17/10/2025, 08.45
KIRGHIZISTAN
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La poligamia in Kirghizistan

di Vladimir Rozanskij

A giugno i deputati di Biškek - con una decisione tenuta nascosta per due mesi - avevano depenalizzato il reato dei matrimoni con più mogli. Alla riapertura del parlamento il presidente Žaparov ha rinviato all'esame il provvedimento definendolo umiliante. Ma la poligamia rimane una pratica tutt'altro che rara, con unioni registrate solo in moschea anche da parte di personaggi in vista.

Biškek (AsiaNews) - Negli ultimi mesi si è molto dibattuto in Kirghizistan sulla possibile legalizzazione della poligamia, dopo che a giugno, prima di chiudere per le vacanze estive, i deputati del Žogorku Keneš avevano approvato un pacchetto di modifiche al Codice penale, tra le quali vi era l’annullamento della responsabilità per le mogli aggiuntive. Questa decisione era stata resa nota soltanto due mesi più tardi, quando il presidente Sadyr Žaparov ha rinviato il progetto di legge alla riapertura del parlamento, dichiarando che “la poligamia umilia le donne e viola i diritti dei bambini”. La vicenda ha provocato reazioni molto passionali, essendo un tema ricorrente in tutta l’Asia centrale dove la pratica della “seconda moglie” è ancora molto diffusa, nonostante i divieti formali.

Anche la procura generale e il garante per i diritti umani hanno contestato l’annullamento della pena per poligamia, insieme a diverse altre istituzioni statali e strutture sociali. I deputati hanno tentato di giustificarsi, affermando che la questione in realtà non era stata discussa in parlamento, e la modifica era “apparsa” nel documento dopo la votazione. Rimane per ora quindi in vigore l’art. 176 del Codice, secondo cui la convivenza con due o più mogli “sotto l’unica responsabilità economica del marito” prevede multe e condanne a lavori sociali.

La poligamia rimane comunque una pratica tutt’altro che rara in Kirghizistan, anche in famiglie di personalità molto note. Nel 2017 l’allora Gran Muftì del Paese, Čubak Žalilov, aveva riconosciuto pubblicamente di aver preso una seconda moglie, e anche l’uomo d’affari Askar Salymbekov aveva parlato del suo doppio matrimonio, come l’ex-garante per i diritti, Tursunbaj Bakir uulu, il quale affermava che “se la moglie è malata o non è in grado di fare figli, non c’è bisogno di divorziare, ma con il suo consenso se ne può prendere una seconda che non sarà soltanto una moglie, ma diventerà la sorella della prima”.

Ogni tanto vengono alla luce situazioni simili anche tra i politici, come l’ex-presidente Kurmanbek Bakiev, che durante il suo mandato del 2005-2010 era sposato ufficialmente con la first lady Tatiana Bakieva che lo accompagnava in tutti gli incontri ufficiali, mentre i figli erano affidati alla “seconda consorte” Nuzgul Tolomuševa, con la quale dopo il rovesciamento del suo regime è fuggito in Bielorussia, dove si trova tuttora. Sulla base di queste tendenze anche molto altolocate, le infrazioni alla regola del matrimonio unico di solito non vengono denunciate alla polizia “neanche dalle prime e seconde mogli nei confronti delle successive”, come affermano gli attivisti per i diritti umani, e non si ricordano casi eclatanti di punizioni per l’art. 176. Eppure, secondo Mukhajo Abduraupova, attivista di Oš, decine di donne chiedono privatamente aiuto per affrontare l’insopportabile convivenza poligamica.

Come racconta Mukhajo, “l’uomo si diverte con una moglie e poi con l’altra, tenendo a suo nome tutte le proprietà e celebrando i matrimoni musulmani in moschea, negando poi alla polizia l’esistenza di più matrimoni e riparandosi dietro i rituali religiosi. Le mogli ‘precedenti’ vengono spesso emarginate e subiscono umiliazioni in famiglia, e spesso vengono lasciate in condizioni di miseria assoluta”. Ovviamente non esistono statistiche ufficiali sulla diffusione del fenomeno della poligamia in tutta l’Asia centrale, dove tutti i cinque Paesi de jure riconoscono un unico matrimonio, quello registrato dagli uffici anagrafici comunali. Le successive “unioni” vengono benedette con il nikah musulmano, che non ha valore legale, ma se ne calcolano comunque diverse migliaia in ogni Paese centrasiatico.

Spesso i matrimoni plurimi sono effetti generati dalla migrazione lavorativa, con mogli conviventi nei due o più Paesi dove il marito si reca per mantenerle tutte quante (quando ci riesce) insieme ai loro figli, che per questo sono privati di molti diritti. Le mogli ufficiali spesso sopportano queste situazioni per non perdere lo status sociale, perché il divorzio avrebbe come conseguenza una totale emarginazione, con gravi problemi di sussistenza.

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