembre 2025, un voto che non sarà né libero né equo, ma che secondo Min Aung Hlaing rientra nella “seconda fase” del suo governo. Il generale è stato inoltre criticato per aver in un primo momento omesso il ministero dell’Istruzione, poi assegnato (senza portafoglio) a Chaw Chaw Sein, vice rettrice dell’Università di lingue straniere di Yangon e già direttrice generale del Dipartimento di ricerca e valutazione del dicastero.

Il rebranding arriva anche in un momento in cui l’esercito continua ad affrontare la resistenza armata su più fronti. Scontri feroci con le Forze di difesa del popolo (PDF) e i gruppi etnici armati si sono intensificati negli Stati di Sagaing, Chin, Rakhine, Shan, Kachin e Kayah. A poche ore dalla fine dello stato di emergenza, il regime di Min Aung Hlaing ha dichiarato nuove zone di legge marziale, in cui i residenti hanno segnalato un aumento della repressione della sicurezza, arresti di massa, violenze e il reclutamento forzato. Per coloro che si opporranno al processo elettorale sono state introdotte nuove sanzioni, inclusa la pena di morte. 

Il 30 luglio, inoltre, la giunta birmana ha inviato SMS a tutti i cittadini, chiedendo ai combattenti della resistenza di arrendersi e partecipare alle elezioni. Il messaggio, arrivato ai clienti di Atom e Ooredoo, due dei principali operatori di telefonia mobile in Myanmar, conteneva anche un link che portava a un annuncio del ministero dell’Informazione. Nella comunicazione si denuncia il Governo di unità nazionale (NUG), composto da ex deputati in esilio, di incitamento alla ribellione armata. 

Le Nazioni unite, attraverso il Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Myanmar, Tom Andrews, hanno espresso preoccupazione per la continua militarizzazione del governo e la soppressione delle libertà civili: “Cambiare il nome dell'organo di governo, pur mantenendo la legge marziale e le violazioni dei diritti umani, non ripristinerà la fiducia o la legittimità", ha dichiarato il relatore. Anche i membri dell'ASEAN e i governi occidentali hanno ribadito la richiesta di un dialogo politico inclusivo e del rilascio immediato dei prigionieri politici.

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