02/02/2016, 12.06
LIBANO – USA
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La guarigione di una cieca diffonde anche negli Usa la fama di san Charbel

di Fady Noun

Un miracolo avvenuto a Phoenix, in Arizona, attribuito all’intercessione dell’eremita di Annaya, in Libano. Dafné Gutierrez il giorno dopo aver visitato una reliquia del santo si sveglia con un forte prurito agli occhi e la sensazione di una forte pressione sulla testa e sulle orbite e alla luce diffusa di una lampada da comodino, grida stupita al marito: “posso vederti, posso vederti”.

Beirut (AsiaNews) – Sta facendo gridare al miracolo la guarigione di una donna cieca, a Phoenix, in Arizona, attribuita all’intercessione di san Charbel Makhlouf. La fama di taumaturgo dell’eremita di Annaya, in Libano (8 maggio 1828 – 24 dicembre 1898) si sta diffondendo in tutto i mondo e, comunque, là dove dove la sorte ha portato i maroniti, disseminati ovunque dalla loro tormentata storia.

La città di Phoenix è testimone di uno di questi stupefacenti prodigi dei quali san Charbel ha il segreto: la guarigione di una donna ispano-americana, Dafné Gutierrez (30 anni), madre di tre figli, resa completamente cieca dalla malformazione di Arnold Chiari.

Phoenix è una città ove è presente una forte colonia di origine libanese, essenzialmente maronita. La locale chiesa maronita è dedicata a san Giuseppe e le messe sono celebrate in tre lingue: arabo, spagnolo e inglese. La chiesa di san Giuseppe è una delle 36 parrocchie maronite degli Stati Uniti, suddivise nelle due grandi diocesi di New York e Los Angeles.

La reliquia di san Charbel, che dal 2015 sta facendo il giro di tali parrocchie, consiste in un frammento osseo conservato in una teca di legno di cedro. Il parroco della chiesa di san Giuseppe, Wissam Akiki, aveva dato la maggiore diffusione possibile alla notizia della visita di durata relativamente breve (15-17 gennaio 2016) che la reliquia avrebbe compiuto nella sua parrocchia, in occasione di un ritiro sacerdotale con il vescovo maronita di Los Angeles, mons. Élias Abdallah Zeidane.

Dafné Gutierrez (nella foto, alla quale la malformazione di Arnold Chiari era stata diagnosticata a 13 anni, aveva sviluppato, nel corso degli anni, un edema papillare alla fine del nervo ottico. Un intervento chirurgico per correggere la malformazione si era rivelato inutile. Nell’autunno 2014 aveva perso l’uso dell’occhio sinistro, che si era progressivamente indebolito dall’anno precedente. Nel novembre 2015 l’occhio destro si era spento a sua volta, sprofondandola in una notte totale che non le permetteva di vedere neppure un raggio di sole fissato direttamente. Un rapporto medico affermava che la sua cecità era irreversibile e richiedeva una assistenza sanitaria permanente. La donna stava pensando anche a ritirarsi in un istituto per ciechi, per non essere di peso alla sua famiglia.

Nel weekend del 16-17 ottobre, attirati dai manifesti di padre Wissam, dei vicini l’incoraggiarono a chiedere la guarigione. Accompagnata da uno di loro, si presenta il 16 gennaio. “Ho posto la mia mano sulla sua testa e poi sugli occhi e ho chiesto a Dio di guarirla, con l’intercessione di san Charbel”, racconta sobriamente il sacerdote. La domenica, Dafné e la sua famiglia assistono alla messa e poi tornano a casa. E’ la mattina del 18 che arriva la guarigione inspiegabile. Verso le 5 del mattino, la miracolata si sveglia con un forte prurito agli occhi e la sensazione di una forte pressione sulla testa e sulle orbite. Sveglia suo marito che avverte come un forte odore di bruciato nella stanza. Accende la luce, ma la spegne subito su richiesta della sua sposa, molto disturbata. Ma alla luce diffusa di una lampada da comodino, la donna gli annuncia, stupita, di poterlo vedere. “Posso vederti, posso vederti con tutti e due gli occhi”, grida. Contemporaneamente Dafné sente una forte pressione sulla testa e sugli occhi, come se si stesse riprendendo da una operazione. Porta la mano alla testa, sul lato destro, come se ci fosse una ferita. Si può immaginare il seguito. “Non riuscivo a crederci, non volevo più chiudere gli occhi”, racconta la miracolata. “I miei figli gridavano mamma può vedere, Dio ha guarito mamma!”.

Tre giorni dopo, un esame oftalmico costata la guarigione. Ad oggi, cinque medici hanno esaminato Dafné, compreso un oculista di origine libanese, il dottor Jimmy Saadé. La guarigione sfida qualsiasi spiegazione scientifica. Secondo il suo medico, in 40 anni di esercizio non era stato registrato alcun esempio di una guarigione di questo tipo. “No way! No way!” non smetteva di ripetere, leggendo il referto che aveva di fronte. Il bulbo oculare, precisa il referto, non presenta alcuna traccia dell’edema. Per scrupolo professionale si sta realizzando un dossier sanitario completo per analizzare meglio il caso e documentare solidamente il carattere inspiegabile di una guarigione molto recente. Il problema, così facendo, è di verificare se il prodigio comprende anche la corezione della malformazione all’origine della cecità, come suggerisce la sensazione di una pressione sulle testa avvertita da Dafé, “come se lei si stesse riprendendo da un intervento”.

Ma la fede popolare no si preoccupa da questi scrupoli. La notizia della guarigione di una donna cieca si è sparsa ovunque a Phoenix e ha aperto i notiziari delle catene televisive regionali americane e messicane. In conseguenza, migliaia di visitatori hanno cominciato ad affluire alla chiesa di san Giuseppe, il parroco della quale ha saggiamente deciso di fissare al 22 di ogni mese una giornata di intercessione speciale, come si fa ad Annaya dopo la stupefacente guarigione di Nouhad Chami, avvenuta il 22 gennaio 1993.

Da parte sua, dopo aver percorso gli Stati Uniti, il reliquario di san Charbel è stato portato alla diocesi maronita di Nostra Signora del Libano, a Los Angeles, dopo le ultime due tappe a Detroit, dove anche la comunità caldea ha voluto rendergli onore, e a Miami.

 

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